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La certificazione

Data center, Aruba di Ponte San Pietro tra i più sostenibili al mondo

Nella classifica dei centri di elaborazione dati costruiti nei luoghi più curiosi del mondo, stilata da Kingston Technology, il Global Cloud Data Center IT3 di Aruba, a Ponte San Pietro, si distingue per essere un esempio di sostenibilità ambientale ed energetica unico nel suo genere

Una centrale idroelettrica per sfruttare il flusso dell’acqua nel letto del fiume Brembo che scorre a fianco della struttura, pannelli fotovoltaici installati su gran parte della copertura in modo da generare energia pulita e rinnovabile dal sole, certificazione GO per il 100% di quella acquisita dalla rete di distribuzione: sono il fiore all’occhiello del Global Cloud Data Center IT3 di Aruba, a Ponte San Pietro, in tema di sostenibilità sia ambientale che energetica.

Dal caldo del deserto al freddo del circolo polare, Kingston Technology, specialista mondiale nella produzione di memorie e nell’offerta di soluzioni tecnologiche, ha stilato una carrellata dei data center più strani del mondo che per rispondere a bisogni di spazio, risparmio energetico e sostenibilità, fioriscono numerosi e spesso in location all’apparenza impensabili, inserendo quello realizzato nella provincia di Bergamo come esempio particolarmente virtuoso.

Tra i data center costruiti nei posti più impensabili spicca sicuramente il Pionen White Mountains, situato a pochi chilometri da Stoccolma. I sistemi, appartenenti al provider svedese Banhof, sono collocati in un ex bunker atomico a circa 30 metri sottoterra. La location è così incredibile da sembrare uscita da un film, a metà tra rifugio per i superstiti a un’apocalisse e un covo per agenti di spionaggio: cascate, led multicolori, piante ovunque e nebbiolina artificiale compresa.

A pochi chilometri da Las Vegas sorge SuperNap, il data center più potente e strategico degli USA, posizionato in una delle zone più connesse del pianeta grazie alla presenza di una fitta rete di cavi dorsali della Telco.
Kolos ha scelto la città di Ballangen, nel circolo polare artico, come sede del proprio data center; l’obiettivo è realizzare il data center più grande al mondo, raccogliendo una quantità di server tali da richiedere oltre 1000 MW di potenza, in un’area di circa 600.000 metri quadri. Il tutto ovviamente sarà realizzabile grazie alle basse temperature artiche e all’abbattimento dei costi di raffreddamento dei sistemi.

All’interno del Project Natick, che mira a realizzare data center più efficienti dal punto di vista energetico, nell’ottica di un’informatica sempre più eco-sostenibile, Microsoft ha deciso di inabissare un data center nel mare, vicino alle isole Orkney, al largo della Scozia. Il cilindro bianco di oltre 12 metri di lunghezza, contenente poco meno di 900 server, può restare sott’acqua fino a cinque anni. In questo caso, si punta al risparmio energetico proprio grazie al raffreddamento in mare e alla riduzione della corrosione, che rappresenta un problema non da poco per i data center: non essendoci persone, è possibile eliminare interamente l’ossigeno e la maggior parte del vapore acqueo.

In un contesto sicuramente meno particolare rispetto agli altri citati finora, il data center più grande d’Italia è un esempio di sostenibilità unico nel suo genere: il Global Cloud Data Center di Aruba, collocato a Ponte San Pietro, che copre l’area di 200.000 metri quadrati su cui sorgeva l’ex contonificio Legler, utilizza un impianto di raffreddamento geotermico ed è alimentato da energia proveniente da fonti rinnovabili di origine certificata. All’interno del campus sono inoltre situati impianti fotovoltaici e una centrale idroelettrica, rimasta in funzione anche negli anni cui l’area è rimasta dismessa, che sfrutta l’acqua del fiume Brembo. Due le turbine, che fornivano già energia ai precedenti impianti tessili: una storica del 1946 e un’altra del 2001.

“A prescindere dal contesto – spiega Stefania Prando, Business Development Manager di Kingston Technology -, per tutti i data center è fondamentale riuscire a mantenere una qualità costante ed elevata delle prestazioni, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, facendo al contempo fronte alla mole in continuo aumento di dati e informazioni da processare, elaborare e conservare. Proprio per questo Kingston progetta driver a stato solido (SSD) appositamente studiati per server e data center aziendali, in grado di garantire performance costanti e qualità elevate, anche nelle condizioni più estreme che, come abbiamo visto, sono sempre più ricorrenti”.

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