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LO FARO’ PER TE

-Ti prego, sono le mie amiche, lasciami andare- mi disse in lacrime -farò la brava, te lo prometto-
-Amore, ho paura, paura di perderti, sei troppo importante, non posso, non riesco- pensai disperato.
Ma quel giorno manifestai tutto il terrore che mi logorava con urla, parole e decisioni sbagliate seguite da pianti affranti di quella che per me non solo era una moglie ma anche ciò che di più bello avessi mai potuto avere dalla vita. Sentivo il suo dolore travolgermi e farmi prigioniero di un brutale comportamento, del tutto animalesco. Provavo vergogna, non ero un uomo vero come lo era mio padre bensì un vigliacco, ma, se non altro, lei era ancora lì è non gli avrei mai permesso di abbandonarmi.
Altri giorni, altre liti, cambiava il tempo, il lavoro, la casa ma io ero sempre lo stesso fino a quella frase pronunciata a basso tono con voce tremante nel mezzo di un’accesa discussione: ”Mi fai paura”. Era novembre e la pioggia scendeva a dirotto, goccia dopo goccia toccava il suolo come le sue lacrime. Io che sarei stato pronto a difenderla da qualsiasi cosa mi resi conto che non potevo farlo dal mostro più crudele: me stesso. Fu solo in quel preciso istante, quando notai che il mio timore ne generava altro in lei, che capii il mio bisogno d’aiuto. Subito mi fermai, il cuore in gola, i brividi lungo la schiena, riuscivo a vedere riflessa la mia sofferenza nei suo occhi e io ne ero il carnefice.
_______
Era un giorno di sole, passeggiavo con mio papà in un parco meraviglioso, sembrava così immenso da bambino. Gli alberi maestosi sfioravano il cielo restituendo all’atmosfera un non so che di magico, suggestivo. Una leggera brezza muoveva le nuvole bianche, candide e lì, sdraiati sul prato a contemplare quella scena, mio padre mi disse per la prima volta: “Ho paura”.
-Di cosa?- domandai preoccupato cercando già con le mie forze di capirlo.
-Di non vederti crescere-sospirò-ma io ho fiducia che tu sarai il figlio che ho sempre desiderato: pacifico e soprattutto non violento, vero, me lo prometti?-
-Certo, te lo prometto- risposi senza pensarci troppo.
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Ancora non sapevo che quella sarebbe stata l’ultima giornata passata insieme, le cui parole ancora oggi porto nel profondo del mio cuore. Ne andavo fiero, pensavo di essere uguale a lui, non avevo mai usato la violenza tanto meno con mia moglie, ma un pensiero mi tormentava da qualche tempo: senza catene o gabbie letterali ora la stavo tenendo prigioniera togliendogli la cosa più importante, la libertà.
Decisi così che, qualunque fosse stato l’impegno o sforzo richiesto, la schiavitù della paura, all’inizio innocua ma ora un’arma mortale pronta a fare vittime, non mi avrebbe più tenuto soggiogato giorno e notte. Cercai invano la forza necessaria da parenti e presunti amici ma nessuno voleva avere a che fare con il mio atteggiamento autoritario ed egocentrico. Non meritavo il loro affetto, non ero degno di lei. Non mi diedi per vinto, però, non ci pensai nemmeno un attimo, finalmente realizzai che il mio scudo di difesa l’avrebbe fatta allontanare sempre di più, la paura me l’avrebbe portata via ma io non gliel’ avrei permesso.
Ricordo che una volta, appena fidanzati mi diede un biglietto il cui messaggio era:
“Io sono e sarò sempre tua, non amerò mai nessuno come te, starò sempre al tuo fianco qualsiasi cosa accada”.
Lei stava mantenendo questa promessa, le parole di quella ragazzina fedele erano ancora vive in lei. Ma io? Dov’era quel ragazzo che aveva giurato di amarla e onorarla? Cos’ero diventato? Dov’era finita la profonda fiducia che avevo solo in lei? C’era ancora in qualche angolo nascosto dentro me, lei lo sapeva e anche quando io non riuscivo a trovarla e cercavo ovunque senza alcun risultato lei era convinta che prima o poi sarebbe ricomparsa. Questa volta volevo crederci anch’io.
Così, in ogni conversazione e momento con lei mi concentrai sull’essere il bravo marito che aveva sempre aspettato. Non fu facile, tentavo di combattere ogni sentimento negativo ma con scarsi risultati, continuavo a fallire e ad avere il timore che ogni volta in cui l’abbracciavo sarebbe stata l’ultima. Ma il mio amore era più forte di qualsiasi terrore residente in me, poteva affrontarlo, ne ero certo.
Ricaduta dopo ricaduta passò un anno, quel pomeriggio la vidi, bella come non mai, con la luce negli occhi, pieni di vita e speranza come non lo erano da troppo tempo, varcare la soglia di casa dicendo: “Allora io esco amore, torno per cena”. Dovetti appellarmi a tutte le mie forze. Vederla uscire senza di me a controllarla. “Se ne andrà, la perderai” diceva una voce dentro di me, la zittii, immersi i miei pensieri nella sua promessa, “sarò sempre tua”, la ripetei nella mente “starò al tuo fianco”, respiravo profondamente, sentivo i suoi passi scendere le scale allontanandosi man mano, “qualsiasi cosa accada”, quelle parole scandivano il tempo, le mie emozioni, la paura fino a dissolverla.
E così, almeno quella volta, vinsi io.

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