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Il concerto

Vinicio Capossela al Creberg: un inno tragicomico all’uomo vivo fotogallery

Una lezione di sana ironia: il cantautore ha portato sul palco la comicità, l'arma più potente di tutte, in cui gioia e dolore convivono perfettamente.

Viviamo come se potessimo esistere per sempre e dimentichiamo che ogni attimo è eterno, perché è unico, perché è l’ultimo. E anche se lo sappiamo benissimo, ci ostiniamo a ignorare il fatto che nulla è per sempre. Come sconfiggere, dunque, la fine di tutto senza essere dei codardi? Deridendola.

Quello andato in scena nella serata di venerdì 25 ottobre al Teatro Creberg di Bergamo, è stato lo “sfottò” meglio riuscito della storia nei confronti della peggiore carogna mai esistita: la morte.

Cavaliere coraggioso e strafottente è stato Vinicio Capossela, cantautore, polistrumentista e scrittore a Bergamo per “Ballate per uomini e bestie”, tour che prende il nome dalla sua ultima fatica. Pubblicato il 17 maggio 2019, “Ballate per uomini e bestie” è un gioiello di folklore, primordiali emozioni e istinti. Uno dei lavori meglio riusciti di Capossela, vincitore del premio Targa Tenco, come miglior album in assoluto.

Più di due ore di uno spettacolo in cui tutti i sensi sono stati toccati e stravolti. Il palco è stato trasformato in un’arena di colori e immagini i musicisti (Alessandro Asso Stefana-chitarre, Niccolò Fornabaio-batteria, Andrea Lamacchia-contrabbasso, Raffaele Tiseo-violino e Giovannangelo De Gennaro-viella e aulofoni), creature mascherate, a metà tra uomini e bestie.

Con “Uro”, brano di apertura dell’ultimo album, è iniziato un viaggio nel tempo, dalle scritture rupestri fino ad oggi, in cui la storia non fa altro che ripetersi, a dimostrazione di una umanità più che prevedibile. La morte “un tabù che la nostra società del consumo evita perché non fa vendere” è derisa da Capossela con intelligenza e consapevolezza attraverso la celebrazione del macabro, quell’aspetto della vita che ci spaventa e ci affascina allo stesso tempo.

Travestito da scheletro e da altre strane creature mitologiche, il cantautore ha portato sul palco la comicità, l’arma più potente di tutte, in cui gioia e dolore convivono perfettamente. E con sottile ironia ha suonato, cantato, recitato e emozionato.

Cosa rimane alla fine di una risata amara? La speranza de “L’uomo vivo”, un inno alla più bella delle emozioni: la gioia, il concreto stato di soddisfazione.

Il concerto di Capossela al Creberg è stato una lezione di sana ironia, la compagna che non dovremmo mai abbandonare.

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