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La recensione

“Gemini Man”: esperimento grafico molto bello, ma c’è poca sostanza

A 51 anni, l'esperto sicario Henry sente che è arrivato il momento di mettere da parte fucili e mirini e ritirarsi a (tristemente isolata) vita privata. Ma...

Titolo: Gemini Man

Regia: Ang Lee

Attori: Will Smith, Mary Elizabeth Winstead, Clive Owen, Benedict Wong, Ralph Brown

Durata: 117 minuti

Giudizio: ***

Henry Brogan, interpretato da Will Smith, è il sicario migliore in circolazione: da ormai 25 anni manda con successo i suoi saluti ai cattivi del mondo per conto della Defence Intelligence Agency. E l’unico momento in cui si sente davvero felice è quando è pancia a terra, con il dito appoggiato sul grilletto, pronto a far fuoco.

Ma ormai, a 51 anni, Henry sente che è arrivato il momento di mettere da parte fucili e mirini e ritirarsi a (tristemente isolata) vita privata. La DIA, tuttavia, non prende bene la notizia del suo pensionamento e, convinta che questo sia a conoscenza di qualcosa che non dovrebbe sapere, manda un sicario a uccidere lui e tutti coloro che cercano di proteggerlo.

Tuttavia, non è sufficiente un sicario qualunque. Ce ne vuole uno molto bravo, almeno quanto Henry. E così inizia l’inseguimento in giro per il mondo, tra sparatorie, bombe a mano e incredibili acrobazie in motocross. Ed è proprio durante uno di questi rocamboleschi inseguimenti (spesso poco credibili) che Henry lo vede. Vede il volto del sicario mandato ad ucciderlo. Ed è con sua grandissima sorpresa che si riconosce in lui. Letteralmente, è lui. Solo 25 anni più giovane.

Ebbene sì, Henry scopre che la DIA, anni prima, aveva acconsentito alla clonazione del suo dna. Così ora esiste una sua versione più giovane, addestrata ad uccidere e a non guardare in faccia a nessuno, nemmeno a se stesso.

Dunque Henry sarà costretto a fare ricorso all’esperienza, unica differenza tra i due, per poter affrontare il suo clone.

Non necessariamente il mio genere preferito, però si sa: Will Smith riesce a farsi piacere in ogni salsa. Ed è vero. Will è sempre bravo. È il contesto che lascia piuttosto perplessi.

Capisco l’idea di voler sperimentare con la tecnologia riprendendo a una frequenza di 120 frame al secondo, quando quella tradizionale è di 24. Il risultato è innegabilmente strabiliante. La qualità dell’immagine rende giustizia ad ogni minimo dettaglio. Le immagini esplodono letteralmente dallo schermo, come fossero in 3D. Per non parlare poi dell’incredibile accuratezza con cui è stato ringiovanito Will Smith. Identico al se stesso di 25 anni fa.

Tuttavia, a una precisione grafica millimetrica, si contrappone una trascuratezza enorme nella narrazione e nei dialoghi. La storia di per sé è debolissima, nonché vista e stravista un miliardo di volte. I dialoghi sono penosi, da mettersi le mani nei capelli, poco chiari e pieni di buchi, manco il peggior B movie di Nicholas Cage.

Un peccato, perché resta sicuramente un esperimento interessante, su cui si è speso tanto; ma non si può tralasciare la nota dolente di aver voluto risparmiare su ciò che, in fin dei conti, serve a mantenere in piedi la baracca: la narrazione.

Dunque, tanto, tantissimo fumo, di qualità estrema, e un arrosto praticamente inesistente.

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