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Bergamo

Incidente di Azzano, il sindaco Gori: “Bergamo cerca un senso di fronte ad una tragedia che devasta il cuore”

Il sindaco Giorgio Gori esprime tutto il dolore della città di fronte alla tragedia di Azzano

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, domenica pomeriggio 4 agosto ha voluto incontrare le famiglie dei due giovani coinvolti nella tragedia di Azzano.

È stata una vicinanza silenziosa per dimostrare tutto lo sgomento della città di fronte a questo dramma.

Gori prima ha fatto visita ai genitori di Luca Carissimi, 21 anni, morto poco dopo l’investimento sulla Cremasca. Il sindaco ha incontrato Marco e Cristina Ceribelli, nella loro abitazione in via Borgo Palazzo, poi si è recato in ospedale per stare vicino ai genitori di Matteo Ferrari, 18 anni, ancora in terapia intensiva.

“Non credo ci sia dolore più grande di quello di un padre e di una madre che perdono tragicamente il proprio figlio, nulla di più straziante – scrive Giorgio Gori -. Ieri ho abbracciato i genitori di Luca Carissimi e di Matteo Ferrari, i due ragazzi di Borgo Palazzo falciati sulla strada di Azzano nella notte tra sabato e domenica. Non avevo parole, solo la carezza di un papà a padri e madri messi di fronte ad una prova più grande di loro, il desiderio di portare loro un poco di conforto, la vicinanza mia e di tutta la città. Perché quando succede una cosa così, quando si perdono due giovani vite per il più stupido dei motivi – quella di Matteo è ancora appesa al battito del suo cuore ma i medici non hanno dato speranze – è tutta una città che piange, non solo due famiglie. E’ tutta la città che si chiede come sia possibile, che cerca un senso di fronte ad una tragedia che devasta il cuore. Non ho trovato rabbia negli occhi di questi genitori, e sì che sarebbe stata comprensibile, tanto meno desiderio di vendetta. Di giustizia – quella sì – ma forse ne avvertiamo più noi il bisogno, perché ci preme che una cosa così non debba più accadere, e serve per questo che le responsabilità non restino impunite. Per chi ha cresciuto quei ragazzi – per chi li ha nutriti, educati, protetti e amati fino ai loro 21 e 18 anni – alla fine conta poco, di fronte al fatto enorme di non averli più tra le braccia. Ha detto bene don Eliseo, il parroco di Sant’Anna: un figlio che viene portato via così, la ragione non riesce a comprenderlo, solo la fede può dare la forza di superare una cosa così inspiegabile, l’idea che un altro Padre lo stia abbracciando in questo momento. E comunque, anche per chi non ha la fortuna di credere, questi due ragazzi lasciano un segno profondo, un seme destinato a dare frutti. Basta leggere i commenti degli amici, bastava vederli ieri sera fuori dalla Terapia intensiva che ha accolto Matteo, basta parlare con i vicini di casa delle Canarie e di via Serassi, o con i negozianti delle botteghe del Borgo. In una città che a volte fatica a ritrovarsi, in un tempo che suggerisce velocità e indifferenza, il Borgo resiste come luogo dell’incontro e della condivisione. Puoi anche far finta che non sia così, finché non arrivano momenti come questi. In cui il tuo quartiere, quello in cui sei nato e cresciuto, ti si stringe attorno e ti fa sentire meno solo”.

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