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La tragedia

Incidente aereo, al Niguarda i tre feriti: Chiara ha saputo che Marzia è morta

Nelle prossime ore la ragazzina sarà ascoltata dal pm Marchina. Migliorano le condizioni del papà Stefano e dell'altra sorella Silvia

Fino a martedì mattina Chiara Mecca non sapeva ancora che la sorella Marzia era morta nel rogo del Mooney M20k D-Eise di suo papà Stefano, precipitato sabato lungo l’asse interurbano a Bergamo. A tre giorni di distanza dall’incidente, 24 ore dopo il funerale della ragazzina, la mamma Francesca Ongaro da Gazzaniga ha raggiunto l’ospedale Niguarda di Milano dove la 18enne è ricoverata e, con l’aiuto di una psicologa, ha cercato le parole giuste per annunciarle nel modo meno traumatico la tragica notizia. Chiara è scoppiata in lacrime, così come aveva fatto dopo l’impatto al suolo del’aereo, quando insieme all’altra sorella Silvia, continuava a urlare a Francesco Defendi e ad Angelo Pessina, i due uomini intervenuti in loro soccorso, di salvare anche la sorella che però è bruciata all’interno dell’abitacolo.

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I tre superstiti, sopravvissuti solo grazie all’intervento di Defendi e Pessina che li hanno aiutati a uscire dal velivolo prima che prendesse fuoco, sono stati tutti trasferiti al Niguarda. Mentre le condizioni di Chiara sono in fase di miglioramento, quelle della sorella e del papà sono ancora precarie ma comunque meno gravi rispetto alle ore precedenti. Ci saranno poi da valutare, in ogni caso, le conseguenze fisiche che subiranno sui loro corpi dopo il rogo del Mooney, che ha coinvolto in particolare il padre, come ci ha raccontato Francesco Defendi: “Era quello messo peggio, aveva il corpo e la testa infuocati. Ricordo il suo capo, sembrava un sole che splendeva”.

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Nelle prossime ore il pubblico ministero Silvia Marchina, che coordina le indagini per conto della procura di Bergamo, si recherà all’ospedale milanese per ascoltare la testimonianza di Chiara. Le chiederà in particolare quale era il problema a bordo del mezzo che poco dopo il decollo alle 10.04 ha portato il padre a chiamare la torre di controllo dell’aeroporto Il Caravaggio, specificando però che non si trattava di un’emergenza e rinunciando così ad avere la precedenza per atterrare a Orio al Serio. Negli audio acquisiti dalla Procura non parla mai di guasti di natura tecnica, lasciando aperte tutte le ipotesi, anche quella di un malore dello stesso 51enne o di una delle tre figlie a bordo. Un particolare determinate per comprendere meglio la dinamica dell’incidente.

In un filmato di una videocamera di sorveglianza dell’Aero Club Bergamo Guido Taramelli, di cui Stefano Mecca, pilota esperto, ne è vice presidente, si vede poi l’aereo che sbatte prima contro un palo dell’illuminazione pubblica, a seguire rapidamente contro il terrapieno dell’asse interurbano e prende fuoco.

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