• Abbonati
Le indagini

Delitto di Curno, la sorella di Marisa smentisce la versione di Arjoun

Secondo la sua testimonianza, il 35enne sarebbe arrivato nei garage già con il coltello che ha usato per uccidere

Dopo essersi ripresa, dal suo letto di ospedale Deborha Sartori ha iniziato a parlare e a ripercorrere i drammatici momenti in cui sua sorella ha perso la vita a soli 25 anni e lei stessa è stata ferita a coltellate. Per quel delitto, la sera di sabato 2 febbraio a Curno, è in carcere Ezzedine Arjoun, 35enne tunisino, marito della vittima Marisa Sartori.

Nel corso dell’interrogatorio di convalida di fronte al Gip Lucia Graziosi, l’uomo aveva sostenuto di aver colpito solo la cognata Deborha, dopo che gli aveva urlato di andarsene perché Marisa si stava già vedendo con un altro uomo. Aveva anche aggiunto che il coltello, in preda a un raptus dopo quelle parole, l’aveva trovato per caso nel locale spazzatura dei garage del condominio di via IV novembre, nei sotterranei della palazzina dove vivono i genitori di Marisa. E dove lei si era trasferita dopo aver lasciato Ezzedine, in attesa della separazione.

Una versione, quella dell’indagato, difeso dall’avvocato Rocco Di Sogra, che è stata contraddetta da quella rilasciata ai carabinieri da Deborha. La sorella di Marisa ha raccontato che quella sera, quando loro due sono arrivate nei garage in auto, il tunisino sarebbe andato incontro, e poi avrebbe colpito per prima lei e poi la sorella, quest’ultima con sei fendenti. Se fosse confermato, vorrebbe dire che il 35enne aveva già con sé il coltello. L’arma è stata inviata ai Ris di Parma per gli accertamenti chiesti dal sostituto procuratore Fabrizio Gaverini.

Nel frattempo martedì 12 febbraio al tribunale di Bergamo è stato processato in direttissima Raouf Arjoun, 36 anni, cugino di Ezzedine. È stato arrestato dalla Polizia locale di Seriate durante alcuni controlli contro le occupazioni abusive in un edificio di via dei Tasca. Raouf, che era stato espulso nel marzo del 2016, in aula ha spiegato di essere tornato in Italia da circa due mesi per aiutare il fratello che si trova in carcere per droga. Il giudice Bianca Maria Bianchi ha disposto nei suoi confronti il divieto di dimora nella Bergamasca e ha dato il nulla osta per l’espulsione. Il processo è stato aggiornato a fine febbraio.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI