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L'intervista

“Dal Medioevo ai giorni nostri: ho ricostruito l’albero genealogico dei Donadoni” fotogallery

Stefano Perico (classe 1981) illustra la rigorosa e articolata ricerca dalla quale è nato il libro "Come una foglia - I Donadoni, una famiglia bergamasca dal Medioevo ai giorni nostri".

“Iniziando da mia nonna paterna ho ricostruito l’albero genealogico dei Donadoni d’Italia”. Così Stefano Perico (classe 1981) illustra la rigorosa e articolata ricerca che lo ha condotto in un appassionante viaggio nei secoli sino a risalire alle origini di questa famiglia.

Un lavoro che ha dato vita a un libro, intitolato “Come una foglia – I Donadoni, una famiglia bergamasca dal Medioevo ai giorni nostri”, pubblicato da Marcianum Press. È il frutto di un lungo percorso in cui s’incontrano tante persone che hanno legami di parentela più o meno stretti. Fra loro ci sono anche l’allenatore Roberto Donadoni e il cantante Roby Facchinetti. Abbiamo intervistato l’autore di questa pubblicazione per saperne di più.

Come mai ha deciso di dedicarsi a questo progetto?

Sono affascinato dalla storia, soprattutto di quella locale e ho sempre sentito dentro di me un richiamo un po’ misterioso a conoscere il passato della mia famiglia. Ho avviato una ricerca per tutti e quattro i cognomi dei miei nonni approfondendo i Donadoni perché avrei potuto reperire il materiale partendo dal nostro territorio. Mia nonna paterna, di cognome Donadoni, è vissuta a Cà Bergnino, tra Sotto il Monte Giovanni XXIII e Mapello, vicino all’abbazia di Sant’Egidio a Fontanella. Il paesaggio circostante mi ha sempre affascinato e le pareti di quella casa, storicamente abitata dai Donadoni, riescono a trasmettermi qualcosa di particolare. Ora in quel luogo non c’è più alcuna traccia di quel cognome se non grazie alla mia indagine, con cui ho scoperto che dal 1605 è appartenuta ai Donadoni detti de Bergninis. Il nome della località potrebbe derivare da loro, o viceversa, non ho ancora scoperto questa corrispondenza.

E quando ha iniziato la ricerca?

Ho sempre avuto la volontà di effettuarla, ma da una decina d’anni, compatibilmente con il lavoro, sono riuscito ad avere più tempo per svolgerla. Nel 2017, poi, ho incontrato don Roberto Donadoni, direttore della casa editrice Marcianum Press, che mi ha spronato alla pubblicazione di un libro. Il titolo “Come una foglia” indica che mi sento come una piccola foglia in un grande albero, del quale tutti noi facciamo parte. Mi sono reso conto di avere tanti parenti che non conosco: spesso non ci pensiamo, ma le persone che incontriamo per strada possono avere legami di parentela con noi anche se non sappiamo chi sono.

Come ha cominciato?

Ho consultato molti archivi parrocchiali, comunali e di Stato (dove sono conservati molti fondi notarili), il prezioso archivio della Biblioteca Angelo Mai, lo sconosciuto Luogo Pio Colleoni e molti altri a livello nazionale. Mi sono recato in tanti Comuni e in numerose parrocchie bergamasche e non solo: sono stato nelle bassa pianura bresciana, nel Triveneto e nel Mezzogiorno scoprendo che tutti i Donadoni discendono da un nucleo principale che trae le sue origini qui a Bergamo. L’origine si fa risalire almeno al Medioevo, ma c’era un grosso problema.

Quale?

Numerosi documenti hanno permesso di dimostrare la discendenza dei Donadoni da due capostipiti, entrambi cittadini poiché residenti a Bergamo, ma da ognuno parte un ramo distinto: uno si sviluppò in Val Seriana e l’altro in Val San Martino. Entrambi si chiamavano Simone: il primo, vivente nel 1228, quando acquistò terreni a Olera, mentre il secondo, citato in un documento del 1378, a Gronfaleggio frazione di Pontida. Da queste ramificazioni ne derivano altre: dal ramo della Valseriana scaturisce quello di Poscante e Grumello degli Zanchi, mentre dalla Val San Martino si lega quello dei Donadoni detti de Bergninis di Mapello. Appurato tutto questo, era necessario capire se i due Simone fossero in qualche modo parenti e si è riusciti a scoprirlo grazie all’esame del dna effettuato da alcuni attuali discendenti.

Ci racconti

Lo scorso anno ho presentato la mia ricerca all’ex presidente della Provincia di Bergamo il prof. Matteo Rossi che rimase colpito sia dalla parte documentale che da quella scientifica, confermata dal test del dna e mi concesse il patrocinio dell’operazione editoriale. Per il dna ho coinvolto una decina di persone che portano il cognome Donadoni: tre appartengono al ramo della Valseriana, tre della Val San Martino e quattro provenienti da diverse zone d’Italia. I risultati hanno evidenziato con un buon livello di probabilità che entrambi i rami discendano da un unico antenato vissuto in epoca medievale. Sempre dal dna è emerso che tutti i Donadoni appartengono all’aplogruppo R1b del cromosoma Y, presente in Europa occidentale, Eurasia centrale e in alcune regioni dell’Africa sub-sahariana e centrale. Si ritiene che si sia originato in Asia occidentale circa 18.500 anni fa e sia entrato in Europa prima della fine dell’ultima glaciazione (circa 12.000 anni fa).

Tra i Donadoni ci sono personaggi famosi?

Ce ne sono molti e in ogni epoca. Non erano nobili ma hanno sempre ricoperto ruoli importanti. Tra le personalità appartenenti al ramo della Val San Martino spiccano l’allenatore Roberto Donadoni, l’attore Maurizio, il poeta e letterario Eugenio Donadoni e suo figlio Sergio, egittologo. E poi c’è il cantante Roby Facchinetti, storico componente dei Pooh, nipote del compositore di musica sacra Noè Donadoni, discendente dei Donadoni De Bergninis. Mi piace ricordare anche un cavalier Donadoni che, nella metà del Cinquecento, partì da Pontida per difendere la Santa Casa di Loreto (Ancona) dagli attacchi dei pirati che infestavano il Mediterraneo. Esistono molti dipinti che raffigurano illustri membri di questa famiglia, ad esempio Casimiro Donadoni, notaio dell’Imperatore, rappresentato in un bellissimo dipinto conservato al Museo Revoltella di Trieste. Anche lui discende dal ramo della Val San Martino.

E tra quelli della Valseriana?

Tommaso Donadoni cancelliere di Bergamo alla fine del Trecento e il notaio Gabriele che, nella metà del Cinquecento, autenticò la copia della “Descrizione di Bergamo e suo territorio” scritta dal capitano Giovanni da Lezze per conto della Serenisisma. Da lui nacque il ramo che fece più fortuna grazie al commercio della lana e della seta e ai ricchi matrimoni. Uno su tanti quello tra Camilla Donadoni con l’imprenditore Augusto Pesenti, fondatore di Italcementi, fino ad arrivare a Filippo, l’arciere di Alzano Lombardo, uno degli ultimi discendenti di questo casato al quel era legato il famoso detto “Gò mia la borsa del Donadù” per indicare l’abbondante ricchezza. Tra i Donadoni che si erano trasferiti a Poscante ci sono le famiglie dell’attrice Gisella e del giornalista Dino, direttore del settimanale “La domenica del popolo”. Nella Bergamasca e in Italia sono molti i palazzi appartenuti a questo casato, si trovano ad Alzano Lombardo a Pedrengo, nel Veneto ma anche a Melfi, a Napoli, dove spiccano alcuni Donadoni procuratori del Banco di Pietà e inseguito divenuti nobili e poi a Foggia, città che ebbe nell’Ottocento due sindaci con questo cognome. Il legame tra questo ramo pugliese con i Donadoni della Valseriana è stato confermato recentemente proprio grazie al test del dna.

C’è ancora qualche “tassello mancante”?

Si, ci sono molti aspetti da approfondire. Per esempio non sono ancora riuscito a trovare il collegamento tra l’albero genealogico e il poeta Mario Donadoni nato a Bovolone (Verona): sarebbe interessante che un discendente effettuasse l’esame del dna. Altri sono in provincia di Napoli, per esempio a Torre del Greco, dove nacque il padre del rapper Moreno, diventato famoso negli ultimi anni. Probabilmente fanno parte di questa famiglia, ma saperne di più è una loro scelta: chiunque voglia capire l’esistenza di legami di parentela può sottoporsi autonomamente al test del dna e confrontare i risultati con i dati indicati nel gruppo “Origins Donadoni, Italy” creato sito dell’istituto tedesco YSEQ DNA.

Per concludere, la sua ricerca proseguirà?

Continuerò con l’intento di riuscire laddove ho dovuto sospendere questi studi per mancanza di tempo, di materiale o di risposte dai membri che ho contattato. Sono consapevole che le famiglie Donadoni da ricostruire sono molto più numerose, ma le informazioni che ho raccolto possono essere un buon punto di partenza per chi desideri intraprendere questo viaggio nel tempo. Resto a disposizione per chi vuole approfondire. Aggiungo che il successo di questo lavoro è anche merito di molte persone, Donadoni e non, incontrate durante il percorso di ricerca e che ringrazio per il contributo e la collaborazione.

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