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L’intervista

Il bergamasco Komatsu San in concerto all’Alcatraz: “Un sogno che si avvera” fotogallery

Venerdì 28 giugno il giovane cantante orobico Aldo Gambarini, in arte Komatsu San, sarà tra i protagonisti della finale nazionale del contest “Emergenza”.

“Un sogno che si avvera”. Così il giovane cantante bergamasco Aldo Gambarini, in arte Komatsu San, definisce l’opportunità di esibirsi all’Alcatraz di Milano venerdì 28 giugno alle 20.

Il live viene proposto all’interno della prima della due serate della finale italiana del contest mondiale “Emergenza”, mentre la seconda si svolgerà la sera successiva, sabato 29 giugno. Il vincitore, scelto dalla giuria insieme al pubblico in sala, suonerà come finalista internazionale sul palco del Taubertal Open Air Festival, in Germania, ad agosto 2019.

Il ventenne orobico salirà sul prestigioso palcoscenico milanese proponendo i suoi cavalli di battaglia, le canzoni che ha scritto e pubblicato nel suo primo ep uscito il 1° giugno dello scorso anno. Ad accompagnarlo ci saranno Alice Consonni (seconda voce) e Simone Battaglia (batteria).
Bergamonews lo ha intervistato per raccogliere le sue impressioni su questo evento e per conoscere meglio il suo percorso artistico.

Quando è nata la sua passione per la musica?

L’ho scoperta all’età di 11-12 anni perchè frequentavo il centro di aggregazione di Torre Boldone dove venivano organizzate feste e i ragazzini facevano i dj. A Natale ho chiesto ai miei genitori di regalarmi una console e ho cominciato a mixare addentrandomi nel mondo dei deejay. Ascoltavo molta musica di tutti i generi e di tutte le epoche: non sono molto selettivo e penso che sia un vantaggio.

Come mai?

Perchè non avere alcun pregiudizio mi permette di carpire gli elementi dei vari generi cogliendone le sfumature. Man mano ho ampliato le mie conoscenze musicali e a 14 anni ho imparato a utilizzare programmi per creare musica: non mixavo più solo brani esistenti ma iniziavo a comporre brani miei, erano pezzi strumentali abbastanza semplici ma orecchiabili. Nel 2016, quando avevo 17 anni, ho introdotto l’uso della voce: mi sono reso conto che era un elemento molto importante per ottenere maggior potenza comunicativa. Nel frattempo ho lavorato come dj per un’agenzia di eventi animando serate a tema nei locali e feste private, poi il progetto “Komatsu San” ha preso il sopravvento.

Ci spieghi

Nel 2016 ho lasciato la console per dedicarmi a questa nuova esperienza. Mentre stavo creando un account su SoundCloud, avevo già pronto le canzoni e i titoli però mi sono reso conto che non avevo un nome d’arte. Essendo appassionato di cultura giapponese, avevo appena finito di vedere un anime intitolato “Nana” la cui protagonista si chiama Nana Komatsu, quindi ho pensato di scegliere il suo cognome. San, invece, è un suffisso abbastanza informale con cui vengono chiamate le persone di ogni età in Giappone, un Paese che mi ha sempre affascinato molto.

Perchè?

L’ho visitato e mi è particolarmente piaciuta una sua caratteristica, ossia l’accostamento tra un estremo progresso e la tradizione, due dimensioni che spesso paiono in contrasto fra loro e invece là coesistono armoniosamente.

Come mai ha deciso di usare un nome d’arte?

Ho pensato di adottare uno pseudonimo perchè sarebbe stata una scelta originale: nella musica elettronica, infatti, generalmente gli artisti usano il proprio nome magari in una forma semplificata, mentre io volevo distinguermi. Komatsu San era un nome perfetto: suonava bene e aveva un fascino esotico… Inizialmente era solo un nome, poi, quando ho cominciato a esibirmi live è diventato un personaggio: tengo concerti e sul palco sono affiancato da Alice Consonni (seconda voce) e Simone Battaglia (batteria), mentre io sono voce, produttore e autore dei pezzi come ha fatto Calvin Harris, uno dei primi big che ho ascoltato quando ho scoperto il mondo della musica elettronica. E posso dire che fare il dj mi ha aiutato.

In che senso?

Mi ha dato una marcia in più perchè la musica che suono piace innanzitutto a me, ma stare alla console mi ha abituato a capire cosa piace alla gente: sul palco devi riuscire a coinvolgere le persone e correggere il tiro appena vedi che non si stanno divertendo.

E quando è stato il suo primo live?

Ci siamo esibiti la prima volta al Vecchia scuola pub di Palazzolo Sull’Oglio l’anno scorso, nel 2018 e c’è un aneddoto particolare legato a quella data: Simone soffriva di attacchi d’ansia, non suonava da tanto tempo e un’ora e mezza prima del live stava malissimo. Avevo con me le basi senza le percussioni e mi sono trovato senza batterista, così ho chiesto ad alcuni amici se tra loro ci fosse qualcuno che avesse potuto sostituirlo ma nessuno conosceva questo strumento. Ho domandato se almeno uno avesse il senso del ritmo e fra loro c’era Nicolò, che sapeva suonare il flauto traverso, e accettò di salire sul palco. Alla fine è andata bene, ci hanno richiamato, stavolta con Simone, che ha temprato il suo spirito e adesso è una roccia.

Che genere di musica propone?

Abbiamo avuto spazio nella trasmissione “Mtv New Generation” e ci hanno definito synth punk ed elettro clash, due generi a cavallo tra la musica techno e il punk. Sul palco siamo vestiti e truccati in maniera eccentrica: indossiamo costumi dai colori decisi e tutto è studiato nel minimo dettaglio.

A quali artisti si ispira?

In Italia mi hanno spesso associato ad Alberto Camerini, un artista originale che ammiro tantissimo ed è stato uno dei primi a portare l’elettronica in Italia. Ha sempre dato importanza al suo personaggio, facilmente riconoscibile dal pubblico, un aspetto fondamentale in questo settore. A livello internazionale l’ispirazione principale arriva dai Crystal Castels e da diversi gruppi della galassia synth punk.

Quest’anno siete tra i protagonisti della finale italiana di “Emergenza”: come è nata la vostra partecipazione a questo contest?

Ci siamo iscritti a questo contest perchè offre importanti opportunità per artisti come noi: è organizzato su scala internazionale, si svolge in Italia ma anche in molti altri Paesi e a Bergamo fa tappa al Druso dove ci siamo esibiti lo scorso 24 febbraio. Con nostro sgomento abbiamo passato il turno suonando al Legend Club di Milano e siamo arrivati alla finale nazionale in programma venerdì 28 giugno all’Alcatraz di Milano. Suonare su questo grande palcoscenico è un sogno che si avvera: tante volte sono stato in questo locale come ascoltatore mentre ora mi trovo dall’altra parte, è emozionante e sono curioso di venire a contato nuovamente con il pubblico milanese. Proporremo i nostri cavalli di battaglia, contenuti nel primo ep, prodotto interamente da me e uscito il 1° giugno dell’anno scorso. Di un pezzo contenuto in questo lavoro c’è anche un video.

Di cosa si tratta?

Il brano s’intitola “Y generation” e il relativo video, girato in un’ex fabbrica di candele nella bergamasca, una location particolarmente suggestiva, si può vedere anche su Youtube. Lo abbiamo realizzato artigianalmente impegnandoci per ottenere il risultato migliore, lo abbiamo sottoposto a “Mtv New Generation” ed è stato apprezzato.

Per concludere, a quali nuovi progetti sta lavorando?

Ho preparato una quindicina di pezzi inediti per pubblicare il nostro primo lp. Durante l’estate lo registreremo e lavoreremo al relativo video: tutto dovrebbe concludersi in autunno con la diffusione dell’album, che sarà reperibile anche sulle piattaforme online. Inoltre, siamo disponibili per esibirci nei locali della Bergamasca e non solo: colgo l’occasione per invitare i gestori a contattarci.

Per assistere al concerto all’Alcatraz è possibile scrivere via Instagram al gruppo chiedendo di essere inseriti nella lista per avere il biglietto di ingresso a prezzo ridotto. Alla cassa, invece, si troveranno tickets a ingresso pieno.

Maggiori informazioni e aggiornamenti sull’attività di Komatsu San:
instagram: @komatsu_san
facebook: https://www.facebook.com/djkomatsusan/
bandcamp: https://komatsusan.bandcamp.com/album/viagra-yakisoba
videoclip: https://www.youtube.com/watch?v=vtYjeFHlfj4

 

Foto di copertina: Monelle Chiti 
www.monellechiti.com

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