“È fondamentale riscoprire il proprio rapporto con la natura cogliendo la percezione che ci fornisce”. Così il geopoeta Davide Sapienza invita a vivere più consapevolezza il nostro rapporto con l’ambiente che ci circonda.
Sabato 17 agosto alle 16.30 l’autore presenterà il suo nuovo libro “Il geopoeta” a Castione della Presolana per l’ultimo appuntamento della rassegna “Incontri d’estate”. Bergamonews lo ha intervistato per saperne di più.
Come è nato questo libro?
L’ho elaborato nel corso di circa quattro anni e si è sviluppato raccogliendo una serie di riflessioni su un lavoro che in realtà sto conducendo da circa 20-25 anni e che chiude un ciclo. Generalmente vengo indicato come uno degli scrittori sul tema del camminare, ma ho alcuni problemi a categorizzare le cose in questo modo.
Ci spieghi
Scrivo del rapporto con il territorio e la natura, narro delle storie, cerco di sviluppare riflessioni sulla vita e, a differenza di molti altri autori cammino molto. Questo incide sulle mie opere, ma dico sempre di non scambiare il dito con la luna: camminare è un mezzo così come nella letteratura spesso lo è il viaggio, altrimenti diventa qualcosa di manieristico. Da scrittore e giornalista, invece, evidenzio che i contenuti sono più importanti dei libri in sè, che ne rappresentano i contenitori. Avevo già ultimato una prima stesura de “Il geopoeta” quando mi sono dedicato a uno dei miei ultimi racconti, “La vera storia di Gottardo Archi”, che si può definire a tutti gli effetti geopoetico: all’interno della narrazione si trovano tutti quegli elementi culturali, storici, geografici e spirituali da connettere e, secondo il mio modo di vedere, di sentire e la mia sensibilità, possono permettere di sviluppare riflessioni sui nostri paesaggi interiori e su molti aspetti che non vengono molto considerati. Nella nostra vita di tutti i giorni ci sono decine di esempi anche banali che ci mostrano come non venga data rilevanza alla geografia e all’ambiente, per il quale l’interesse che c’è negli ultimi anni è molto urlato.
Greta Thunberg, la giovane svedese da cui è partito lo sciopero per il clima, ha cambiato qualcosa?
Lei va benissimo, più in generale è l’atteggiamento urlato che non ha molto senso e non aiuta chi legge e magari è scettico perchè c’è una paura molto forte a livello inconscio per le condizioni in cui versa l’ecosistema. Bisognerebbe lavorare maggiormente sulla consapevolezza culturale come sostengono il metereologo Luca Mercalli e il geologo Mario Tozzi. Su questa scia ho sempre cercato di affrontare l’argomento proponendo una via spirituale nell’accezione laica del termine, adoperando la percezione, i sensi, le nostre emozioni e i pensieri che possiamo confrontare interessandoci a ciò che accade attorno a noi.
Chi è quindi il geopoeta?
Ognuno di noi, anche se magari non se ne rende conto. Tutti dobbiamo rifarci alla scintilla poetica iniziale per avere una consapevolezza più forte e cogliere la poiesis dei greci che è l’idea della creazione. In ogni momento la natura è creativa, come hanno evidenziato Goethe e molti grandi scienziati. È un invito a riconoscere quella particolare connessione che abbiamo con un determinato territorio, che è una relazione poetica dotata di un sistema di sentimenti. Il libro è un percorso “dalla terra alle stelle” e inizia con un capitolo critico verso il modo in cui la geografia è stata e tuttóra viene trattata dal ministero dell’istruzione negli ultimi vent’anni: il colpo definitivo lo ha dato il decreto scuola qualche anno fa, tant’è che la Società Geografica Italiana ha creato il sito sosgeografia.it.
È un’emergenza?
Si, il problema è che se le persone non conoscono la geografia il territorio può essere tranquillamente saccheggiato come è già stato fatto. Puoi discutere con loro ma risponderanno che gli ambientalisti sono esagerati: se non si ha presente come sono i luoghi attorno a noi non si notano nemmeno gli interventi che li trasformano. C’è poca attenzione e lo mostra il fatto che i siti internet istituzionali di molti Comuni non contengono informazioni sulla geografia locale e ritengo che sia per lo meno curioso.
Come se lo spiega?
Non è il frutto di un complotto ma della scarsa considerazione per questo aspetto: è quello che accade quando nella relazione con i propri familiari non si pensa che al mattino si potrebbe dare un bacino in fronte al figlio o un bacio alla moglie prima di uscire di casa. Si dà per scontato questo legame affettivo, perchè la natura ci ha dato l’amore e che si voglia o meno ne facciamo parte. Ogni persona nei propri luoghi deve sentirlo e riconoscerlo. Spesso, invece, non ci accorgiamo dell’ambiente che ci circonda, per esempio con la caduta del ponte Morandi molti hanno notato che era costruito vicino alle case ma non se ne erano resi conto prima, quando lo attraversavano magari per andare al mare.
Come è strutturato il libro “Il geopoeta”?
È composto da nove capitoli. Il primo, emblematico, si intitola “La geografia è poetica” ed evidenzia come ognuno di noi contribuisca a scrivere il libro del nostro pianeta, come suggerisce il termine “geografia”, dal greco “scrittura della Terra”. Si prosegue con un excursus e diversi esempi, come un capitolo che si intitola “Nella valle dell’occhio”, che è esistente, nelle Orobie, ma ho cambiato il nome perchè non volevo che il lettore si concentrasse troppo su ciò che già conosce. Così fornisco una descrizione per invitare a considerare ciò che può trasmettere il territorio. Poi c’è una parte più artistica facendo riferimento, fra l’altro, a un film di Truffaut “Il ragazzo selvaggio” per parlare del senso del selvatico dentro di noi, ma anche a un dialogo interiore con il pittore Giovanni Segantini. C’è anche un capitolo sulla musica, che è la mia vita e penso sia la più grande espressione umana.
Ma cosa la colpisce in particolare della natura?
Non c’è qualcosa di specifico, semplicemente sento un legame di appartenenza avvertibile da tutti. Secondo me le persone dovrebbero ascoltare meno la visione riduzionistica della vita che ci vorrebbe sempre impegnati a lavorare, produrre e parlare di pil, e pensare a cosa sia il benessere e lo stare bene. Bisogna ridare fiducia alle proprie percezioni, che hanno un valore e devono rimetterci in connessione con noi stessi. In questo modo pian piano diventeremmo più sensibili all’ambiente, ne avremmo maggiormente cura e saremmo più portarti ad accorgerci quando non viene rispettato.
Come si può acquisire questa sensibilità?
Basta soffermarsi, ammirare l’ambiente e vedere la sua bellezza: questa è poesia. E bisogna coltivare questa sensibilità: ci sarebbero riflessi positivi anche sul benessere delle persone.
Per concludere, quali sono i suoi prossimi progetti per il futuro?
Il 15 novembre concluderò il tour geopoetico presentando il libro al museo di storia naturale a Milano per Bookcity insieme a Luca Rota, studioso di paesaggi, blogger e scrittore. Inoltre, continuerò a organizzare camminate letterarie e a partecipare a incontri come quello di Castione. A fine novembre, poi, uscirà il mio nuovo libro, dal titolo “Attraverso le terre del suono” (edizioni Underground?) dedicato alla forza creativa e di immaginazione che la musica è in grado di suscitare in noi.
Foto copertina di Alessandra Merisio
Foto interna al testo di Diego Bucconi
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