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Premio“giuseppe mazzotti”

Premiata l’alpinista bergamasca Nives Meroi “signora degli ottomila”

Nives Meroi, alpinista bergamasca d’origine ma friulana d’adozione, e “signora degli ottomila” che quest’anno celebra 40 anni di scalate assieme al marito e compagno di corda Romano Benet, con il quale forma la prima coppia al mondo ad aver scalato in cordata tutti i quattordici 8 mila metri, senza ossigeno e climbing sherpa, insieme, un passo dopo l’altro.

Nel corso della cerimonia finale della XXXVII edizione del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” sabato 16 novembre al Parco Gambrinus di San Polo di Piave, Treviso, è stato assegnato il Premio Honoris Causa a Nives Meroi, alpinista bergamasca d’origine ma friulana d’adozione, e “signora degli ottomila” che quest’anno celebra 40 anni di scalate assieme al marito e compagno di corda Romano Benet, con il quale forma la prima coppia al mondo ad aver scalato in cordata tutti i quattordici 8 mila metri, senza ossigeno e climbing sherpa, insieme, un passo dopo l’altro.

Il prestigioso concorso “per libri di montagna, alpinismo, esplorazione – viaggi, ecologia e paesaggio, artigianato di tradizione e Finestra sulle Venezie sulla civiltà veneta” dedicato alla figura e all’opera di Giuseppe Mazzotti, eclettico intellettuale trevigiano (scrittore, alpinista, gastronomo, salvatore delle ville venete, per molti anni consigliere del Touring Club Italiano), ogni anno identifica accanto ai tre vincitori anche un personaggio che con la sua vita e la sua opera abbia saputo portare avanti i valori di Giuseppe Mazzotti. Quest’anno è stata identificata come vincitrice Nives Meroi, per il suo alpinismo genuino e “pulito” (lei e il marito da sempre riportano al campo base ogni più piccolo rifiuto), per il suo concepire il raggiungimento della vetta non come una sfida vinta, ma come un modo per ricongiungersi con la natura più autentica.

Nives Meroi nel 2003 è stata la prima donna in assoluto a scalare tre ottomila (Gasherbrum II, Gasherbrum I, Broad Peak), in soli venti giorni (la sua fu la seconda cordata al mondo a realizzare l’impresa). Col tempo il loro amore per la montagna li ha spinti ad esplorare orizzonti sempre più lontani, a spingersi dove l’aria è rarefatta e, come dice Nives, dove “Ogni passo diventa uno sforzo di volontà”. Il loro è un alpinismo leggero e pulito, senza l’ausilio di bombole d’ossigeno, climbing sherpa e campi prefissati. Sono quattordici i Giganti della Terra che Nives e Romano hanno salito fino ad ora. L’11 maggio 2017 hanno infatti toccato la cima dell’Annapurna (8.091 metri).

Meroi e Benet vivono l’alpinismo come stile di vita e per loro sono forza di volontà, passione e umiltà i valori che portano al successo, mentre ogni sconfitta alimenta la voglia di ricominciare. Perché a Nives, più che il risultato, è sempre interessata l’esperienza e l’esplorazione di se stessi in contesti diversi. “Il gusto della scoperta – ricorda – non è un piacere ormai perduto: basta girare l’angolo per vedere l’altra faccia, quella nascosta e dimenticata della montagna”.

Non solo, per Nives la cima è donna: “Sono solo un’alpinista, però con l’apostrofo. L’apostrofo è la mia bandierina di donna che faccio sventolare lassù. Quando arrivo in cima io so di provare qualcosa che nessun altro può. Lassù (…) sono Madre Natura che visita l’ultimo gradino sotto al cielo. Lassù so che il mondo è di genere femminile. La cima per me è il punto di congiunzione con tutto il femminile della natura”.

All’inizio del 2019 è stato pubblicato il suo libro “Il volo del corvo timido” (Rizzoli Editore), in cui racconta l’ascensione dell’Annapurna, una montagna difficile che per lei e per Romano Benet segna la conclusione di una fatica durata vent’anni.

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