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Terno d'isola

“Felicita e Thomas ricordiamoli per come sono vissuti, non per come se ne sono andati” fotogallery

Le due bare hanno raggiunto la chiesa parrocchiale poco dopo le 10, gremita di persone per dare l'ultimo saluto

“Felicita e Thomas meritano di essere ricordati per il modo in cui sono vissuti, l’uno per l’altra, e non per come se ne sono andati”.

È questo il messaggio che don Alessandro Baitelli, parroco di Terno d’Isola, ha lanciato durante l’omelia ai funerali di Felicita Carminati, 71 anni, e del figlio Thomas Arrigoni, 44 anni, trovati morti nella loro casa a Terno d’Isola.

Le due bare, giovedì mattina, 4 luglio, hanno raggiunto la chiesa parrocchiale poco dopo le 10, gremita di persone per dare l’ultimo saluto. Sul feretro di Thomas rose bianche e blu, e una sciarpa della Juventus, la sua squadra del cuore. Su quello della madre rose rosse e lo stendardo del Perdono d’Assisi.

Il dramma di un destino, per chi ci crede, che sembra accanirsi contro i più deboli e indifesi. Un dramma che colpisce, per la sua apparente assurdità. La donna, vedova, si occupava ormai esclusivamente del suo unico figlio disabile, affetto fin dalla tenera età dalla distrofia muscolare di Duchenne, una malattia neuromuscolare che causa la degenerazione progressiva dei muscoli scheletrici, lisci e cardiaci fino all’impossibilità di muoversi senza ausili esterni.

Felicita è morta proprio mentre lo assisteva per l’ultima volta: un malore l’ha improvvisamente stroncata e ha privato Thomas del sostegno necessario per sopravvivere. Il 44enne, difatti, viveva attaccato a una bombola d’ossigeno che gli serviva per respirare: è morto non appena la riserva di gas è terminata.

La sua malattia era stata scoperta in tenera età. Una sindrome degenerativa, che nel giro di pochi anni lo aveva costretto prima su una sedia a rotelle, poi immobile a letto. Viveva grazie all’assistenza della donna ormai anziana, che trascorreva giorno e notte al suo capezzale. Il 44enne ormai riusciva solo a parlare. Aveva un telefono cellulare a comandi vocali, ma quando la madre sabato notte è svenuta, l’apparecchio era in un’altra stanza. Senza possibilità di muoversi e di aiutarla, l’ha osservata mentre moriva e terminata la batteria del respiratore si è spento anche lui.

Una vicenda terribile, che ha colpito una famiglia che era già stata abbastanza sfortunata. Nel 1995 Massimo, papà di Thomas, era venuto a mancare dopo un infarto. Alla fine del 2000 madre e figlio si erano trasferiti nella villetta di via Casolini. Lì, una decina di anni fa, in bagno era morta, sempre per infarto, la madre di Felicita. Con loro viveva anche Carlo, fratello della 71enne, che si è spento tre anni fa a causa di un’epatite.

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