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Bergamo segreta

Il Chiostro di Santa Marta, un’oasi di pace a due passi dal Sentierone

Nuova puntata della rubrica domenicale di BGY che oggi fa tappa nel centro di Bergamo

“Discreto e silenziosamente assorto in un raccoglimento quasi sacrale, il chiostro pare starsene in disparte” così Francesco Carpinteri descriveva il piccolo Chiostro di Santa Marta.

Posto a cavallo fra il Sentierone e via Francesco Crispi, il chiostro è ciò che resta dell’antico convento di Santa Marta, dismesso alla fine del XVIII secolo è divenuto negli ultimi anni un luogo di pace e silenzio, oltre che un centro dedicato a incontri culturali e mostre.

L’edificio, nato su volontà del beato Venturino da Bergamo, venne costruito dalla popolazione e dal Comune di Bergamo a partire dal 4 luglio 1340 (data di posa della prima pietra) e consacrato dal vescovo Lanfranco nel 1377.

Adibito a luogo di culto e a sede delle monache domeniche presenti in città, il convento fu affrescato da Pietro da Nova i cui dipinti furono ritrovati durante i lavori di restauro e conservati ora nella Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione.

Posto probabilmente nei pressi di un antico ospedale protocristiano e orientato verso oriente, come richiesto dalla tradizione cristiana, il convento di San Marta divenne in breve tempo uno dei luoghi di culto più importanti della città tant’è che ad esso venne accorpato anche quello anche quello di Santa Caterina di Ardesio, ospitando così durante il Seicento sino a a 52 suore.

Sempre nel corso del XVII secolo, per la precisione nel 1633, iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa attigua, mentre la vita del convento proseguiva rigogliosa, almeno sino al 1798 quando, con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, l’ordine delle Domenicane venne soppresso e il convento trasformato in una caserma.

Con l’avvento della dominazione austriaca i locali divennero magazzini di “proviande militari”, con tanto di forno per il provvigionamento del pane per le truppe, successivamente mercato di prodotti agricoli; tuttavia nel corso dei moti risorgimentali del 1848, per la precisione fra il 20 e il 22 marzo di quell’anno, il convento fu protagonista di insurrezioni patriottiche e per questo venne evacuato dai militari, passando quindi dalle mani del governo austriaco a quello comunale.

Il 28 ottobre 1914 gli immobili divennero definitivamente proprietà della Banca Popolare di Bergamo che decise di demolire parti del monastero e la chiesa ormai fatiscenti, lasciando però spazio alla nuova galleria Crispi e permettendo così a Luigi Angelini negli anni ’30 e al figlio Sandro negli anni ’90 lo splendido chiostro, che oggi si presenta con la sua originaria pianta ad “L”.

Costituito da un portico sovrastato da una sontuosa loggia, il chiostro ospita lungo la sua parete est una pianta del monastero e della fiera adiacente (demolita nel corso del XX secolo), mentre nel cortile è possibile osservare opere contemporanee come “Suore che comunicano” di Elia Ajolfi, “Untitled” di Anish Kapoor e “Gran cardinale seduto” di Giacomo Manzù.

Oltre al convento non si può dimenticare la presenza nell’area del cosiddetto “boschetto di Santa Marta”, un piccolo polmone verde posto all’incrocio fra Via Borfuro e via XX Settembre dove oggi troneggia il monumento a Lorenzo Mascheroni, un bosco che per decenni fu metà di numerose famiglie bergamasche che, durante i giorni festivi, trovavano ricovero all’ombra degli alberi e che, in alcune particolari occasioni, avevano la possibilità di assistere anche a spettacoli di burattini.

Con l’avvento della modernità e la nascita del Centro Piacentiniano, oltre al convento scomparve anche il bosco, tuttavia a distanza di decenni il chiostro di Santa Marta è rimasto un’oasi di pace dal Sentierone.

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