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Appunti&virgole

Atalanta operaia alla Scala del calcio, ma l’esame di maturità è superato

Più concreta che bella la squadra del Gasp, che senza Zapata non punge però con personalità tiene testa all'Inter. Europa più vicina

E anche l’esame di maturità è superato.

Come sperava Gasperini alla vigilia, quando si era augurato di tornare per una volta imbattuto da San Siro contro l’Inter. Detto, fatto. L’Atalanta non si fa intimidire dall’Inter e porta a casa il punto che fa benissimo sulla strada per l’Europa: quale Europa, poi, vedremo strada facendo, ormai mancano sette partite alla soluzione del giallo, se cioè sarà Europa League o addirittura Champions League. Sicuramente, se vinci tutte le partite (quattro) che restano in casa (a Bergamo e le ultime due a Reggio Emilia) vai dritta in Europa League, arrivando a 64 come il Milan che l’anno scorso si è piazzato sesto.

Comunque, sono calcoli che funzionano fino a un certo punto, se pensiamo anche al pareggio del Napoli col Genoa, della Lazio col Sassuolo. O lo stesso Torino a Parma. In sostanza, il pensiero degli…europeisti è: tu fai il tuo e poi vediamo le altre. Ed è il concetto ribadito prima e dopo le partite da Gasperini, quindi pensare a battere il Bologna prima del Bologna senza avere la testa già all’Inter e, contro i milanesi, provare poi anche a vincere.

Qui subentra un altro problema perché per una volta ci troviamo a celebrare la difesa, più che il miglior attacco del campionato (64 gol come la Juve). E allora anche lo 0-0, se è vero che è un risultato poco amato e praticato da Gasperini, a volte può fare anche comodo. Come, appunto, sul campo dell’Inter, dove l’Atalanta per la seconda volta in 31 partite ha concluso sullo 0-0, la prima a Bergamo il 26 settembre contro il Torino.

A San Siro, più che il redivivo Icardi, è salito invece in cattedra il “nostro” Gollini. Non capita spesso che il portiere dell’Atalanta sia il migliore in campo, però se può servire alla causa ben venga. Soprattutto se non hai davanti il Panterone che ti finalizza e ti rendi conto che devi conservare più che attaccare alla garibaldina, come è nelle tue abitudini. Insomma, devi anche pensare a difendere il pareggio, che pure vale qualcosa alla Scala del calcio.

“Ci ha dato autostima, questo è un ottimo punto per l’Europa”, ha spiegato Gasp alla fine, ricordando che “la Champions non è un’ossessione”. E mettendo dei paletti, o delle condizioni per poterci arrivare: che cioè i tre tenori, Gomez, Ilicic e Zapata siano sempre presenti, perché con loro la meravigliosa macchina da gol dell’Atalanta si può scatenare. Senza, è molto più difficile. Abbiamo visto tutti anche a Milano quale può essere l’apporto di Barrow, cioè molto modesto, sia pure in un tempo limitato (gli ultimi 20′), contro un avversario a cui non è semplice fare gol e in un momento in cui l’Atalanta doveva anche preoccuparsi di non subire gol, obiettivo già raggiunto con successo nel primo quarto d’ora, cioè la parte più complicata della partita per l’inizio veemente dell’Inter.

Concediamo a Barrow l’esame di… riparazione se entrerà magari contro Empoli o Udinese. A Milano, bravo Gollini, Djimsiti a bloccare Icardi, in generale la difesa atalantina e anche i centrocampisti, che giocano sempre una quantità impressionante di palloni e con una qualità notevole. Non esaltante la prova di Pasalic, mentre Ilicic ha provato a bucare la porta del suo compagno di nazionale Handanovic (erano insieme almeno tra il 2010 e il 2015 quando poi il portiere ha lasciato la selezione slovena) e a deliziare la platea con alcune delle sue giocate. Serviranno, eccome, per superare i prossimi ostacoli, sia in casa che nella semifinale e (speriamo) finale di Coppa Italia.

Per dare un’idea, a San Siro contro l’Inter l’Atalanta è stata meno spettacolare ma più concreta. Si è messa la tuta da operaia e ha remato verso il traguardo di giornata, un risultato positivo, cioè almeno un punto. Missione compiuta, Milan raggiunto al quarto posto (anche se i rossoneri restano avanti per gli scontri diretti) e soprattutto Atalanta pronta per la volata finale: la condizione c’è, s’è visto anche a San Siro, gambe e testa ci sono perché ci vuole anche personalità per tornare imbattuti da un campo difficile, senza tirare in ballo i sette gol subìti due anni fa. E con una dimostrazione di autorevolezza, di saper stare in mezzo a milanesi e romane e magari guastare a una di loro l’obiettivo Champions.

Chissà… ma anche se sarà Europa, tanto di cappello a questa Atalanta.

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