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La testimonianza

Il collega che ha trovato Bruna morta: “L’ho vista a terra immobile, ferita al collo”

Giacinto Corali, capo dell'ufficio tecnico, l'ha notata riversa sul pavimento: "Ogni giorno portava a lavoro un fiore e lo appoggiava sulla scrivania"

A scandire la routine di Bruna Calegari non c’erano solo i viaggi in bicicletta, dalla casa in via Madonna della Neve al municipio di Zandobbio. “Ogni giorno, sul posto di lavoro, portava un fiore che appoggiava sulla scrivania, soprattutto rose – svela Giacinto Corali, responsabile dell’ufficio tecnico dove giovedì pomeriggio è stato ritrovato il corpo senza vita della 59enne -. Bruna era una donna positiva, forse un pizzico riservata ma una collega d’oro: preparata e instancabile”.

Il primo a notarla riversa a terra è stato proprio Corali, 51 anni, geometra con alle spalle diverse esperienze nei comuni della Val Cavallina. Erano più o meno le 13 quando alcuni colleghi hanno udito un tonfo provenire dalla sua stanza, al primo piano del palazzo comunale di piazza Monumento. Al momento nessuno ha dato importanza a quel rumore, pensando ad un faldone caduto a terra; così come al fatto che la signora Calegari stesse tardando: vederla al lavoro qualche ora più del dovuto non era così insolito.

Corali, giovedì, avrebbe dovuto cominciare il turno alle 14. “Quando sono arrivato non l’ho vista seduta alla scrivania. Ho pensato che potesse essere in bagno, o che forse si era allontanata per un altro motivo – spiega rivivendo quegli attimi -. Sono poi entrato e l’ho vista a terra, con la faccia rivolta verso il pavimento. Ho notato del sangue che le usciva dal collo, vicino c’era anche una scaletta”. A quel punto Corali è sceso per allertare i soccorsi: “Bruna non sta bene! Chiamate l’ambulanza – ha detto -. Lavoravamo insieme da undici anni, non riesco a capacitarmi per quanto successo. Ho ancora lo stomaco sottosopra”.

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Gli inquirenti, al momento, non si sbilanciano in attesa dell’esame autoptico fissato dalla Procura per martedì mattina. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri aprirà formalmente un fascicolo per omicidio, ma a prevalare è sempre la pista di un tragico (per quanto assurdo) incidente. La donna, sposata, madre di quattro figli e nonna di tre nipoti, presentava due ferite da forbici sul petto, di cui una profonda all’altezza del cuore. Un’altra ancora più superficiale al collo: potrebbe essersele procurate accidentalmente, cadendo dalla scaletta a due gradini rinvenuta dai colleghi, forse a causa di un malore improvviso; oppure potrebbe essere stata ferita volontariamente da qualcuno, anche se evidenti segni di colluttazione non ce ne sono. Un’eventualità – quest’ultima – alla quale nessuno in paese vuol credere, considerato il carattere mite ed equilibrato della signora (“non aveva nemici perché non si poteva volerle male” assicura il sindaco Mariangela Antonioli).

Venerdì mattina don Mario Grigis l’ha ricordata durante la messa: “Quando penso alla signora Calegari la immagino in sella alla bicicletta pedalare verso il municipio – commenta -. A parte qualche scambio di battute non la conoscevo bene, i fedeli parlano di una donna semplice, disponibile e generosa con tutti”. Anche loro sono in attesa di capire cosa sia successo: “La nostra comunità – conclude il parroco – non può che essere scossa da una morte così improvvisa e apparentemente assurda”.

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