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La visita a bergamo

Mattarella ai giovani: “Conoscenza, dialogo e solidarietà: chiave per superare ogni difficoltà” fotogallery

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in visita a Bergamo giovedì 24 ottobre ha parlato ai giovani all'auditorium del Seminario vescovile. Citando una massima di Kahlil Gibran: "'Nel cuore di ogni inverno c’è una primavera palpitante e dentro la cortina della notte si nasconde il sorriso dell’alba'. Quell’alba è dentro di noi. Sta a noi essere artefici del nostro futuro".

“Ogni scoperta, ogni conquista – sempre preziosa – deve essere finalizzata ad accrescere il patrimonio collettivo. La scienza deve essere amica del futuro dell’umanità e del pianeta”. Afferma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso ai giovani nell’auditorium del Seminario di Bergamo. Parla da uomo saggio ad una platea di giovani, rispondendo all’invito di Molte Fedi sotto lo stesso cielo e di BergamoScienza. Tratta di scienza dopo aver visitato il Kilometrorosso dove ha incontrato Silvio Garattini, scienziato e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, Alberto Bombassei, patron di Brembo; l’amministratore delegato di Italcementi, Roberto Callieri, e i due ricercatori Chiara Rossino e Piero Negro che gli hanno mostrato il cemento fotocatalitico “mangiasmog”.

La scienza al servizio dell’uomo. Un concetto che Mattarella rimarca spesso, giovedì 24 ottobre, in questa visita alla Bergamo dedita alla ricerca e alla tecnologia.

“La conoscenza, il dialogo, la solidarietà, sono la chiave per il superamento di ogni difficoltà – rimarca nel suo discorso -. A voi giovani qui così numerosi, a voi giovani che vi misurate con il sapere scientifico vorrei dire che la scienza e la ricerca, correttamente perseguite, sono intrinsecamente portatrici di democrazia, perché vivono della condivisione dei saperi, dello scambio. Non ammettono separazioni. Superano ogni confine. Vorrei dire anche che non dobbiamo smarrire mai la finalità di questa impresa, che è il bene comune: gli strumenti sono tramite per raggiungerlo, non sono essi stessi il fine”.

E le parole del Presidente Mattarella entrano in pieno dialogo con il discorso di Daniele Rocchetti, Molte Fedi Sotto lo Stesso Cielo, che aveva ringraziato il Capo dello Stato: “Grazie Presidente  Mattarella per ricordarci, ogni giorno, il contributo che può dare ognuno di noi per un’Italia più solidale e inclusiva”. E ancora le parole di benvenuto di Raffaella Ravasio, Presidente BergamoScienza: “Bisogna conosce il mondo per poterlo interpretare. Bisogna conoscere per essere liberi. Vogliamo una società che rimetta al centro l’educazione. La scienza è di tutti, senza barriere. Giovani, siate curiosi e non smettete di sognare”.

“La rivoluzione tecnologica – riprende Mattarella – ci ha regalato prodigiose conquiste in ogni campo di applicazione, traghettandoci in una nuova era, globale e connessa, che è ormai il vissuto delle giovani generazioni. Per me è una novità; per voi è la condizione vissuta. Un domani che è già nelle loro mani e del quale non dobbiamo avere timore: anzi, va affrontato con slancio propositivo a condizione di avere una visione larga del nostro cammino. Le epoche si sono succedute, le civiltà sono state spesso definite per un metallo, per una tecnologia, quella del bronzo, quella del ferro… potremmo dire che oggi siamo al silicio. Sullo sfondo abbiamo il dovere di perseguire una età dell’oro che vorremmo contraddistinta dalla pace, dalla giustizia, dallo sviluppo, dal rispetto della dignità delle persone e dei popoli. Siamo una umanità che vive una continua transizione tra vecchio e nuovo, secondo il succedersi delle generazioni, a confronto con le prove della storia e non abbiamo, in partenza, oggi come in passato, certezza dell’approdo. Che siano, oggi, le giovanissime generazioni a percepire più di altri la trasformazione epocale in corso, appare forse persino ovvio e, insieme, straordinario”.

Il Presidente della Repubblica cita la testimonianza della sedicenne Greta Thunberg e dei milioni di giovani scesi in piazza per salvaguardare il pianeta che ha spinto i Grandi della Terra ad interloquire su questo tema. Mattarella riprende la poesia “L’infinito” di Giacomo Leopardi nella quale si pone la questione di “Come abitare la natura in un mondo snaturato?”. Il Capo dello Stato mette in guardia: “Siamo, talvolta, preda della malattia della ‘opinabilità’, che riduce i fatti ad opinioni, contro ogni evidenza. Ha ragione Davide Floridi: la scienza, fortemente intrisa di umanità, deve accompagnare le scelte e riuscire a non esaurirsi nella mera affermazione della téchne. Scienza e sapienza tecnica possono, così, proiettarci verso traguardi più alti. E qui mi colpisce l’abbinamento fatto sul bordo del palcoscenico con libri e piante: è un abbinamento straordinario tra cultura e natura su cui riflettere molto. È un magnifico segnale”.

Ricorda gli esempi di grandi figure che hanno coniugato il sapere al bene comune dell’umanità, da Leonardo da Vinci a Galileo Galilei.
“La capacità di visione di questi uomini – Leonardo, Galileo, Leopardi – vissuti in epoche diverse, espressione delle culture del loro tempo, ma aperti al progresso, ci deve far riflettere sulla necessità di una conoscenza che non privilegi un approccio frammentario ma, piuttosto, sia in grado di tenere uniti tutti gli elementi che costituiscono la nostra condizione umana – annota Mattarella che si interroga: come è possibile, che in un tempo di opportunità così grandi, come mai avvenuto in passato, possano essere tollerate condizioni regressive che sembrano riportare parte dell’umanità in evi lontani? Dobbiamo sempre domandarci se sia abbastanza presente in noi la consapevolezza della responsabilità delle scelte che compiamo, per l’oggi, certamente, ma soprattutto per il futuro”.

“Siamo alla epifania dell’inveramento di ciò che viene definita l’Intelligenza artificiale, strumento da maneggiare con cura, frutto dell’esame di milioni di dati inseriti e della individuazione delle migliori risposte offerte nei diversi casi – sottolinea Mattarella -. Ma l’intelligenza non può essere disgiunta dalla coscienza e questa dal pensiero umano, che non migra dal supporto biologico del cervello di ciascuno di noi a un chip elettronico. Perché l’uomo moderno non può ignorare il problema dell’impatto dei sistemi intelligenti sul tessuto sociale, economico, culturale, e aggiungerei neurologico, dunque pienamente umano. Una nuova etica dell’intelligenza artificiale non può che rispondere ad un fondamentale principio: la macchina è uno strumento dell’uomo e sarà l’intelligenza umana sempre e comunque a dover governare e scegliere il proprio destino”.

“Occorre partire , o concludere, da una ferma convinzione, facendo nostra una massima di Kahlil Gibran: Nel cuore di ogni inverno c’è una primavera palpitante e dentro la cortina della notte si nasconde il sorriso dell’alba”. Quell’alba è dentro di noi. Sta a noi essere artefici del nostro futuro” conclude il Capo dello Stato.

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