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La critica

I politici alla costante ricerca del consenso han perso di vista la polis

Uno studente del liceo classico di Bergamo propone la sua opinione sulla situazione politica attuale

Nicola Biondi scrive a Bgy. “Sono uno studente del terzo anno del Liceo Classico Paolo Sarpi di Bergamo, alunno della professoressa Paola Missale. Mi permetto di condividere una mia considerazione riguardo l’attuale situazione politica in cui versa il nostro Paese”.

Ed ecco cosa pensa un ragazzo che presto voterà. 

La politica si sta trasformando: non è più la τέχνη (tekne) dove si viene giudicati per cosa si fa, ma per cosa si dice. Un politico diventa un “buon politico” se dice al popolo quello che il popolo vuole sentirsi dire, e non se agisce nell’interesse, anche se spesso non immediato, del Paese. Fare riforme propedeutiche alla sistemazione dei bilanci, per esempio, viene visto come ordinaria amministrazione, mentre vengono osannate manovre estremamente azzardate, che danno la parvenza di un benessere immediato del cittadino, ma che spesso sono estremamente dannose per lo Stato.

La strenua ricerca di consensi sfocia perciò in una perenne, inutile e nociva campagna elettorale. Improntare, di conseguenza, le proprie azioni politiche al solo fine di soddisfare incondizionatamente le richieste dell’elettorato, senza tener conto della effettiva possibilità di compiere in sicurezza tali azioni, provoca un clima insostenibile per la politica e per il Paese, ma rende contenta la gente, e aumenta quindi il consenso popolare.

La politica dunque, da responsabile della stabilità della “polis”, si trasforma in mero ed egoistico strumento del benessere del nostro “buon politico”.

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