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INCONTRO RAVVICINATO DA BRIVIDI

Era una bellissima giornata d’estate, l’aria era fresca e tersa e nel cielo nessuna nuvola. Io, mio papà e mio fratello Marco ci eravamo svegliati di buona mattina. L’appuntamento con zio Matteo e mio cugino Davide era fissato per le 8 sotto casa nostra.
Avevamo programmato un po’ all’ultimo minuto quella gita al Canto Alto; lo zio diceva che prima di ricominciare con gli allenamenti di calcio ci voleva una bella seduta di trekking.
E così qualche giorno prima ci aveva proposto di raggiungere la cima del Canto Alto partendo da Bruntino. Ci aveva avvisato che non sarebbe stata una passeggiata proprio facile ma che ci voleva grinta e un minimo di preparazione fisica. A queste parole sia mia mamma che mia zia avevano prontamente optato per restare a casa e mio fratello più piccolo, Stefano, le aveva seguite a ruota.
Eccoci qua noi cinque temerari, pronti con gli scarponi ai piedi, gli zaini in spalla e i bastoncini da trekking in mano.
Dopo un brevissimo tratto in auto partiamo desiderosi di raggiungere la vetta e toccare la Croce del Canto Alto. C’è chi come mio papà è interessato a raggiungere la meta prima di pranzo per gustare il delizioso pranzo al sacco che la mamma ci ha preparato; chi, come mio fratello Marco, invece fotografa tutto e programma la foto dall’alto da pubblicare subito sul suo stato whatsapp. E poi ci siamo io e Davide, concentrati a mantenere passo e fiato per non disperdere troppe forze e non arrivare in cima scoppiati.
Lo zio fa il capo gruppo anche perché è l’unico che sa la strada.
Dopo la prima mezzoretta di marcia comunque il papà resta staccato un po’ indietro, lo zio è avanti e ogni tanto dà la voce a noi ragazzi per accertarsi che teniamo il passo.
La strada intanto diventa sempre più ripida e iniziamo tutti a lamentarci perché siamo stanchi e vorremmo fare qualche pausa. “Fermatevi pure un po’ a riposare – ci dicono lo zio e il papà. Noi andiamo avanti con Marco, voi riprendetevi e poi con due falcate ci raggiungete e superate! La strada è una, non potete sbagliare”.
Detto fatto, ci separiamo ma tranquilli perché sembra tutto facile. Dopo una pausa di una decina di minuti ci rimettiamo in marcia. Dopo pochi passi però sentiamo come un fruscio alle nostre spalle. Ci voltiamo pensando a qualche altro escursionista come noi ma invece… restiamo paralizzati nel vedere materializzarsi davanti ai nostri occhi una bestia simile a un maiale ma più scura. Io non avevo mai visto niente di simile.

Davide mi guarda, bianco come un lenzuolo e mi dice. “Luca, Luca, fermo, è un cinghiale!”
Io resto immobile, l’animale ci fissa come se anche lui si stesse chiedendo che razza di animali fossero quelli che si trovava davanti.
Un cinghiale, ma certo, ora ricordavo benissimo di aver sentito solo pochi giorni prima in un documentario che questi animali dai boschi sempre più spesso si avvicinano anche alle colline e ai centri abitati. Di natura piuttosto mansueta, se si spaventano o se si sentono minacciati possono attaccare l’uomo e in questo caso, beh, meglio trovarsi da un’altra parte!
Nel documentario raccontavano addirittura di gente morta in seguito ad un attacco da parte di un cinghiale.
Tutti questi pensieri in realtà mi hanno attraversato la mente in pochi secondi… Ero davvero terrorizzato, d’istinto avrei voluto urlare “AIUTO” e chiamare mio papà e mio zio ma poi avevo capito che avrei potuto spaventare l’animale.
Quanto a mio cugino, non l’avevo mai visto così. Aveva le labbra strette, quasi tremanti, la fronte aggrottata e le gambe divaricate come se stesse per fare un salto.
“Io gli lancio una pietra così scappa via!” mi dice ad un tratto con un filo di voce.
Non so se ne sarebbe veramente stato capace ma non mi sembrava una grande idea
“No, stiamo fermi. Magari dopo averci osservati se ne va e scappiamo via noi!” propongo.
In realtà l’animale dopo l’iniziale curiosità non sembrava poi tanto interessato a noi. Annusava per terra come se seguisse tracce di qualche animale, si avvicinava agli alberi poi tornava in mezzo al sentiero a sbarrarci la strada. Era davvero grosso e robusto, se ci avesse puntati ci avrebbe potuto fare molto male, anche se io e mio cugino siamo due veloci corridori.
Credo che questa scena in realtà sia durata pochi minuti ma a me e a Davide sembrava un’eternità. In quei momenti, bloccato dalla paura e in attesa delle mosse del cinghiale, confesso di aver pensato persino a mia mamma!
Poi d’un tratto sentiamo dei passi che vengono da sopra e che si dirigono verso di noi. Finalmente il fischio di richiamo dello zio! Probabilmente non avendoci visti arrivare ha pensato di tornare indietro a vedere dove eravamo rimasti.
Il cinghiale si volta in direzione del fischio, ci fissa incuriosito un’ultima volta poi si dirige verso il bosco che degrada sul lato sinistro della collina.

Non scappa di corsa, ma si avvia trotterellando.. visto dal dietro ha un’andatura buffa, quasi simpatica, ma vi garantisco che il suo grugno invece è alquanto inquietante.
Non appena si sposta dal sentiero quasi simultaneamente corriamo, anzi ci precipitiamo proprio in direzione dello zio che a ruota è seguito dal papà. Li raggiungiamo e ci buttiamo in ginocchio a terra, Davide ha una mano sul cuore e continua a ripetere: “Papi che spavento!”. Lo zio ride e ci chiede cosa fosse successo pensando ad uno scherzo. Poi io inizio e sussurro (quasi per paura che la bestia potesse ancora sentirmi) : “Un cinghiale! Siamo stati attaccati da un cinghiale!”
Papà e zio Matteo si scambiano uno sguardo interrogativo, il sorriso di pochi istanti prima si spegne e forse vedendo bene le nostre facce stralunate capiscono che non stiamo scherzando. Ci abbracciano, si fanno raccontare per filo e per segno quanto è capitato, poi richiamano Marco che ci aspettava poco sopra e insieme decidiamo di tornare alla macchina.
La gita alla Croce per ora è rinviata. Papà ci spiega che è importante avvisare la guardia forestale della presenza del cinghiale in quella zona.
Io e Davide non ci facciamo certo pregare e in men che non si dica siamo alla macchina.
Non avremo raggiunto la meta ma certo abbiamo vissuto un incontro ravvicinato… da brividi!

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