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IL SENTIMENTO PIU’ FORTE

Chiunque, guardandoli da lontano, avrebbe subito capito che quello tra i coniugi Johnson, Vanessa e Ruben, era vero amore, lo si capiva da come si guardavano e parlavano, da come variava il loro carattere a seconda della presenza o meno dell’altro.
La coppia era sposata da ormai te anni e Vanessa era in dolce attesa da due mesi.
Entrambi erano estremamente eccitati, soprattutto Ruben che nonostante fosse ancora presto aveva già iniziato a comprare al futuro bambino vestiti e accessori vari mentre la moglie lo guardava con profonda gioia vedendo come il marito amasse già incondizionatamente il loro bambino.
Il tutto iniziò una notte mentre i due coniugi dormivano.
Quella sera Vanessa era andata a letto tardi a causa di alcuni dolori dovuti alla gravidanza, ma, nonostante la stanchezza, quella notte non dormì. Continuava a sognare presagi di morte, scene sanguinolente e morti atroce che non la lasciavano dormire in pace, e più provava a scacciarle di mente più le immagini si facevano vivide nella sua testa.
Ma ad inquietarla non erano tanto gli incubi, bensì la figura che appariva in essi. non riusciva a distinguerne i particolari però aveva una forma umana. Non aveva un volto e la pelle era bianca come quella di un morto e il corpo circondato da un’aura rosso sangue. In ogni suo incubo lei era presente, e osservava la scena da lontano.
Il tutto andò avanti per un mese, e Vanessa ne soffriva atrocemente. Ogni notte, la passava in bianco tormentata da incubi che la facevano impazzire, aveva smesso di uscire con le amiche o anche di andare fuori da sola, anche il lavoro ne aveva risentito. Non volle dir niente al marito, non volendo preoccuparlo inutilmente per via dei suoi incubi.
Quella notte, Vanessa sognò di nuovo la morte di suo padre, era da quando aveva sedici anni che non aveva più quell’incubo, perciò rivivere quella scena la traumatizzò moltissimo. Aprì gli occhi di scatto e nonostante la pancia si alzò velocemente, con la fronte sudata, i capelli rossi appiccicati ad essa, le guance ancora bagnate per via delle lacrime versate e il respiro affannoso.
Con calma si diede un secondo per riprendersi e tranquillizzarsi cercando di dimenticare il sogno appena fatto.
L’altra parte del letto era vuota, segno che il marito si era alzato.

Sapendo che anche volendo non sarebbe riuscita a riaddormentarsi, decise di andare a cercarlo, trovandolo seduto al tavolo della cucina mentre fumava una sigaretta. La maglia bianca del pigiama era madida di sudore, il volto pallido, evidenti le occhiaie. La mano che teneva la sigaretta continuava a tremare a causa del nervosismo così forte che il marito non ebbe neanche la forza di alzare lo sguardo per guardare la moglie che intanto si era seduta accanto a lui.
Vanessa lo guardò scioccata. Il marito era in condizioni anche peggiori delle sue. chiese spezzando il silenzio che si era creato. Il marito scosse la testa fissando il vuoto: .
La donna spalancò gli occhi, lei e il marito erano nelle stesse condizioni e lei non se ne era mai accorta. Decise di confessare a Ruben che anche a lei era toccata la stessa sorte e decisero di aiutarsi a vicenda, ma la cosa funzionò soltanto per qualche settimana.
Quella notte nessuno dei due, per le prima volta dopo tanto tempo, ebbe incubi, ma entrambi sognarono la stessa cosa: la figura rossa che parlava loro: , la voce di quella creatura non era orrida o spaventosa come i due coniugi avevano immaginato, anzi era molto dolce e cordiale, pareva quella di una ragazzina di appena tredici anni, “smetterò di invadere i vostri sonni solamente se uno di voi ucciderà l’altro. Se lo farete sarete liberi. Ve lo prometto.”
Il mattino dopo nessuno dei due disse niente, e sia durante la colazione che durante la cena, i due rimasero in religioso silenzio senza dire una sola parola di quanto sognato.
Entrambi però avevano incominciato ad essere più diffidenti l’uno dell’altro, a cercare di evitarsi il più possibile. Quando poi ripresero a parlarsi, entrambi usavano un tono educato ma freddo e distaccato. La notte, non erano più gli incubi a tenerli svegli bensì la paura di essere uccisi nel sonno dalla persona che più amavano al mondo.
Alla fine Ruben ne ebbe abbastanza, e una sera, dopo cena prima di andare a letto, decise di parlare con la moglie riguardo alla loro situazione. Ogni giorno si struggeva ricordando i tempi passati nei quali non vi era momento che non passassero assieme, mentre in quel momento a stento si parlavano come facevano due sconosciuti.

Le prese il volto fra le mani e le ricordò i bei momenti del passato: , la moglie annuì commossa e il rapporto ritornò ad essere quello di prima.
Pareva che la coppia avesse ritrovato il suo iniziale equilibrio, ma quel bel periodo di pace e tranquillità era destinato ad avere una svolta diversa.
Ruben gemette di dolore quando la fronte entrò bruscamente a contatto con la superficie fredda e solida del tavolo di marmo della cucina. Come al solito si era assopito nel momento meno opportuno, ma, non riuscendo più a dormire la notte, ciò gli capitava spesso.
Si massaggiò le tempie stanco cercando di calmarsi senza successo. Era distrutto, nervoso, spaventato e l’unica cosa che desiderava era andare a dormire, ma sapeva fin troppo bene che non era possibile.
Eppure sarebbe bastato così poco: un taglio netto alla gola di Vanessa e tutti i suoi problemi sarebbero svaniti. Scosse rapidamente la testa maledicendo se stesso per quei pensieri. Nonostante tutto però, il desiderio si faceva ogni volta più forte e la sua volontà sempre più debole, a fermarlo ancora era il pensiero della vita che Vanessa portava in grembo, frutto del loro amore e della loro unione.
Non si accorse che mentre pensava Vanessa entrò in casa, fermandosi davanti all’ingresso della cucina, senza emettere nessun rumore. Ruben continuava a rigirarsi il coltello tra le mani mormorando sempre più morbosamente: . Senza mai fermarsi.
Vanessa però non rimase ad osservare impassibile il marito, e senza dar peso al fatto che Ruben si stava imponendo di non fare niente di stupido e avventato prese in mano il martello che l’uomo aveva lasciato a terra e che stava usando per alcuni lavori da fare in casa.
Senza più nessun briciolo di umanità negli occhi si posizionò alle spalle del marito e alzò l’arma.
Ruben ebbe appena il tempo di voltarsi e spalancare gli occhi prima che il martello lo colpisse in testa spaccandogli il cranio. Vanessa non si fermò e continuò a colpire finché sia lei che l’intero pavimento furono ricoperti di sangue.
A lavoro finito la giovane donna si lasciò cadere sul pavimento scoppiando in una fragorosa e malata risata senza riuscire a fermarsi. Quando poi si fu ripresa, alzò lo sguardo, e la Paura era lì di fronte a lei: disse, mentre ancora barcollante Vanessa si alzava in piedi: chiese rabbiosa tenendo ancora il martello in mano.
La Paura scrollò le spalle: .
Detto ciò se ne andò via in cerca di nuove cavie “umane” per i suoi esperimenti “disumani”.

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