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Dieci anni dalla morte

Eluana e non solo, Pia Locatelli: “C’è ancora tanto da conquistare sul fine vita”

A dieci anni esatti dalla morte di Eluana, molto è cambiato nella mentalità delle persone e dal punto di vista legislastivo, ma ancora tanto è da conquistare

Eluana Englaro, allora 21enne, il 18 gennaio 1992 perse il controllo dell’auto mentre stava tornando a casa a Lecco. Nell’incidente subì lesioni gravissime al cranio e alla colonna vertebrale perdendo immediatamente la sensibilità a tutti e quattro gli arti. Giunta già in coma all’ospedale ne uscì dopo alcuni mesi ma proprio per le lesioni cerebrali irreversibili riportate fu dichiarata in stato vegetativo permanente. Inizia da quel momento la battaglia della famiglia e del padre Beppino in particolare, per vedere riconosciuto a Eluana il diritto di morire come avrebbe voluto se avesse potuto parlare, fino alla morte avvenuta nella clinica La Quiete di Udine il 9 febbraio di dieci anni fa. Negli ultimi giorni, Eluana aveva dovuto, infatti, allontanarsi dalla Lombardia, per trovare una struttura che desse corso a quelle che erano state anche le sentenze dei tribunali che avevano dato ragione ad Englaro.

“Il caso di Eluana è un caso molto emblematico perché lei non dava più segnali dal 1992, ma è morta nel 2009. Ma è dal ’92 che questa donna continua a parlare, a lanciare messaggi con una voce così giovane eppure così chiara nell’affermare il principio dell’autodeterminazione, nel dire di no con fermezza alle cure. E a questo messaggio di principio e coerenza di vita ha continuato a dare voce Beppino Englaro, una persona grandiosamente forte che sono felice e orgogliosa di chiamare amico”, ha affermato la parlamentare bergamasca Pia Locatelli che, da sempre, lotta sul caso del fine vita.

Da quel 9 febbraio 2009 la morte di Eluana Englaro divenne simbolo della lotta per una “morte dignitosa”. A dieci anni esatti da quel giorno molto è cambiato nella mentalità delle persone e dal punto di vista legislastivo (la legge sul testamento biologico, approvata al Senato il 14 dicembre 2017, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 16 gennaio 2018 ed è entrata in vigore il 31 gennaio 2018), ma ancora tanto è da conquistare.

“Prima di tutto dobbiamo continuare ad affermare i principi e continuare l’iter legislativo: il testamento biologico è stato approvato, certo, ma ora bisogna fare il passaggio successivo che è la legge sull’eutanasia – continua la Locatelli – È un passaggio che dobbiamo assolutamente fare. In seguito, è necessario creare le condizioni perché queste leggi vengano per davvero rese facilmente accessibili alle persone. Bisogna, anche, continuare a fare in modo che il principio della libertà e dell’autodeterminazione entri dentro la cultura delle persone in modo che venga considerato normale che le persone decidano di esercitare questo diritto, cosa che ancora non è così scontata nel nostro paese. Sono stati fatti molti passi avanti, ma tanti sono ancora da fare: un tempo non si poteva neanche parlare di testamento biologico, ora è entrata all’interno della cultura diffusa, ma è più difficile il passaggio sull’eutanasia.”

Un recentissimo sondaggio di Demos& Pi effettuato nel Nord-Est ha evidenziato una netta maggioranza degli interpellati in favore della “buona morte”. Il 77 per cento si è infatti dichiarato d’accordo con l’affermazione secondo cui “quando una persona ha una malattia incurabile e vive con gravi sofferenze fisiche” è giusto che i medici l’aiutino a morire se il paziente lo richiede.

Va spiegato che è una scelta di una persona che alla fine non ce la fa più e che c’è il dovere di accettare la decisione di questa persona presa con assoluta libertà: questo è un gesto d’amore. Bisogna far capire questo, ovviamente con tutta l’accettazione e prudenza del caso. Purtroppo manca tanta informazione: in questo i social non aiutano perché non riescono a spiegare aspetti della vita così complessi a causa dei loro messaggi brevissimi e lapidari. Purtroppo, la semplificazione dei temi porta ad una sorta di disinformazione. È necessario migliorare dal punto di vista della comunicazione e dell’educazione, specialmente per i giovani che devono capire l’importanza di parlare e ragionare su argomenti che riguardano tutti”, ha concluso la parlamentare bergamasca.

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