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La storia

Anoressia: all’inizio è una sfida con te stessa, poi entri in un tunnel

Sofia ci scrive. È una ventenne bergamasca. Racconta un percorso che finisce dentro un tunnel. Da cui si può uscire.

Sofia ci scrive. È una ventenne bergamasca. Racconta un percorso che finisce dentro un tunnel. Da cui si può uscire.

Molti pensano che ammalarsi di anoressia significhi voler apparire. Ma come si può pensare che la gente voglia apparire nel momento in cui sta attraversando la strada dell’autodistruzione?

Si inizia con una banale dieta. Si parte facendo tanto movimento ed eliminando la pasta e il pane.

I primi chili iniziano a scomparire, ma non ci si accontenta. Anzi. Ci si sente in grado di fare qualcosa e il perdere chili diventa una sorta di sfida con se stessi. Per intenderci, se si dimagrisce si è brave, se si rimane stabili si è un fallimento.

Però a un certo punto eliminare la pasta e il pane non basta più. Si tolgono i condimenti come sale ed olio, ci si aggrappa alle scuse più stupide per non mangiare: ogni cosa ingerita deve essere bruciata, la mente diventa una calcolatrice per le calorie, si imparano e si conoscono i valori nutrizionali di ogni singolo alimento, non si esce più in compagnia non solo per paura di cedere in tentazione di fronte a qualche “cibo spazzatura”, ma anche perché mangiare di fronte agli altri inizia a diventare fonte di disagio.

Ovviamente queste azioni non vengono compiute in contemporanea. Il percorso è lungo e buio e le tappe per mettere nel proprio zaino gli elementi per farsi del male sono troppe.

Paradossalmente non mangiando ci si sente forti. Dico paradossalmente perché sia il corpo che la mente subiscono un costante declino.

Le scale di casa sono difficili da salire, dopo pochi metri si ha il fiatone, la notte non si dorme perché si ha fame da morire e la sera si crolla sul divano come se si avessero fatto 13 ore di lavori forzati.

Anche il cervello inizia ad annebbiarsi.

Gradualmente subentrano tristezza e paranoie e ci si chiude a riccio dentro una corazza fatta di spine e guai a chi prova ad avvicinarsi. Si fatica a fidarsi delle persone, perché tante sono state perse durante la strada.

Sapete, non tutti reagiscono bene di fronte al concetto di malattia. C’è chi si spaventa e magari non sa come comportarsi ma c’è anche chi semplicemente ti volta le spalle perché ciò che ti sta succedendo non gli interessa.

Però vi dico, se Dante è riuscito ad uscire dalla famosa selva oscura che la diritta via era smarrita, tutti possono farcela a trovare il modo per uscire dal tunnel dei disturbi alimentari.

Io qui sopra ho banalmente accennato al tema dell’anoressia ma esistono anche bulimia, vomiting e binge eating e nessuno di questi va sottovalutato.

Penso che la cosa fondamentale sia ritrovare la fiducia persa nei confronti delle persone. Insomma, ci si deve fare aiutare. Si deve parlare , piangere, urlare e sfogarsi.

Bisogna tirare fuori quel dolore che ci porta a manifestare le nostre sofferenze attraverso il cibo. Perché non c’entrano il corpo e l’apparenza. Conta il “perché” del nostro bisogno di digiunare , di abbuffarsi o di vomitare.

Tornare a mangiare, smettere di ingozzarsi o di rigurgitare il cibo ingerito non sono l’unico passo verso la guarigione. Finché non scacciamo i nostri demoni nulla cambierà mai davvero.

In primis dobbiamo essere sereni con noi stessi. Dobbiamo essere felici!Nel momento in cui si è appagati della propria vita il fisico e il corpo passano in secondo piano. Quando si è sereni e si trova qualcosa che ci fa stare bene nulla può farci più del male.

Una via di uscita da questo tunnel maledetto c’è.

Sedetevi, riflettete e pensate a tutte le cose che quella stronza di malattia vi ha portato via (scusate la volgarità ma la parola stronza forse è ancora riduttiva).

Voi valete , non è di certo un numero sulla bilancia che dimostrerà il contrario. Voi siete importanti per voi stesse! Voi siete l’unica fonte della vostra gioia! La vostra allegria e spensieratezza dipendono solo da voi! Non dobbiamo dare a un concetto astratto il potere di condizionare le nostre vite. Mai!

È vero, un disturbo alimentare lascia una cicatrice indelebile sul cuore. Ma ogni volta che stiamo per cadere dobbiamo guardare quella cicatrice e usarla come stimolo per andare avanti. Capire che non serve a nulla farsi del male perché noi siamo belli così!

La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore. 7
-Audrey Hepburn-

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