Il Comune di Bergamo lancia l’iniziativa “We are +” per sensibilizzare la comunità bergamasca e provinciale sul tema dei rifugiati con una serie di interessanti eventi.
Il progetto è del Coordinamento Provinciale Bergamasco Enti locali per la pace e i Diritti Umani e da SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), con la collaborazione di Caritas, Solco Città Aperta, Rete Della Pace di Bergamo, Fondazione Casa Amica, Confcooperative Bergamo, Università degli Studi di Bergamo e ATB (Azienda Trasporti Bergamo).
“We are + comprende cinque eventi, due sono già stati presentati alla cittadinanza – spiega Marzia Marchesi, Assessore all’Educazione alla cittadinanza e alla pace – giovedì 20 giugno si svolgerà il corteo “We are +”, proprio nella giornata mondiale del rifugiato. Durante questa giornata , istituita nel 2000 dalle Nazioni Unite per ricordare lo statuto del 1951 sui diritti dei richiedenti asilo, alle 17 si terrà all’Università di Bergamo un incontro con i professori Ivo Lizzola e Paola Gandolfi, seguiranno le testimonianze degli ospiti Sprar della bergamasca.
Alle 18.30 un corteo di biciclette attraverserà la città, partendo dalla sede dell’Università in via dei Caniana fino al Parco Goisis. L’Atb collaborerà all’evento fornendo 15 biciclette per chi non avesse la propria. Verso le 19.30 al parco Goisis si terrà il coinvolgimento teatrale “Più energia” con tema lingua e cultura dei richiedenti asilo, seguito da un buffet. L’obiettivo – secondo Marchesi – è promuovere una città più coesa. Soltanto la conoscenza diretta può superare i pregiudizi e permettere ai cittadini di entrare in iterazione con i rifugiati”.
Il cartellone degli eventi vede già realizzati: il progetto Naange, sartoria etnocreativa a Monterosso in Piazza Pacati che si è svolta sabato 15 giugno, mentre lunedì 17 giugno “Belle storie” racconti di storie dal mondo” si è svolto all’oratorio di Trescore.
In calendario ci sono, venerdì 21 giugno, al Macondo Caffè Letterario di Bergamo “Sulla strada dello Zafferano: incrocio di geografie e culture” e, infine, domenica 23 giugno “Cena dal mondo” all’oratorio di Dalmine.
L’Assessore alle Politiche Sociali Marcella Messina sottolinea che SPRAR accoglie 38 persone (di cui quattro donne) a Bergamo. “L’impegno di questo ente, finanziato direttamente dal Comune – prosegue Messina – è quello di ricostruire delle vite spezzate e può essere tale, solo se la risposta è collettiva. Questo punto deve rinforzarsi anche se il dialogo sta già avvenendo con il mondo della scuola, con il mondo dell’occupazione e con il mondo della comunità con i quartieri locali”.
Il progetto “We are plus”, letteralmente “noi siamo di più”, vuole sottolineare non l’aumento numerico dei rifugiati presenti nel nostro paese ma quanto le persone che vengono banalmente definite così siano molto di più di semplici rifugiati. Sono anime, storie, cuori e cervelli e come tali portano energia e la immettono sia nella comunità che nella nostra stessa vita. Perciò è nata la collaborazione con l’università, in quanto è un organo in cui si da per rimettere e per far crescere noi e chi ci sta intorno. A questo proposito è stato creato l’incontro di giovedì prima del corteo che ha l’intento di mettere a frutto i colori e le stesse capacità dei richiedenti, che solitamente vengono utilizzati come forza lavoro.
Francesco Bezzi, della Caritas Diocesana Bergamasca, afferma: “Si stanno sviluppando alcune start-up grazie all’aiuto degli avvocati, o esperienze di autoimpresa, in cui gli imprenditori mettono a disposizione piccole somme di denaro per l’avvio di piccole aziende”. Bruno Goisis di Consorzio Solco Città Aperta espone alcuni dati nella provincia di Bergamo, sottolineando il problema della scomparsa di circa 1250 richiedenti asilo rispetto ai 2250 di giugno 2017. Il motivo di questa migrazione è principalmente il lavoro e la meta più gettonata è il sud italia, soprattutto nei campi e nelle stalle. Pochi infatti, spiega Goisis, tentano una vita nel nord Europa e in tutto Sprar comprende 163 persone tra cui alcune famiglie ed è un’iniziativa che parte direttamente dal comune e coinvolge la finanza.
Infine ha parlato Francesco Chiesa, di Rete Per La Pace di Bergamo che ritiene che “solo con l’incontro viene tolto questo iniziale conflitto” e che “si abbandonano le armi dopo le difficoltà dell’inizio incontro” Per poter fare in modo che avvenga un incontro tra cittadino e profugo, si devono depositare quelle armi che alzano barriere e ostacoli, e che dipingono lo straniero come un estraneo lontano e pericoloso. Solo in questo modo lo scopo dell’iniziativa We Are Plus potrà essere raggiunto con successo, per creare un futuro di integrazione.
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