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Tragedia di azzano

Morte di Luca e Matteo, per il Riesame è “volontaria” la manovra dell’investitore

Le motivazioni del Tribunale del Riesame, che accogliendo l'appello del pm ha ritenuto il carcere la misura cautelare adeguata per Matteo Scapin

Sono state rese note le motivazioni del Tribunale del Riesame che accogliendo l’appello del pubblico ministero Raffaella Latorraca ha ritenuto il carcere la misura cautelare adeguata per Matteo Scapin, riqualificando l’ipotesi di reato da omicidio stradale aggravato ad omicidio volontario.

Matteo Scapin è il 33enne di Curno che la notte del 4 agosto ha investito con la sua Mini Cooper Luca Carissimi e Matteo Ferrari, dopo una lite alla discoteca Setai di Orio al Serio. I due ragazzi, di soli 21 e 18 anni, a bordo di una Vespa, erano morti a 25 ore di distanza uno dall’altro dopo l’impatto sulla provinciale Cremasca ad Azzano San Paolo.

Lo scorso 14 agosto – dieci giorni dopo la tragedia – il giudice delle indagini preliminari aveva deciso di scarcerare Scapin, riqualificando in omicidio stradale l’accusa di omicidio volontario, ipotizzato invece dal pm. Il 33enne, interrogato, aveva spiegato di aver sentito un botto al lunotto posteriore (rotto verosimilmente da uno dei due giovani con un casco); al semaforo di essere stato preso dal panico e di aver accelerato per paura, non per investire i due che erano ripartiti appena prima di lui. Secondo il pm invece, guidando peraltro in stato di ebbrezza, anche se non avesse avuto l’obiettivo di uccidere, Scapin avrebbe dovuto tener conto delle possibili gravi conseguenze della sua accelerata in automobile.

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Una tesi che il Riesame, sulla base delle attuali evidenze probatorie, ha deciso di accogliere. Innanzitutto perché la ricostruzione della procura sarebbe supportata dalla testimonianze dei due amici delle vittime, che avevano raccontato la scena dell’inseguimento e che in moto si trovavano dietro un’auto che seguiva la Mini. Le versioni che hanno reso (subito dopo l’incidente alle 5 e alle 9 del mattino, oltre che nel giorno dei funerali) sono conformi e ritenute attendibili dal Riesame a differenza del gip, nonostante non abbiano parlato del lunotto rotto (complici il buio e la presenza della Polo tra loro e Scapin che avrebbe ‘chiuso’ la visuale sul vetro posteriore). Tra le altre cose, hanno detto di non aver mai visto i fanali posteriori della Mini accendersi in segno di frenata.

Testimonianze che non sembrano stridere con le immagini riprese dalle telecamere, considerate indicative non solo del momento dell’impatto: allo scoppio del lunotto si vedrebbe il 33enne alla guida della Mini (al suo fianco c’era anche la fidanzata) accelerare bruscamente lasciandosi il semaforo rosso alle spalle prima di sbandare a destra provocando l’incidente. Una manovra volontaria, per l’accusa: non necessariamente finalizzata a uccidere, ma effettuata tenendo conto delle possibili conseguenze, anche tragiche. I danni alla vettura, inoltre, sembrano più compatibili con un urto violento che con una collisione casuale.

Il Riesame, infine, reputa contraddittoria la versione fornita da Scapin. Nell’interrogatorio avrebbe detto di non aver realizzato quanto successo, di non ricordare l’impatto. I giudici si chiedono dunque perché, dopo aver guidato fino a Bergamo dal nonno, avesse telefonato ad un amico chiedendo informazioni su uno dei ragazzi coinvolti nello scontro. E perché avesse sentito anche la madre prima di avvertire il 112.

Al netto della decisione del Riesame, l’indagato non andrà subito in carcere. Gli avvocati Andrea Pezzotta e Riccardo Tropea impugneranno la decisione in Cassazione. Il tutto in attesa della relazione del perito del tribunale sulla ricostruzione dell’incidente che, ancora una volta, potrebbe ribaltare le prospettive attorno al caso. Novità sono attese entro il 26 dicembre.

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