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Crisi di governo

Paragone (5 Stelle) alla Berghem Fest: “No al Pd, si voti o si torni con la Lega”

Dal palco di Alzano Lombardo la bocciatura su tutta la linea di un possibile governo Pd-5 Stelle e spiragli di dialogo, invece, su quello appena entrato in crisi.

“Lega e Movimento 5 Stelle stavano insieme perchè sono rappresentativi del popolo: un incastro con il Pd a mio avviso è complicato, perchè loro sono l’élite, l’establishment”: il senatore pentastellato Gianluigi Paragone conferma anche di fronte alla platea della 30esima Berghem Fest di Alzano Lombardo di appartenere a quella frangia del Movimento convinta dell’incompatibilità tra le due forze politiche oggi più che mai vicine alla costituzione di un nuovo governo.

Accolto con un po’ di freddezza e qualche mugugno, Paragone è riuscito poi a strappare diversi applausi, come quando ha ammesso di essere convinto che la soluzione alla crisi di governo in atto sia da ricercare nelle urne: “La via maestra per me è quella del voto e lo dico anticipando che tornerò a fare il mio mestiere di giornalista, come promesso, dopo un solo mandato”.

E “l’applausometro” si è alzato a dismisura quando nel mirino è entrata Maria Elena Boschi: “E ovviamente non sarò più disponibile a fare il presidente della Commissione di inchiesta sulle banche in un eventuale governo Pd-5 Stelle – ha aggiunto – Perchè se in questo anno e mezzo il Partito Democratico avesse capito la lezione e risolto i suoi problemi identitari non avrebbe inserito in quella stessa commissione la Boschi”.

“Piuttosto che andare con Renzi che è solo a caccia di poltrone – ha concluso – ritento un dialogo con la Lega, pur tenendo conto che ha provato un atto predatorio sul governo”.

A dare manforte alla sua tesi anche le parole di Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera, che sollecitato dal direttore di Panorama e de La Verità Maurizio Belpietro, ha spiegato prima di tutto come si è arrivati alla crisi: “L’alleanza forzata con i 5 Stelle ci ha portato a tante cose buone ma anche a dover digerire provvedimenti che non condividevamo. Ma dopo le europee gli equilibri si sono ribaltati e, pur non volendo sfruttare quel momento, non potevamo fare finta che per il nostro elettorato andasse tutto bene. Vorrei capire Pd e 5 Stelle su cosa vanno d’accordo, dopo che per 14 mesi chi sta all’opposizione ha bocciato ogni provvedimento: in caso di accordo, su qualsiasi decisione, una delle due parti sarà costretta a tradire sé stessa. Un nuovo tentativo giallo-verde? Se sciogliessimo determinati nodi e rinnovassimo il governo si potrebbe andare ancora avanti. Ma anche per noi il voto è la cosa migliore”.

Nessuna concessione, però, su alcuni punti cardine come l’autonomia: “O passa o non si rifà nulla – ha tagliato corto – Si tratta di uno dei nostri pilastri, è inconcepibile che non si concretizzi con la Lega al governo. Eppure non eravamo così distanti dall’accordo, visto che la parte economica l’avevamo risolta. Si è bloccato tutto per questioni ideologiche e di gelosia dei singoli ministeri che non volevano mollare alcune decisioni. E il governo è caduto qui, sull’autonomia, sulla giustizia, sulle infrastrutture e sulla legge di bilancio, non di certo sulla Tav che è stato solo un incidente parlamentare”.

Molinari ha replicato anche a un’altra provocazione di Belpietro: “Cosa succede se dovessimo andare all’opposizione e ci cancellassero il decreto sicurezza? Confermerebbe che siamo di fronte a un governo nato per salvare le poltrone e per andare contro la Lega. Un governo che tiene solo a rialimentare il business sui migranti e sull’accoglienza diffusa. E sarebbe un governo di chi ha perso tutte le ultime elezioni per contrastare invece chi le ha vinte tutto: soluzione pienamente legittima ma difficile da spiegare alla gente che a quel punto in piazza ci andrebbe da sola senza che nessuno la inciti”.

Dal palco di Alzano ha parlato anche il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia che, dribblando commenti e giudizi sul titolare di Palazzo delle Finanze Giovanni Tria, ha tranquillizzato i presenti sulla questione aumento dell’Iva: “Questo è l’elemento cardine sul quale stanno spingendo dal Pd, per terrorizzare gli italiani. In realtà al MEF è pronto da tempo un decreto semplicissimo che posticiperebbe di qualche mese questo aumento, con coperture già certificati. Ma abbiamo anche altre soluzioni per recuperare risorse. Il Partito Democratico è invece al lavoro su provvedimenti fantasiosi, da quella irricevibile dell’eliminazione drastica di reddito di cittadinanza e quota cento a un giochino delle tre carte che prevede l’aumento dell’Iva con credito d’imposta per chi sceglie di pagare con metodi tracciabili. Ma la fregatura di quest’ultima soluzione è che quei soldi non andrebbero nel Bilancio dello Stato e che le fasce più deboli, che per un motivo o per l’altro non utilizzano le carte di credito, saranno penalizzate”.

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