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Le indagini

Rogno, Hicham è stato ammazzato di botte: resta in carcere suo fratello

Venerdì autopsia sul cadavere del 34enne ritrovato col volto tumefatto e interrogatorio di Mohamed, che ha ammesso di avergli sferrato un pugno

È stato ammazzato di botte Hicham Mouhal, il 34enne marocchino rinvenuto privo di vita mercoledì mattina sul divano dell’appartamento di suo fratello in via Roma 19 a Rogno. È il risultato dell’autopsia effettuata venerdì all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo dal professor Matteo Marchesi. L’esame autoptico ha evidenziato la presenza di un politrauma nella zona del volto e del petto, compatibile con una serie di pugni ricevuti, che hanno causato il decesso alcune ore prima del ritrovamento.

Sempre venerdì, nel carcere di via Gleno, si è svolto l’interrogatorio di convalida del fermo di Mohamed, il fratello arrestato dai carabinieri di Bergamo alle 3.42 di mercoledì notte, dopo un lungo interrogatorio in cui erano emerse diverse contraddizioni. Il 37enne, difeso dall’avvocato Cristina Maccari, di fronte al giudice per le indagini preliminari Massimiliano Magliacani si è avvalso della facoltà di non rispondere.

L’uomo ha però fornito alcune dichiarazioni spontanee. Ha raccontato di un pugno, uno solo, rifilato a Hicham martedì sera durante una lite per la vetrina di un armadio che lui avrebbe rotto nel corso di una discussione telefonica, ma ha negato di averlo ucciso. Dai tabulati non risultano però chiamate della vittima in quelle ore e sul suo corpo non ci sono lesioni compatibili con l’urto contro un vetro.

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Al termine della deposizione il gip non ha convalidato il fermo perchè non c’è pericolo di fuga, nonostante il presunto colpevole abbia moglie e due figli in Marocco, ma ha disposto la misura cautelare del carcere per gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti.

Il pubblico ministero Antonio Pansa, al momento, gli contesta l’omicidio volontario e dovrebbe chiedere il giudizio immediato in virtù degli schiaccianti elementi raccolti.

Hicham Mouhal, con una corporatura esile, sarebbe stato ucciso con diversi cazzotti, verosimilmente sferrati dal fratello, ben più corpulento, che non ha riportato nemmeno un graffio. L’aggressione risale alla serata di martedì, intorno alle 22 secondo le testimonianze dei vicini che a quell’ora hanno udito alcune urla provenire dall’abitazione al terzo piano della palazzina, abitata da extracomunitari e piuttosto fatiscente. Dopodiché Mohamed ha cercato di ripulire la scena con degli stracci ed è andato a letto, lasciando il fratello ormai morto sul divano.

Da chiarire i motivi del litigio. Di sicuro l’alcol, tre litri di vino e varie birre consumati dai due nel corso della serata, oltre alla droga, hanno alterato la loro situazione. I fratelli erano conosciuti nella zona del Sebino come bevitori assidui e consumatori di sostanze stupefacenti, oltre che spacciatori. Partecipavano spesso anche a risse.

Era stato il padre, Ibrahia, 63 anni, residente in un appartamento nelle vicinanze, che mercoledì mattina, preoccupato perché aveva chiamato i figli senza ricevere risposta, era andato nella casa di Mohamed dove da qualche giorno abitava anche Hicham, nonostante tra loro i rapporti non erano idilliaci. Al suo arrivo aveva trovato il secondogenito riverso sul divano in soggiorno, con un rigurgito di vomito in bocca, il volto tumefatto e privo di vita.

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