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Il sogno

Atalanta, 56 anni dopo l’ultima volta ecco l’occasione di riscrivere la storia

I nerazzurri il 15 maggio giocheranno la loro quarta finale di Coppa Italia, dopo la vittoria col Torino del 1963 e i ko contro Napoli e Fiorentina

Un sogno, il primo, è stato realizzato con la conquista della finale di Coppa Italia che mancava da 23 anni, dalla stagione 1995-’96.

Ora c’è la storia da riscrivere, quella storia che è ferma a quel 2 giugno 1963, quando Pizzaballa, Pesenti, Nodari, Veneri, Gardoni, Colombo, Domenghini, Nielsen, Calvanese, Mereghetti e Magistrelli alzarono sotto il cielo di Milano l’unico trofeo oggi in bacheca a Zingonia.

Dei grandissimi meriti della società, dai vertici con la famiglia Percassi fino all’ultimo degli osservatori e degli allenatori del vivaio, tanto è stato detto e scritto ultimamente. Così come quelli di Gian Piero Gasperini, che in questi ultimi tre anni è stato il catalizzatore di una miscela che in fondo era sempre stata lì, ma nessuno era riuscita a far esplodere dando vita a una reazione pirotecnica.

Gasperini

E come spesso succede quando le cose vengono fatte bene per davvero, arrivano prima o poi anche i risultati. E nell’intera storia dell’Atalanta nella massima serie, poche volte si era visto ciò a cui si sta assistendo quest’anno.

La formazione di Gasperini, infatti, è in lotta per conquistare un posto in Champions League e si è guadagnata la finale di Coppa Italia.

Un sogno ad occhi aperti per i tifosi bergamaschi, che prima dell’arrivo del Gasp erano abituati a vedere la loro squadra lottare per restare in serie A (nel 2010 l’ultima partecipazione in cadetteria) e a fare da vittima sacrificale nella competizione nazionale già ai primi turni.

Prima delle ultime due edizioni l’Atalanta non raggiungeva i quarti di finale addirittura da 13 stagioni.

Un traguardo che la Dea è riuscita a migliorare lo scorso anno, quando si arrese in semifinale alla Juventus di Allegri; e in questa stagione, con una dolce rivincita proprio ai bianconeri, annichiliti nei quarti di finale per 3-0 a Bergamo.

Freuler

E così, dopo l’impresa con la Juventus, l’Atalanta è riuscita a spingersi ancora un po’ più su, superando anche questa semifinale che prima di Gasperini mancava dalla storica edizione del 1995-’96, quando Emiliano Mondonico portò la Dea fino all’ultimo atto: poi perso con la Fiorentina.

Nell’intera storia del club bergamasco la finale di Coppa Italia è stato un traguardo raggiunto solo tre volte: l’edizione appena citata; quella del 1986-’87 (doppia vittoria del Napoli, 3-0 e 1-0) e la prima storica volta, nel 1962-’63, quando il 3-1 al Torino con tripletta di Domenghini regalò all’Atalanta quello che ancora oggi è l’unico trofeo nazionale conquistato dal club.

Un altro calcio. Un’altra epoca.

Le immagini in bianco e nero dell’ultimo e unico trionfo nazionale dell’Atalanta possono far capire perché ci sia tanta frenesia e tanta passione dietro ogni impresa dei nerazzurri oggi: dalle trasferte in massa in giro per l’Europa, alle accoglienze trionfanti all’aeroporto di Orio dopo una vittoria come quella di Napoli nel lunedì di Pasquetta.

Tifosi

Sì, perché se è vero che a Bergamo il supporto per la Dea non è mai mancato (nemmeno negli anni bui della Serie B), altrettanto lo è che questa Atalanta pare aver riportato una connessione tra piazza e squadra che tanto ricordano il calcio che fu, quando nei mitici anni ’80 e ’90, prima che le televisioni e il marketing cambiassero il prodotto per sempre, assistere a scene di grande festa non era poi così raro.

L’Atalanta vive così il sogno in simbiosi assieme al suo pubblico, consapevole che mai come in questa stagione l’occasione di riscrivere un pezzo della propria storia, 56 anni dopo l’unica volta, sono possibilità tutt’altro che utopistiche.

È questo il momento di sognare.

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