“Non mi presto a vivacchiare, a galleggiare. E sono pronto a dimettermi”. A Palazzo Chigi parla Giuseppe Conte. E usa toni duri vero i suoi due vice. Nel suo discorso il premier evoca anche le “dimissioni” e dice basta al clima da campagna elettorale. Basta all’ingerenze dei ministri in aree non di loro competenza. Ma sottolinea anche che le regole dell’Unione europea vanno rispettate, finché non saranno cambiate.
Quello di Conte è un discorso agli italiani, ma soprattutto un avvertimento ai due vicepremier: “Alle forze politiche chiedo una risposta chiara e rapida. Il mio motto è sobri nelle parole e operosi nelle azioni. Ma se continuiamo nelle provocazioni per mezzo di veline quotidiane, nelle freddure a mezzo social, non possiamo lavorare. I perenni costanti conflitti comunicativi pregiudicano la concentrazione sul lavoro – ha detto il premier -. Ora è compito delle due forze politiche decidere se far proseguire questo governo oppure no. Chiedo una risposta chiara e rapida: il Paese non può più attendere”.
Con le sue parole il premier ha anche ricordato che per evitare procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea serve coesione. E ha avvertito: “Una procedura ci farebbe molto male”. Quindi, ha fatto capire che non c’è alternativa alla via del dialogo con Bruxelles: “La prossima manovra dovrà mantenere un equilibrio dei conti perché le regole europee rimangono in vigore finché non riusciremo a cambiarle”.
Conte, però, non ha solo attaccato Lega e Cinque Stelle. Ha infatti sostenuto che non c’è stallo nell’azione. Ha spiegato che l’autonomia – uno dei temi più controversi per l’alleanza gialloverde – non deve aggravare il divario nord-sud. E ha poi assicurato che l’Iva non aumenterà, pur ammettendo che la manovra sarà complessa.
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