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Integrazione

Tutti a scuola da Mohammed, rifugiato che a Bagnatica insegna ai giovani l’arte Batik fotogallery

Nonostante le difficoltà comunicative il 25enne maliano ha mostrato ai ragazzi l'antica tecnica per colorare le tessuti e oggetti: ora sogna di trovare un lavoro nel mondo della ristorazione, sua grande passione.

Magliette bianche che magicamente, dopo l’immersione in tintura e in una bacinella di acqua salata, acquisiscono fantasie e colori particolari: è il principio dell’arte Batik, antica tecnica per colorare tessuti e oggetti diffusa soprattutto in Africa e Asia.

Lunedì sera hanno imparato a padroneggiarla anche i ragazzi del Gruppo Giovani di Bagnatica che, per l’occasione, hanno avuto un insegnante d’eccezione: Mohammed Lamin, 25 anni, originario del Mali. È titolare di asilo politico ed è uno dei 14 soggetti attualmente ospitati tramite progetto Sprar nei Comuni di Bagnatica, Costa di Mezzate e Montello.

Nella primavera del 2017, infatti, le tre amministrazioni hanno sposato l’iniziativa del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati del ministero dell’Interno, con la collaborazione delle parrocchie, della maggior parte delle associazioni e di alcune aziende del territorio: il progetto predisposto prevedeva l’erogazione di servizi di accoglienza, integrazione e tutela per richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria, con l’obiettivo di accompagnarli nel percorso di riconquista dell’autonomia, sia a livello individuale che di nucleo familiare, attraverso un coinvolgimento attivo.

Alla serata di lunedì, organizzata insieme alla Cooperativa Il Pugno Aperto di Treviolo che si occupa della gestione di Mohammed, hanno partecipato circa una quindicina di ragazzi e due educatori, Silvia Zanotti e Marco Paruta: “Ci eravamo già incontrati in un’altra occasione per una pizzata con i ragazzi stranieri e lì erano nate l’esigenza e la volontà di organizzare un momento comune – spiega il presidente del Gruppo Giovani di Bagnatica Michele MaestroniCosì, sfruttando le capacità di Mohammed abbiamo deciso di provare questa tecnica che, grazie a dei nodi fatti con degli spaghi, permette di decidere quali zone del tessuto colorare e quali invece proteggere dalla tintura, ottenendo degli effetti davvero affascinanti. Nonostante qualche difficoltà di linguaggio, Mohammed si è fatto capire benissimo. Per noi è stata un’esperienza positivissima, un momento di scambio culturale molto forte. C’è già l’intenzione di dare seguito all’iniziativa, magari coinvolgendo i richiedenti asilo nella festa delle scuole medie”.

Una serata che anche per Mohammed ha avuto un grande significato: “Ci ha dato un rimando molto positivo – spiega Sara Pezzotta, operatrice de Il Pugno Aperto di riferimento del 25enne maliano – Era davvero entusiasta di poter regalare parte della sua cultura al territorio che lo ospita: farsi portavoce di quell’arte e sentirsi valorizzato per questo è per lui è davvero importante. E gli ha fatto molto piacere essere invitato di nuovo dai ragazzi che sono praticamente suoi coetanei. Fa tutto parte del suo percorso di riconquista dell’autonomia individuale e la condivisione di questo talento lo tiene legato da un lato alla sua terra e dall’altro gli consente di creare nuovi legami”. 

Mohammed, infatti, in Mali gestiva con i genitori un’attività familiare di lavorazione di stoffe: prima di arrivare a Bergamo faceva già parte di diverse associazioni, prima in provincia di Monza dove torna regolarmente una volta alla settimana per alcune attività volontarie.

Proprio a Monza una delle associazioni gli ha pagato un corso HACCP per la sicurezza alimentare, consentendogli di ottenere questo certificato e di sostenere il suo sogno di poter lavorare nel mondo della ristorazione: “Lui adora cucinare – continua Sara – Ha già avuto diverse esperienze in ristoranti che fanno cucina africana a Milano ed è bravissimo: in questo momento il suo primo pensiero è quello di trovare un lavoro anche qui a Bergamo, in particolare in cucina, magari come aiuto cuoco”. 

Entrato nel progetto Sprar a ottobre 2018, dopo i canonici 6 mesi Mohammed è stato autorizzato ad averne altri sei di proroga all’interno del programma: merito della sua dinamicità e della sua voglia di integrarsi e contaminarsi col territorio circostante, della sua volontà di conoscere nuove persone e creare legami, per diventare davvero protagonista.

 

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