Bruno Codenotti, marito e compagno della partigiana Angelica “Cocca” Casile a cui è intitolata la cascina Ponchia, scrive al sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
Le scrivo, mentre mi trovo momentaneamente ricoverato in una clinica cittadina, in relazione alla vicenda della cascina di via Ponchia riguardo alla quale l’amministrazione da Ella presieduta ha formulato un progetto di ristrutturazione che, ammantato da indubbie finalità sociali, produce il risultato paradossale di estromettere un collettivo di lavoratori e studenti che da cinque anni la occupa per opporsi alla (s)vendita al privato promuovendo iniziative culturali e ricreative aperte al quartiere di Monterosso.
Tra l’altro questo collettivo iscrive tra le proprie finalità quella antifascista che mi sta particolarmente a cuore, essendo stato a mia volta un militante antifascista nonché marito e compagno della partigiana Angelica “Cocca” Casile in memoria della quale questi giovani compagni hanno voluto intitolare la cascina stessa. A testimonianza di ciò, oltre alla targa apposta fronte strada è stato realizzato un grande murales nelle stanze interne della cascina che ci rappresenta insieme per l’ultima volta nella ricorrenza del 25 aprile del 2016 in via Pignolo, davanti alla lapide che ricorda il sacrificio di Ferruccio dell’Orto di cui il prossimo venerdì 8 febbraio ricorre l’anniversario della morte per mano fascista.
Allora mi chiedo perché tutto questo dovrebbe essere cancellato insieme alle attività di questo collettivo? Perché non si potrebbe dare continuità ad un progetto già in corso piuttosto che sostituirlo con un’altra opera certamente meritoria, ma che potrebbe trovare concreta attuazione in altre e più consone sedi?
Forse perché una realtà politicamente antagonista risulta scomoda e inaccettabile agli occhi dei benpensanti di ogni schieramento politico per i quali l’interesse prevalente è quello di omologare stili di vita e comportamenti secondo modelli conformi a norme e a regolamenti calati dall’alto?
Pur nell’incertezza di una risposta che da Lei gradirei ricevere, le porgo saluti tanto più cordiali quanto più chiara si esprimesse la sua adesione non solo formale ai valori dell’antifascismo, a partire dalla improcrastinabile cancellazione della cittadinanza onoraria a suo tempo conferita dalla città di Bergamo al duce del fascismo e da una netta presa di distanze dalle norme liberticide imposte oggi agli italiani dal capo del leghismo.
In fede sempre antifascista
Bruno Codenotti
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