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Il ricordo

Si è spento Fiorentino Valsecchi, reduce della Guerra di Liberazione

Uno dei suoi rammarichi più grossi: l’indifferenza di molti Sindaci verso il contributo delle Forze armate regolari alla liberazione dell’Italia

Il 9 aprile è mancato reduce della Guerra di Liberazione, l’ingegner Fiorentino Valsecchi, socio della Brigata Legnano, come sottolinea con commozione il presidente dell’Associazione nazionale combattenti forze armate regolari della guerra di Liberazione di Bergamo (Ancfargl) Michele Galante.

Fiorentino Valsecchi nasce a Chiuduno il 30 settembre 1920; il 25 luglio del 1943 non si trova ancora al fronte in quanto sta frequentando il corso Allievi Ufficiali di Complemento del 30° Reggimento di artiglieria “Lupi di Toscana” a Brescia, V batteria ippotrainata e beneficia della sospensione dell’obbligo di leva per motivi di studio.

Il 2 agosto 1943 iniziò un tribolato spostamento fatto di molte tappe senza sapere la destinazione finale: da Ome a Brescia, poi Mantova, Verona, Modena, Castiglione Fiorentino, Roma, Caserta fono ad arrivare a San Vito dei Normanni in Puglia. Rimane accampato per mesi dotato del moschetto 91 e con solo 6 cartucce.
Arriva l’8 settembre 1943 e il Reparto rimane compatto attendendo ordini; ai primi di ottobre sostamento a Mesagne. La situazione alimentare peggiora: si recita il rosario di sera e ci si ciba raccattando fichi più o meno secchi in mezzo al letame mangiandoli senza troppi ripensamenti. In quei giorni il suo reparto il Principe Umberto rincuora tutti i soldati sul futuro dell’Italia.

Ad ottobre inoltrato altro trasferimento a Manduria vicino all’aeroporto militare di Galatina dove nel Natale 1943 ha l’onore di conoscere Aldo Moro allora tenente della Regia Aeronautica. All’inizio del 1944 viene mandato a Trepuzzi e li cambia la sua sorte: conobbe il Gen. Moro comandante di artiglieria del LI Corpo d’Armata (già comandante del 2°gruppo artiglieria alpina della Divisione Tridentina, 5°Alpini). Viene inserito nel Quartier Generale come sergente nel Corpo specialisti del 51° Corpo d’Armata in data 15-3-1944.

Fiorentino valsecchi

Da lì entra nel Corpo Italiano di Liberazione comandato dal Generale Umberto Utili ed inizia una guerra di movimento: fronte adriatico passando a nord del Sangro, Vasto, Lanciano, Guardiagrele, Orsogna l’8 giugno mentre il 9 i paracadutisti della Nembo superano il fiume Foro e scacciano i tedeschi da Chieti.

Poi il Corpo Italiano di Liberazione avanza fino a Macerata puntando per Filottrano ampiamente difesa dai tedeschi, ma i paracadutisti della Nembo riescono ad averla vinta al prezzo di oltre 300 Caduti. Seguirà poi la conquista di Jesi e poi Ancona il 18 luglio insieme ai lancieri polacchi.

Lo inviano all’osservatorio di San Marcello (colline a nord dell’Esimo) per supportare le nostre truppe in avanzata. Pasa poi a Ostra Vetere sulle colline appena liberate e successivamente le truppe tedesche vengono scacciate da Croce del Termine. Il 18 agosto il CIL riprende l’offensiva verso nord e  si ferma a Castel Frontone dove ha diversi punti di osservazione per poi fermarsi a Cagli. A fine agosto il Cil veine sciolto e Valsecchi viene trasferito nel Gruppo di Combattimento Folgore, batteria inserita nel
IV Gruppo artiglieria Folgore.

A gennaio-febbraio il Gruppo Folgore si muove sul fronte adriatico ed entra in linea il 1 marzo 1945 nel settore del Senio e il Santerno a nord della Linea Gotica. Tra attacchi e contrattacchi la tensione è alta e cosi si arriva a Pasqua. Si avanza tra forti combattimenti: si entra nella valle del Sillaro, Grizzano dove il VI gruppo artiglieria Folgore svolge l’ultima azione.

L’8 maggio 1945 il Gruppo Folgore passa il Po ad Ostilia ed arriva a Riva del Garda mentre il Gruppo Legnano è già arrivato a Bergamo da alcuni giorni.

Dopo due anni di guerra la sua famiglia lo dà per disperso, ma Fiorentino riesce a tornare a casa nel luglio del 1945 nelle sue montagne di Lecco ed il 19 gennaio 1946 finalmente riceve il congedo.

All’inizio del 1954 viene richiamato in servizio presso il Comando dell’11° Regt Artiglieria da campagna “Legnano” a Cremona per un corso di aggiornamento; si è saputo successivamente che quel corso era propedeutico alle eventuali operazioni di “Gladio”.

Essendo ingegnere ha insegnato all’Itis Paleocapa di Bergamo per anni. Persona mite, loquace che non mancò mai di raccontare le sue esperienze legate alla Guerra. Uno dei suoi rammarichi più grossi: l’indifferenza di molti Sindaci verso il contributo delle Forze armate regolari alla liberazione dell’Italia ad appannaggio delle sole formazioni partigiane.

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