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Arte

La mostra

Madi, sconfinamenti d’arte per i 10 anni della Galleria Marelia

La mostra “Super Madi” , appena aperta e allestita fino al 6 giugno (da lunedì a venerdì 15.30 – 19.30, altri giorni e orari su prenotazione) mette in fila 52 pezzi dagli anni Novanta ad oggi realizzati da artisti di varia nazionalità tra cui molti viventi

La Galleria Marelia arte moderna e contemporanea spegne dieci candeline e festeggia l’anniversario con un evento da non perdere, “Super Madi”. Più di una mostra, una supermostra incentrata sul movimento che da sempre appassiona la gallerista Paola Silvia Ubiali. Dieci anni in cui la città ha letteralmente scoperto l’ésprit Madi e i Madisti grazie a dodici esposizioni, tra personali e collettive, dedicate dallo spazio di via Torretta al raggruppamento artistico internazionale nato in Argentina nel ‘46 e ancora oggi attivo grazie ai ricambi generazionali che ha accolto tra le sue fila.

Il prossimo autunno sarà invece la volta degli artisti non Madi con cui Paola Ubiali ha lavorato assiduamente: un secondo round di nomi dall’estetica classica alla sperimentazione con opere a rotazione per omaggiare gli artisti che hanno collaborato più intensamente ai progetti dello spazio espositivo. Il quale da quest’anno cambia nome, da Galleria Marelia a Marelia Project, nel segno del rilancio progettuale. “Sono stati dieci anni molto intensi e belli – sottolinea Paola Ubiali – devo dire che tornando indietro rifarei le stesse cose. L’attenzione e assiduità del pubblico e la rete viva di rapporti con gli artisti mi danno molte soddisfazioni. Però in queste stagioni il contenitore d’arte non si è più posto solo come galleria, è diventato qualcosa di più ampio grazie anche allo Spazio Mar. Non mi occupo solo di mostre, organizzo e curo progetti, interni ed esterni, ospito corsi, laboratori, archivi d’arte. La mia attività si è molto trasformata e intendo allargare il raggio dell’azione culturale in queste direzioni”.

La mostra “Super Madi” , appena aperta e allestita fino al 6 giugno (da lunedì a venerdì 15.30 – 19.30, altri giorni e orari su prenotazione) mette in fila 52 pezzi dagli anni Novanta ad oggi realizzati da artisti di varia nazionalità tra cui molti viventi che hanno fatto propria l’eredità estetica del movimento e altri invece scomparsi, fondatori e teorici degli assunti intellettuali, astratto-geometrici di quello che è stato “il più longevo e organizzato esperimento di comunità artistica al mondo”. In particolare Carmelo Arden Quin (classe 1913, scomparso nel 2010) che nel 1948 trapianta l’esperienza e i principi teorici del Madismo a Parigi, centro che diverrà il trampolino di lancio di questo flusso di idee in Europa e in tutto il mondo.

Trentasei artisti in mostra esaltano la trasformazione, il movimento, le sfide ottiche di forme e colori con opere in bi e tridimensione variamente articolate secondo la libertà ludica intrinseca allo spirito Madi. A 73 anni dalla nascita del movimento, la rassegna bergamasca propone un caleidoscopio di nomi e di opere che rilanciano la vitalità delle linee guida originarie (Movimento – Astrazione – Dimensione – Invenzione, MAterialismo DIalettico, esplorazione dello Spazio come parte della composizione, sintesi completa delle arti tra pittura, scultura, architettura, ready made, disegno,musica, danza…) ma allo stesso tempo le riformulano e le attualizzano in relazione ai cambiamenti dell’oggi, integrando con contributi personali e intergenerazionali aperti sul presente e sul futuro.

Alluminio, plexiglass, vetro, legno e derivati come MDF e molti altri materiali continuamente riformulati in eccentriche geometrie disegnano alle pareti una teoria infinita di possibilità per la mente e per l’occhio. Una versatilità che risponde in pieno al principio di “uniformità nella diversità” cui si ispirano questi sconfinatori dell’arte che hanno messo al bando ogni espressività, significazione e rappresentatività per dare libero corso al gioco imprendibile dello Spazio e del Tempo.

A conclusione del percorso espositivo, l’opera di videoarte di Enrico Finazzi che racconta il Madi secondo internet, seguendo i click del cursore sullo schermo a caccia di interviste e documenti, tra pop up e trappole della rete.

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