“Felice? Sembrava eterno, purtroppo non è stato così. Era un grande lavoratore, un uomo che ha raggiunto grandi obiettivi attraverso il sacrificio, nello sport e nella vita di tutti i giorni. Per molti di noi è stato una guida”.
Così il ciclista bergamasco Paolo Savoldelli, originario di Clusone, vincitore del Giro d’Italia nel 2002 e nel 2005, ricorda il grande Felice Gimondi fuori dalla camera ardente allestita lunedì mattina, 19 agosto, in via libertà a Paladina, tra il municipio e la chiesa parrocchiale. “Stare con lui era divertente – prosegue Savoldelli -. A volte poteva sembrare brontolone, ma era una persona molto positiva, che guardava sempre avanti” con lo sguardo teso al prossimo traguardo.
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“Quando correvo mi ha dato moltissimi consigli, anche se diventare come lui era impossibile – conclude l’ex ciclista bergamasco -. Gimondi è nella storia del ciclismo, nella ristretta cerchia dei grandissimi. Ha fatto tanto per questo sport e ha trasmesso molta passione anche a noi bergamaschi. Le nuove generazioni vengono da lui, dalle sue imprese”.
La camera ardente, allestita nella chiesetta adiacente alla chiesa parrocchiale, è stata aperta alle sette e chiuderà, su disposizione della famiglia, alle 20. Tre paesi hanno proclamato il lutto cittadino con bandiere a mezz’asta: Sedrina, Almè e appunto Paladina.
I funerali verranno celebrati domattina alle 11 dal parroco di Paladina, don Vittorio Rossi, e da monsignor Mansueto Callioni, parroco di Almè e guida spirituale della famiglia Gimondi. La piazza antistante alla chiesa sarà chiusa dalle 8 di domani: sono attese circa duemila persone.
Tanti fiori bianchi nella piccola chiesa e la commozione di chi ha ammirato la forza e la semplicità di uno sportivo che è stato un esempio per due generazioni di atleti. Tra gli altri, sono arrivati a Paladina Franco Balmanion, suo rivale sulle strade del giro d’Italia, e anche Ernesto Colnago, storico costruttore di biciclette.
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