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Sesto capitolo

Amore senza confini: Simona e Alassane, originario del Senegal

Si sono conosciuti nel 1996 e oggi, 23 anni e due figli dopo, sono ancora uniti dalla curiosità reciproca.

Il nostro viaggio alla scoperta delle coppie miste prosegue con una nuova tappa in Africa, precisamente in Senegal: è qui che è nato Alassane, marito di Simona.

Nel 1996 Simona e Alassane sono una coppia strana: lei bianca, lui nero, quando la gente li vede per strada, li guarda perplessi. 23 anni e due figli dopo sono ancora insieme, uniti dalla curiosità reciproca: Alassane partecipa alle cerimonie in Chiesa, ammira il Papa, sa cucinare italiano; Simona ama andare in vacanza in Senegal, viverne le tradizioni e imparare qualche parola nella lingua locale. Insieme amano viaggiare, conoscere persone e luoghi diversi da sé.

Prima di conoscerlo, Simona ha viaggiato molto anche con le sue amiche, alla scoperta di quella diversità culturale che tanto la affascina, eppure il caso ha voluto che incontrasse la sua metà a due passi da casa. Generoso, avventuroso, di ampie vedute, Alassane è proprio come lei. Non a caso mi ha detto “sono fortunata”.

Come vi siete conosciuti?   

Ci siamo conosciuti ad una festa dove avevamo amici in comune: una mia amica era fidanzata con un ragazzo del Senegal e il mio attuale marito condivideva l’appartamento con questo ragazzo; dopo esserci conosciuti ci siamo frequentati con un gruppo di amici. Dopo un anno e mezzo di fidanzamento siamo andati in Senegal per conoscere il resto della sua famiglia e… Abbiamo continuato la nostra relazione, ovviamente ai tempi lui viveva a casa sua e io vivevo con i miei; poi mio marito mi ha detto “se vogliamo costruire qualcosa se vuoi regolarizziamo la cosa, perché alla mia famiglia fa piacere e io sono contento, se tu sei d’accordo”. Ne ho parlato con i miei genitori e grazie a Dio loro hanno una testa abbastanza aperta, mi hanno sempre detto “se tu sei contenta a noi non importa la differenza di pelle, piuttosto che, l’importante è che sia una brava persona e tu ti trovi bene”. E io in effetti stavo bene, perché non ho avuto mai nessun problema di quello che si sente, perché mio marito era qui già da parecchi anni, è arrivato giovane comunque e si è integrato benissimo, aveva amici italiani.
Ci siamo fidanzati nel ’96 e ci siamo sposati in Senegal. Secondo le tradizioni di mio marito e la volontà della famiglia, siamo andati in una moschea e ci siamo sposati là, secondo il suo rito, con preghiere e tutto quanto. Niente di formale, ma solo una forma religiosa, per lui. Quando siamo tornati ho detto “anch’io adesso devo sistemarmi”. Lui è stato d’accordo, abbiamo fatto le pubblicazioni e l’anno successivo ci siamo sposati. Abbiamo avuto due figli, uno ha 17 anni quasi e l’altra ne ha 15, un maschio e una femmina…
Mi son sempre trovata benissimo, mio marito è una persona molto aperta: è arrivato qui nell’89, quindi è stato uno dei primi immigrati di colore… Alassane è arrivato regolarmente, con i suoi documenti, ha fatto domanda per venire qui, ha sempre lavorato e si è integrato benissimo. Nel 2000 ha preso la cittadinanza italiana perché aveva raggiunto 10 anni di residenza proprio a Bergamo, quindi ha avuto anche il passaporto. È un uomo di ampie vedute, quindi non ho mai avuto nessun problema, lui rispetta le mie usanze, io rispetto le sue.

Hai conosciuto i genitori di tuo marito quando sei andata in Senegal?  

No, no perché mio marito ha perso i genitori molto molto presto: il papà quando aveva 14/15 anni e quando è arrivato qua purtroppo dopo un paio di mesi è morta anche la mamma; lui non ha neanche potuto rientrare per i funerali perché in Senegal avvengono il giorno dopo e lui stava aspettando dalla questura le ricevute dei suoi permessi di soggiorno, non poteva rientrare senza perché non aveva i documenti necessari. È stata un po’ dura per lui, anche perché erano i primi anni in cui i senegalesi migravano, la maggior parte andava verso la Francia, perché sono francofoni, quindi per la lingua andavano lì.
Alassane inizialmente è stato in Sardegna perché aveva un parente che abitava lì, però faceva fatica a trovare lavoro, quindi è venuto al Nord.  Lui mi dice sempre “ho sofferto tanto, ma sono contento perché ho realizzato tanto”, nel senso che poi qui, fortunatamente ha trovato subito lavoro, il suo datore si era molto affezionato a lui, quindi l’ha aiutato… Ha sofferto tanto, per tutto quello che gli è capitato nel suo Paese, però è rimasto anche soddisfatto dalle persone che ha incontrato lungo il suo cammino. Poi ha incontrato me e a posto! Questo lo dico io, però è dal 2001 che siamo sposati, siamo ben collaudati!
Insieme facciamo tantissime cose, ci piace viaggiare, non solo in Senegal, se abbiamo l’occasione di andare a vedere un altro Paese, ben venga, anche per conoscere altre culture. Ci piace stare a contatto con altre persone di altri Paesi, abbiamo tanti amici boliviani, ucraini… Adesso abbiamo cambiato casa e abbiamo dei vicini russi. Andiamo d’accordo con tutti, credo che rispettarsi sia la cosa migliore, in ogni caso. Non ci chiudiamo in casa, quello che possiamo fare lo facciamo, con chiunque! Ci piace frequentare persone di altri Paesi, siamo andati a matrimoni, feste di compleanno. È bello perché impari tante cose: ci piace stare a contatto con queste persone, che ti raccontano della loro nazione, dei loro piatti tipici, a volte noi portavamo quelli del Senegal e loro portavano i loro; spesso se usciamo a mangiare andiamo al ristorante, anche boliviano, messicano… Per imparare un po’ tutto! Siamo curiosi di scoprire.

Com’è stato conoscere i suoi fratelli e le sue sorelle?   

Sono stata molto contenta, perché anche se sono partita con un po’ di timore, perché le abitudini e le usanze son diverse, ho trovato una grande accoglienza e apertura da parte dei suoi famigliari. Purtroppo devo riconoscere che in Senegal ci sono ancora persone che rispettano e seguono molto quello che gli dicono i genitori, per la scelta della moglie. Io infatti ho sempre detto a mio marito: “tu vuoi sposarmi e sono d’accordo, però non vorrei mai metterti contro la tua famiglia se fosse una scelta che a loro non va bene”. E lui mi ha sempre detto “non preoccuparti, perché la mia famiglia è contenta se io sono contento. Loro sono molto contenti di te e quindi mi hanno dato il benestare”.
A volte ci sono dei matrimoni combinati, magari per questioni di parentela o per aiutare una ragazza, invece nel suo caso non c’è stato nessun ostacolo, anzi, io son sempre benvoluta. Loro mi chiamano spesso, comunichiamo in francese per quel poco che posso capire; mi mandano dei regali, vogliono le foto dei miei figli perché, anche se noi torniamo spesso, i ragazzi crescono.
Aspettano il momento in cui noi torniamo per le vacanze per star con noi, fanno di tutto, quando andiamo là sono trattata veramente come una regina: non vogliono che io faccia niente, che cucini, provvedono a tutto loro. Mi dicono sempre “tu vieni qui, devi solo riposare”, e questo all’inizio mi metteva un po’ a disagio, perché io sono abituata a lavorare, sia a casa che nel mio lavoro, però devo dire che l’accoglienza è ottima, sono contenta.
Le prime volte che andavo in Senegal i suoi familiari erano un po’ preoccupati, si sentivano a disagio nel sedersi tutti insieme a mangiare: ci portavano il cibo e poi loro si isolavano, pensavano che io avessi vergogna a mangiare di fronte a loro. Allora ho detto “se vengo qui è per star con voi, mangiamo tutti insieme quello che c’è, senza problemi”. Da lì loro si sono aperti, infatti mi chiamano “la Simona senegalese” proprio per quel motivo, non ho messo nessun paletto. Ho diverse amiche sposate con senegalesi, che invece sono un po’ restie, mi dicono “a me piace stare solo con mio marito, non con tutta la famiglia”. Ma quando siamo a casa siamo sempre io e lui, non ha senso farlo anche quando andiamo lì. Se io in Senegal avessi messo dei paletti a mio marito in questo modo, gli avrei creato dei problemi con la sua famiglia e lo avrei fatto sentire a disagio.

E invece quando l’hai presentato ai tuoi? 

Io a loro ho detto di aver conosciuto un ragazzo non italiano. Ho spianato pian piano la strada, perché non sapevo quale potesse essere la loro reazione. Gli ho spiegato, “è del Senegal, è qui da parecchi anni, l’ho conosciuto tramite un’amica, se vi va lo invito a casa”. E loro han detto “va bene, faccelo conoscere”. Eravamo giovani, avevamo 23/24 anni. I senegalesi verso le persone più adulte, i genitori, hanno un rispetto incredibile, quindi mio marito è stato rispettoso. Al punto che quando mio papà abitava sotto di noi, mio marito aveva un occhio di riguardo per lui, lo aiutava. Aver perso mio papà due anni fa per mio marito è stato come perdere suo padre un’altra volta, perché ormai si era affezionato, aveva rivisto in lui una figura paterna. Ci vediamo spesso con i nostri parenti, io ho una sorella più grande che è sposata, il fratello di mio marito abita vicino, abbiamo due nipoti. Anche in quel senso non ci sono mai stati problemi.
Mi piace festeggiare le loro feste come la fine del Ramadan, il sacrificio dell’agnello. Allo stesso modo insieme festeggiamo Natale, Capodanno, Pasqua, nel rispetto di tutti tranquillamente. Mio marito non crea problemi, non si tira indietro se dobbiamo andare a un matrimonio in chiesa, siamo andati a dei funerali, è sempre venuto… Andiamo tutte le domeniche al cimitero, mio marito entra con me e andiamo a trovare mio papà e mia mamma. Quindi non ho mai avuto nessun problema perché lui rispetta me e io rispetto lui.

Questa intesa è nata spontaneamente o…?   

Sì assolutamente. Io all’inizio non sapevo come lui potesse reagire a certe cose: ad esempio, al primo matrimonio a cui ci hanno invitato, la sposa mi ha detto “se tuo marito non vuole partecipare alla cerimonia, lo aspettiamo al rinfresco”, invece lui è venuto volentieri. Mi ha addirittura chiesto di andare al Vaticano, più di così! Lui ha un rispetto estremo per il Papa, soprattutto per Papa Francesco. Io non mi accorgo di essere sposata con una persona di una cultura diversa: lui ha una religione differente, ma rispetta il Paese in cui vive. E anch’io rispetto il suo, sono io la prima che gli ricorda di comprare dei regali per la sua famiglia e i suoi nipoti quando in occasione della fine del Ramadan, per esempio.

Cos’è che ti piace di tuo marito?   

Mio marito è una persona buonissima, lui prima di pensare a sè stesso pensa agli altri, pensa a chi ha bisogno, veramente; ha aiutato tante persone che sono venute qui dal suo Paese, li ha aiutati a cercare una sistemazione. Quando è arrivato suo fratello, noi eravamo già sposati e l’abbiamo ospitato finché non ha trovato una sistemazione, idem il nipote; loro sono stati tanto riconoscenti, ci hanno aiutato quando avevamo i bambini piccoli perché avevo perso mia mamma e mio papà era malato.
Mi piace perché lui ascolta parecchio e segue i consigli che gli do. A volte sono io che li chiedo a lui e lui sa consigliarmi cosa fare. Ci compensiamo, per quello il nostro matrimonio è durato, penso sia dovuto al nostro venirsi incontro, capirsi, aiutarsi.

Com’è cambiata la vostra coppia da quando ci sono i vostri figli? 

Noi non abbiamo avuto la fortuna di altre famiglie, ci è mancato l’aiuto dei nonni: i nonni paterni non c’erano già più, mia mamma è morta dopo 4 mesi che è nato il mio primo bambino, ed era malata anche mentre ero incinta, quindi non mi sono goduta molto la gravidanza. Mio papà invece ha passato molto tempo con mio figlio, è morto due anni fa, quando mio figlio aveva 14 anni. Mio papà era appassionato di calcio, quindi l’ha portato allo stadio, alle riunioni sportive. Mio papà ci ha dato un grande aiuto, però il nonno non è come la nonna, a cui puoi affidare un bambino piccolino. In più subito dopo la nascita di mia figlia ho dovuto lasciare il lavoro, mia madre era appena venuta a mancare… Non è stato un periodo facile, lavorava solo mio marito e abbiamo dovuto fare dei sacrifici. Adesso io lavoro, ormai i miei figli sono autonomi. La domenica ci ritagliamo i nostri spazi, andiamo a fare delle passeggiate, andiamo in montagna, magari a trovare qualcuno.

Come ve la gestite con il fatto che siete, oltre che di due culture, anche di due religioni diverse?   

Noi abbiamo battezzato i miei figli con rito musulmano, è venuto un personaggio religioso e ha detto delle preghiere per dare il nome ai miei figli. Non li ho poi potuti battezzare in chiesa ovviamente. Mio marito mi ha detto “se a te va bene, io avrei piacere di fare questa cosa” e io gli ho detto “d’accordo, li battezziamo, però se in futuro, quando i ragazzi diventano grandi, volessero prendere delle strade diverse, perché sentono di doverlo fare, lasciamo scegliere quello che è meglio per loro”.  I miei figli sono italiani ovviamente, sono nati qua. Frequentano i ragazzi italiani qui, sono sempre andati all’oratorio, hanno sempre frequentato il CRE… Io li ho trattati come ragazzi normali, perché alla fine lo sono.
Mio figlio è una persona molto orgogliosa, è uno che tiene parecchio alla scuola e se la prende molto se non riesce ad arrivare dove vuole. Mio figlio è un ragazzo riservato, invece mia figlia è molto solare, è molto senegalese in questi aspetti; le piace molto il ballo, le tradizioni, gli abiti e tutte queste cose… Sono contenta dei miei figli, perchè durante l’adolescenza basta un’amicizia sbagliata, per prendere certe strade; loro ci tengono informati di tutto e questo mi conforta, io e mio marito gli abbiamo sempre detto di non tenerci mai nascosto niente.

Mi parlavi del fatto che hai battezzato i tuoi figli con rito musulmano e dopodiché…?

Ho sempre fatto la Santa Lucia ai miei figli: ho spiegato la tradizione di Bergamo a mio marito, lui la conosceva già e mi ha setto “devi farlo anche con loro, se no li fai sentire diversi rispetto agi altri. Un regalo per un bambino è il sogno di una serata, devi farlo”. Abbiamo sempre festeggiato il Natale con il panettone, i parenti… E al tempo stesso abbiamo festeggiato le ricorrenze dalla parte di mio marito, quindi loro conoscono un po’ tutte le tradizioni, anche il cibo lo conoscono benissimo, perché io cucino italiano e mio marito cucina senegalese! Ha sempre vissuto da solo prima di incontrarmi, quindi ha sempre cucinato, anche piatti italiani; col lavoro che faccio spesso torno alle 8 di sera, allora pensa lui a fare da mangiare, io torno e c’è pronto.
I miei figli conoscono tutto del Senegal, tranne la lingua, non è incredibile? Il danno di mio marito è stato di parlargli sempre in italiano… Loro capiscono la sua lingua, anche perchè mio marito ascolta la televisione in senegalese e anche in francese, però purtroppo non la parlano, sanno dire qualche frase semplice, ma per il resto capiscono e rispondono in italiano. Questo è stato un danno secondo me, perché quando torniamo in Senegal devono parlare francese per farsi capire e capiscono la metà di quello che dicono le persone. Non è giusto, se io faccio una battuta in bergamasco, i miei figli la capiscono, lo sanno, perchè io gliel’ho insegnato parlandogli! Di questo abbiamo un po’ discusso, è vero. Anche a scuola mi hanno detto “sa signora, noi chiediamo, perché quando c’è di mezzo un bambino straniero, sentendo in casa due lingue c’è un po’ di confusione”e io ho detto “qui il problema non c’è perché in casa parliamo solo italiano” e loro mi hanno detto “immaginavamo perchè il loro è un italiano perfetto”. Io mi lancio, anche con il senegalese: ho preso un libro, l’ho letto, sto attentissima alle parole, chiedo a mio marito “come si dice questo?” E quando vado in Senegal, se ci sono delle persone anziane che parlano solo la lingua tradizionale, mi sforzo anche solo di salutarle nella loro lingua e loro sono contenti perchè vedono il mio impegno; e io sono contenta perchè sono riuscita a farmi capire!

Quali sono i momenti più felici per voi? 

La nascita dei miei bambini è stata la gioia più grande, così come per ogni mamma e un papà si. Sono stata molto soddisfatta, anche di scoprire il Senegal: entrare nella cultura, nei modi, nelle abitudini… Per me ormai è diventato il mio secondo Paese. Abbiamo anche dei progetti, quando i figli saranno grandi e indipendenti, avranno la loro vita e noi saremo in pensione: vorremmo trascorrere del tempo là, per esempio la stagione invernale, e tornare qua d’estate. Là si sta bene con poco, sei felice, non hai tutta la pressione, la frenesia che noi abbiamo qui, si è molto più rilassati e si sta meglio; io quando vado lì risano mentalmente, mi rilasso, sto bene, un altro modo di vivere. È tutto più lento sì, ma è bello proprio per questo! Mio marito si è talmente abituato ai ritmi dell’Italia, che ora anche a lui in Senegal sembra tutto lento! Io però gli dico di godersela. Certo, ci sono ancora delle cose da migliorare, come la mentalità un po’ ristretta, però in Senegal si sta bene.
Tra poco ci torniamo, abbiamo avvisato in anticipo la famiglia di mio marito e di sicuro ci prepareranno di tutto, vogliono che quando arrivi tu possa trovare il massimo, anche se noi non pretendiamo niente. Hanno un’ospitalità che non so se esiste in altri Paesi; un po’ come mio marito ecco, prima fanno stare bene te, poi pensano a loro.  Io mi sto preparando per partire e sto preparando delle valige di regali: prima di partire raccolgo i vestiti che ai miei figli non vanno più ma sono ancora belli e glieli porto, anche le mie colleghe ci danno qualcosa, vestiti, tovaglie… Noi buttiamo via delle cose perché non sono più di moda, perché non piacciono più… Io faccio un carico di roba e li distribuisco a chi ne ha bisogno. Là ci sono dei vicini di casa che mi aspettano, oppure quando vado in giro e vedo qualcuno che è bisognoso gli dico “passa da casa che ti do qualcosa”: può essere un pantalone, una maglietta, un paio di scarpe, loro sono contenti. Io sono contenta di farlo perché a me non costa niente. Per il resto, compro dei regali per i miei nipotini, poi a volte viene il mio nipotino dal Senegal per le vacanze estive a trovare il papà che abita in Italia; quando arriva lo coccolo, lo porto in piscina, gli faccio fare una bella vacanza, lo teniamo qua con noi e anche lui è contentissimo.

Quando andate in Senegal vengono anche i tuoi figli?

Sì, sono sempre venuti. Purtroppo non torniamo tutti gli anni, ad esempio l’anno scorso siamo andati negli Stati Uniti: mio marito ha parenti sparsi in tutto il mondo e ha anche un cugino che sta a New York, siamo andati a trovarlo e siamo stati bene. Ne ha uno in Russia, quindi forse andremo anche lì, poi ha un nipote che si è trasferito in Francia… Quindi andremo da tutti prima o poi! A me fa piacere andare a visitare altri Paesi e mio marito è contento perché va a trovare dei familiari che non vede da tempo. Devo dire che siamo sereni, non abbiamo particolari problemi, ci sono le questioni di tutti i giorni, come in ogni famiglia.

Ci sono argomenti di cui discutete spesso? 

In realtà no, anche perchè mio marito non mi ha mai dato degli obblighi, nemmeno di tipo religioso, mi ha sempre dato piena libertà, quindi non ho mai dovuto scontrarmi con lui. Lui non si è mai intromesso tra le mie vicende familiari e io nemmeno: è una persona riservata, quindi l’ho aiutato, gli ho dato dei consigli, ma non mi sono mai imposta o messa di mezzo. Anzi, sono io a volte che gli dico “c’è la festa del fine Ramadan, hai pensato alla tua famiglia, hai inviato qualcosa?”  Particolari discussioni con mio marito non ne ho mai avute, neanche sull’educazione dei figli: io mi confronto molto con lui, e lui chiede spesso a me, cerchiamo di decidere insieme ciò che è giusto per loro, troviamo sempre un compromesso. Non gli vietiamo mai niente se non è improponibile o fuori luogo per la loro età età, io penso che debbano fare le loro esperienze. Sono contenta se va avanti così, spero sempre che mi diano delle belle soddisfazioni. Io credo che se nasci in una famiglia con delle radici sane, cresci sano e basta.

Come viene percepita la vostra coppia dall’esterno? 

I primi anni notavo che la gente era un po’ restia, ci guardavano un po’ perplessi. Adesso ci sono più coppie miste in giro, anche nelle scuole, negli oratori, i bambini sono multietnici; quindi, anche se a Bergamo sono ancora un po’ chiusi, noto che la gente si è un po’ abituata. Da parte mia, non penso mai che mio marito è diverso, per me è come se fosse veramente un italiano; in realtà non è mai stato un problema per me, anzi, di solito penso “ho incontrato una brava persona, per fortuna, a volte ci sono degli italiani che son peggio di tutti gli altri”. E quindi sì, sono stata fortunata.  Ho conosciuto persone che mi hanno detto “se fosse stato un italiano…” non so se avrei trovato di meglio sinceramente, mio marito per la famiglia dà tutto, si fa in mille. Non vuole far mancare niente ai ragazzi e a me, piuttosto si toglie qualcosa per darlo a noi.

Anche tuo marito nota una maggiore apertura nella mentalità delle persone?

Sì! Quando è arrivato lui dice sempre che “ero il caso raro in giro, mi accorgevo che tutti mi guardavo”, dice che a Bergamo poteva contare 10 persone di colore nell’89, non di più. C’è una cosa che mi ha fatto riflettere: siamo stati da poco negli Stati Uniti e lì la maggior parte della popolazione è afroamericana, perlomeno a New York. E lì veramente la diversità non la senti, non la vedi perché non c’è differenza, nessuno ti guarda. Il problema è che la gente è stanca di vedere queste persone che arrivano e che magari non hanno una sistemazione, vanno in questi centri di accoglienza, la gente è un po’ arrabbiata. Questo lo capisco io, ma lo capisce anche mio marito: dice sempre che le persone che arrivano adesso del Senegal non dovrebbero arrivare, perché non è un Paese in guerra, o dove si muore di fame; i ragazzi che arrivano oggi non hanno un futuro, perché non hanno dei documenti. È meglio restare in Senegal, perchè anche se c’è povertà, c’è anche tanta un’accoglienza e generosità: se tu fossi in giro per strada e dicessi “ho fame” ti aprono casa e ti fanno subito entrare a mangiare un piatto di riso. Nessuno sta mai per strada in Senegal, tra famiglie si aiutano tantissimo: se per esempio hai un figlio che non riesci a mandare a scuola se ne prende carico un tuo familiare. È così, è nella loro cultura aiutare gli altri. Mio marito dice “invece c’è da accogliere chi scappa dalla guerra” e ovviamente anch’io, se dovessi vivere in un Paese dove cadono le bombe, scapperei per ripararmi.

Se tornassi indietro lo rifaresti?   

Sì certo, sicuramente.. Non ho mai pensato “oh, se avessi scelto una persona del mio Paese…” E anche mio marito non ha mai pensato che sarebbe stato meglio avere una moglie del suo, con la stessa cultura. Anzi, loro possono avere anche avere più mogli: avevo sentito di molte donne che si erano sposate con un uomo che in realtà aveva già una famiglia di cui erano all’oscuro. Quindi nel momento in cui mi ha chiesto di sposarlo, io gli ho detto “ti sposo volentieri, però ti dico una cosa: che tu non abbia una famiglia adesso lo so, perché ci sono i documenti, l’abbiamo appurato. Però un domani, se dovessi fare un viaggio da solo e i tuoi familiari ti dovessero spingere a trovare un’altra moglie, non devi tenermi all’oscuro. Perché io rispetto le tue tradizioni, però tu devi rispettare le mie, la mia cultura questo non lo accetterebbe, quindi se a te venisse mai la voglia, di iniziare una relazione con un’altra persona, tu devi essere sincero con me, e io prenderò la mia decisione sofferta”. Mio marito invece mi ha sempre detto “Io ho vissuto in Senegal 15/16 anni della mia vita, anche a contatto con famiglie allargate e ho visto i problemi che si creano in queste famiglie: ci sono sempre liti, ci sono sempre i figli preferiti, ho visto i miei cugini soffrire per queste cose, quindi non lo farò mai, perché non rientra nella mia mentalità. Ho visto famiglie distrutte, cose che non vorrei che capitassero alla mia famiglia, quindi se si possono evitare, evitiamole”. Mi ha detto che, anche se avesse sposato una donna senegalese, non ne avrebbe comunque mai presa una seconda; se le cose fossero andate bene con questa persona, avrebbe divorziato per sposarsi poi con un’altra persona, ma non è nella sua testa di tenersi più mogli. Io penso che sia nella testa di una persona, indipendentemente dall’essere stato qui per parecchio tempo. Mi ha detto che la tradizione di avere più mogli esiste ancora, però con le nuove generazioni in Senegal questa cosa si sta un po’ abbandonando.

Cos’è che ti ha colpito quando hai conosciuto Alassane?   

Forse la diversità. L’aspetto fisico, sono stata un po’ affascinata da questa diversità, sia culturale che fisica. Poi sono una persona un po’ curiosa, mi piace sapere imparare dagli altri, ho sempre avuto questo interesse, dello scoprire di altri Paesi; ho sempre viaggiato, anche prima di conoscere lui, fortunatamente avevo un gruppo di amiche e ho fatto dei gran bei viaggi. E sono andata anche per trovare… Sono sempre stata affascinata dell’estero sinceramente… E poi l’ho trovato qui! A Bergamo!

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