Era e rimane una tragedia: il 24 settembre 2018 alle 13.05 sul piazzale della stazione autolinee di Gazzaniga si scontrarono due pullman. Nell’impatto tra i due mezzi perse la vita Luigi Zanoletti, 14 anni di Ardesio, studente all’Isiss di Gazzaniga.
Altri due compagni, Paolo Marzupio, 16 anni e Simone Bigoni 14 anni, rimasero feriti gravemente. A cinque mesi da quel dramma il pubblico ministero Giancarlo Mancusi ha concluso le indagini e ha formulato l’accusa di omicidio stradale l’autista del pullman autosnodato Aliou Gningue, 58 anni, senegalese. L’uomo è difeso dagli avvocati Michelle Vavassori e Paolo Corallo. Oltre ad essere indagato per omicidio stradale, il pm gli contesta di aver commesso il fatto per colpa “consistita in imprudenza e negligenza”. “Contravvenendo alle norme che disciplinano la circolazione stradale – secondo il pm – si immetteva sul piazzale della stazione a velocità sostenuta e non prudenziale, senza prestare attenzione a concedere la dovuta precedenza ai veicoli in marcia e ai pedoni”.
Secondo chi ha condotto le indagini, la colpa di quella tragedia non è imputabile solamente a Gningne, l’autista. Indagati ci sono anche i vertici Sab e la stessa società, come persona giuridica. Dovranno rispondere in fase di processo sia Angelo Costa, presidente del Consiglio di amministrazione della Sab, sia Moraldo Bosini e Massimo Gandini, questi ultimi responsabili della sicurezza. A loro il sostituto contesta il reato di cooperazione nel delitto colposo “perché con la condotta di Gningue, contribuivano a provocare per colpa la morte di Luigi Zanoletti, fatto commesso con negligenza e violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro omettendo di adottare e attuare efficacemente e preventivamente misure e modelli di organizzazione e gestione idonei a prevenire la morte dello studente”.
Il pm Mancusi, che ha visionato tra le varie prove e testimonianze anche diversi filmati, contesta anche la mancanza di un percorso pedonale, trasversale alla via d’accesso, la mancanza di una segnaletica verticale che ne indicasse la destinazione riservata e ne vietasse l’uso pubblico (tracciato delimitato da strisce gialle), e la necessità di vigilare anche tramite apposito incaricato per non consentire l’accesso ai viaggiatori all’area antistante l’ingresso al piazzale.
Secondo chi ha condotto le indagini, la Sab, come persona giuridica, avrebbe tratto un vantaggio derivante da un risparmio di spese “conseguente al mancato adeguamento dell’area che avrebbe rallentato l’afflusso e il deflusso degli autobus e salita e discesa dei passeggeri”.
L’avvocato Alberto Borbon, legale che assiste la Sab afferma: “Ogni società ha un modello di gestione e controllo della sicurezza e riteniamo, a differenza di quanto afferma il pm, che tutti i rischi fossero contemplati dalla Sab. Ci muoveremo con una consulenza di parte per fare chiarezza”.
Consulenze e prove che verranno discusse in un’aula del Tribunale di Bergamo per fare giustizia su una tragedia che è costata la vita ad un sedicenne che da scuola tornava a casa.
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