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Il caso

Bimbo di 4 anni: prima conteso dai genitori, ora dagli psichiatri in tribunale

Per la Consulente del tribunale la mamma è pazza; per il Centro Psico Sociale non presenta disturbi specifici. Consulente denunciata. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus: "La vera vittima è il bambino".

Una donna della provincia di Bergamo, dell’Isola bergamasca, ha denunciato la Consulente Tecnica del Tribunale (CTU), perché nella Perizia presentata al tribunale l’avrebbe accusata di essere affetta da un Disturbo fittizio provocato da altri, forma di patologia che rappresenta un maltrattamento verso il figlio di 4 anni. Leggi qui la storia. 

Secondo la donna, nella sua perizia la Consulente Tecnica del Tribunale avrebbe anche dichiarato il falso in merito a quanto relazionato dal Centro Psico Sociale (CPS) perché avrebbe interpretato negativamente la diagnosi di disturbo della personalità non altrimenti specificato posta dal CPS, senza dare un giusto peso alla valutazione complessiva del CPS che aveva scritto che “sono emersi tratti caratteriali che non raggiungono però intensità tale da essere inquadrati in alcun disturbo specifico della personalità” e che “nell’attualità la paziente è in buon compenso psichico”.

L’avvocato della madre, Francesco Miraglia, ha chiesto ufficialmente “lumi“ alla Consulente Tecnica del Tribunale per ben due volte, ma la Consulente non ha risposto alle lettere. La madre si è quindi vista costretta a denunciare la CTU alla Procura della Repubblica per abuso d’ufficio, falso ideologico e false dichiarazioni all’autorità giudiziaria.
Purtroppo, sulla base della perizia che riteneva la patologia della mamma talmente grave da comportare l’allontanamento, il bambino è stato strappato alla mamma che lo vede un’ora ogni 15 giorni in visite protette. Eppure, la stessa Consulente Tecnica del Tribunale ha dimostrato di essere consapevole della gravità della sua decisione nei confronti di un bambino in così tenera età, tanto che ha previsto una psicoterapia individuale per il bambino per aiutarlo ad affrontare e rielaborare le proprie ansie e per offrirgli sostegno a seguito del distacco dalla madre, imposto dall’esterno perché salvifico, ma verosimilmente non sentito tale dal bambino.

La vera vittima è il bambino. Secondo una giurisprudenza ormai consolidata e in osservanza delle Convenzioni internazionali sui diritti del fanciullo, la rottura degli affetti familiari dovrebbe essere l’ultima ratio. La psichiatria è una pseudoscienza che si è infiltrata nei tribunali. Questi cosiddetti esperti producono perizie (costosissime) che, a differenza di quelle mediche, non sono basate su alcun riscontro oggettivo o test riproducibile: sono caratterizzate da valutazioni soggettive e arbitrarie (spesso contrastanti, come in questo caso). L’utilizzo del termine “salvifico” per giustificare una violazione tanto grave fa accapponare la pelle. Un bambino non andrebbe MAI strappato alla sua famiglia con motivazioni così futili e arbitrarie.
Sostiene Paolo Roat, Direttore del Dipartimento Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus.

Il Comitato per i Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite nelle Osservazioni conclusive del 7 febbraio 2019, seppur criticando l’Italia per le modalità di rimozione dei minori dalle famiglie e invitando il governo a migliorare le valutazioni per ogni singolo caso nel migliore interesse del bambino, ha apprezzato gli sforzi dell’Italia volti al mantenimento della continuità degli affetti. Riteniamo che in questa vicenda gli apprezzamenti delle Nazioni Unite non siano meritati.

La prossima udienza sarà il 9 aprile e ci si augura che il Giudice comprenda e ponga rimedio al grave danno che sta venendo causato al bambino.

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