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La mostra

“Guardami”: lo sguardo empatico di Pepi Merisio sulla Bergamo del dopoguerra fotogallery

Consuetudini e trasformazioni dell'Italia del dopoguerra nella mostra antologica “Guardami”, dedicata al fotografo bergamasco Pepi Merisio, che viene inaugurata mercoledì 8 maggio, alle 18, al Museo della fotografia Sestini.

Il primo piano di un contadino della Val Gandino che osserva il visitatore. Un ritratto fotografico dal quale emerge la fatica e la fierezza di un uomo, rappresentativo dell’empatia che si crea tra fotografo e soggetto. L’unica fotografia firmata a china da Bepi Merisio, summa ideale del lavoro del fotografo bergamasco, accoglie i visitatori all’ingresso di “Guardami”, mostra antologica dedicata proprio a lui, che viene inaugurata mercoledì 8 maggio, alle 18 presso il Museo della Fotografia Sestini.

Un titolo voluto dal fotografo bergamasco, che ha curato la mostra insieme al figlio Luca, con la collaborazione di Roberta Frigeni, promossa e organizzata da Comune di Bergamo e Museo della Fotografia Sestini insieme a SIAD.

Una mostra che, dal 9 maggio all’1 settembre, ospita oltre 250 scatti appartenenti al fondo fotografico Merisio, accolto nel 2018 dal Museo Sestini. Fotografie scattate tra la gente, con un obiettivo 35mm Leica, che “obbliga” il fotografo ad essere parte della scena. Scatti in cui si ritrova l’importanza della sensibilità umana e la costruzione formale dell’immagine, cifra stilistica del lavoro del fotografo di Caravaggio.

Una mostra che, attraverso lo sguardo fotografico di Pepi Merisio, è una vera e propria descrizione dell’Italia del Novecento tra paesaggi e mestieri, ma anche celebrazioni private, ritratti di famiglia e volti comuni.

“Più di una mostra, è la prosecuzione e il completamento del percorso espositivo del Museo” – spiega Roberta Frigeni, direttore scientifico del Museo delle storie di Bergamo. “Un lavoro sul Fondo Merisio, in 300 fotografie, visibili nella mostra e pubblicate sul portale dell’Archivio Fotografico Sestini, in cui si sentono le radici che legano Pepi Merisio a Bergamo” – sottolinea Emilio Moreschi, consigliere delegato della Fondazione Bergamo nella storia. Una mostra che inaugura una nuova stagione di valorizzazione dell’Archivio Fotografico Sestini, con l’apertura di un’ala di esposizione diretta delle fotografie, grazie anche all’aiuto di SIAD. Una summa del grande lavoro di Pepi Merisio, il cui sogno è stato realizzato anche grazie alla nascita del Museo della Fotografia.

Archivio le cui immagini saranno cuore anche del nuovo progetto Cantiere Novecento, come spiegato dal sindaco Giorgio Gori e da Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura, che avrà un nuovo spazio all’interno dell’ex convento, un vero e proprio “core business” del Museo delle Storie, una “certezza di tutela e valorizzazione del patrimonio”.

Fotografie con un senso di coralità profondo, che verranno presentate anche attraverso due nuove postazioni nella sala Workshop del museo, con quasi 20mila immagini catalogate.

La mostra è allestita in un nuovo spazio espositivo del Museo della Fotografia Sestini, realizzato grazie a SIAD, main sposor dell’evento, all’interno dei locali della ex chiesa di San Francesco, con un nuovo allestimento dell’abside, della cappella Bonghi e delle cappelle laterali. Un allestimento che, grazie alla rimozione delle tamponature lignee, viene illuminato dalla luce presente all’esterno del chiosco.

Gli scatti, a cui hanno lavorato tre generazioni della famiglia Merisio (Bepi, il figlio Luca, curatore della mostra, e il nipote), sono raccolti in 5 diverse sezioni tematiche che raccolgono i grandi temi della carriera del grande fotografo bergamasco.

“La famiglia”, ritratti di memorie famigliari, tra territorio bergamasco e il resto d’Italia. Generazioni, rapporto genitori e figli, con uno sguardo anche nei luoghi della vita quotidiana. La sezione “Ex Oriente” mostra le fotografie scattate da Pepi Merisio durante i suoi viaggi in Oriente, al seguito di Papa Paolo VI dove, oltre ai ricevimenti ufficiali, amava fotografare la vita quotidiana, persone comuni e tradizioni dei luoghi. “Il lavoro” riguarda uno dei mondi più esplorati dal grande fotografo bergamasco, tra campi e boschi, operai e contadini, con immagini di impegno quotidiano nelle cave di Schilpario, cave di Carrara e porto di Genova, partendo da Bergamo fino al resto d’Italia. Lavori duri, umili, che stanno scomparendo, ritratti di aziende bergamasche, come la Filanda Fumagalli a Sotto il Monte, che hanno significato lavoro per le comunità bergamasche.

Lavoro ma anche vita comune, dal nord al sud, da Cologno al Serio a Molfetta, con la sezione “La Vita”. Un’ultima sezione riguarda “Stella Matutina”, ritratti di vita religiosa, momenti di quotidianità all’interno del convento di Monte Oliveto Maggiore di Bergamo, diverse tradizioni religiose e una selezione del reportage “In viaggio col Papa”, pubblicato nel 1964 sulla rivista Epoca.

In ogni sezione vengono presentate una selezione originale di immagini vintage, stampate da Pepi Merisio tra il 1960 e il 1970, segnalate da una tinteggiatura grigia sulle pareti.
La mostra “Guardami” ha accolto anche il progetto di alternanza scuola-lavoro di alcuni ragazzi dell’Istituto superiore Simone Weil di Treviglio, che sono stati coinvolti in un percorso preparatorio insieme al Museo delle Storie di Bergamo.

Una mostra che è incontro e confronto tra gli sguardi di fotografo, soggetto e osservatore. Una mostra di fotografie che interpellano direttamente il pubblico, attraverso il racconto, scritto con la luce, di storie umane e globali.

“Fotografia è scrivere con la luce: speriamo”, si augurano i curatori, “di aver scritto una bella pagina”.

GUARDAMI
Mostra antologica di Pepi Merisio

Museo della fotografia Sestini
Convento di San Francesco,
Piazza Mercato del fieno 6/a, Città alta, Bergamo

ORARI
Dal 9 maggio al 31 maggio
Da martedì a domenica 9.30-13.00 / 14.30-18.00

Dal 1 giugno al 1 settembre
Da martedì a venerdì 9.30-13.00 /14.30-18.00
Sabato e festivi 9.30-19.00

Chiuso il lunedì

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