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L'appello

Bergamo, il mondo dell’impresa scuote il Governo: “Infrastrutture per dare lavoro” video

Parte da Bergamo l'appello affinchè il Governo sblocchi una lunga serie di grandi opere congelate, che produrrebbero un indotto sull'occupazione pari a 500mila posti di lavoro e sull'economia di 116 miliardi di euro.

“Il divario in termini di qualità della logistica costa circa 70 miliardi di euro di ‘export perduto’. Per una economia che basa più del 30% del proprio Pil sull’export, investire in infrastrutture di trasporto è condizione indispensabile di sviluppo”: è da questa convinzione, emersa dal rapporto Export 2018 di Sace Simest, che il mondo economico bergamasco nella sua interezza (Confindustria, Ance, Unione Artigiani, Compagnia delle Opere, Imprese & Territorio, Confagricoltura, Cgil, Cisl e Uil) chiede con determinazione che vengano garantiti investimenti e vengano realizzate le infrastrutture necessarie al Paese.

Secondo un’indagine condotta a livello nazionale da Ance sono 28 le grandi opere pubbliche congelate, per un valore di 33 miliardi di euro, che se realizzate produrrebbero un indotto sull’occupazione pari a 500mila posti di lavoro e sull’economia di 116 miliardi di euro.

“Un territorio come Bergamo, baricentro della manifattura italiana e quarto territorio europeo per valore aggiunto del manifatturiero e con un grande vocazione per l’export – sottolinea il presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglianon può prescindere dalla realizzazione delle grandi opere nazionali come i tratti di alta velocità Torino-Lione e Brescia-Venezia o la Pedemontana Lombarda. Ma anche di quelle a livello locale, per il suo collegamento con l’Italia e l’Europa: tutela e sviluppo dell’aeroporto, collegamento ferroviario veloce Orio-Bergamo-Milano e un collegamento veloce Bergamo-Pianura bergamasca, lo scalo merci e quelle tantissime piccole opere di viabilità locale e manutenzione dell’esistente che sono fondamentali. È inconcepibile che in un momento di rallentamento economico si blocchino cantieri già finanziati e avviati”.

Dello stesso avviso Ance Bergamo, che recentemente ha affrontato il tema delle infrastrutture sia nei festeggiamenti per i suoi 70 che in un convegno-confronto con Provincia e amministratori locali: “Il nostro territorio ha delle potenzialità enormi in termini di sviluppo e le infrastrutture sono il veicolo che lo permettono – ribadisce la presidente Vanessa PesentiA livello locale riteniamo determinante la realizzazione di collegamenti Nord-Sud ed Est-Ovest, per dare vitalità e vivacità all’economia. Al Governo facciamo anche un altro appello: le imprese hanno bisogno di regole chiare e precise, ma poche. C’è troppa burocrazia e da tempo chiediamo una seria semplificazione. Far ripartire l’edilizia, che è chiamata a realizzare le opere, significa far ripartire tutta l’economia”.

Confindustria

L’insoddisfazione verso l’attuale politica economica è chiarissima anche da parte dei sindacati, che nell’accodarsi alla richiesta di investimenti, richiamano l’attenzione anche sul lavoro: “Una finanziaria tutta incentrata sulla spesa corrente e che taglia gli investimenti da 3,5 miliardi a 550 milioni non sta andando nella direzione giusta – spiega il segretario provinciale della Cgil Gianni PeracchiAbbiamo bisogno di uno sviluppo sano e sostenibile, che abbia un respiro pluriennale: per noi fa il paio con l’obiettivo di realizzare più lavoro e più lavoro di qualità”.

Concorda Francesco Corna, segretario della Cisl, che aggiunge: “L’idea del lavoro senza lavoro che qualcuno al governo teorizza non è giusta dal punto di vista etico e non è realizzabile da quello pratico. Il lavoro non si crea per legge ma con gli investimenti e le infrastrutture. Stiamo perdendo delle occasioni, rischiando di vanificare la ripresa che abbiamo conquistato con fatica”.

“Dobbiamo ricominciare a pensare in prospettiva a lungo termine – precisa Angelo Nozza, segretario Uil Bergamo – Le infrastrutture, chiariamolo, non sono la cementificazione del territorio: ci preoccupa il pensiero anti-industriale che si sta radicando”.

“È stata un’ottima occasione di confronto su temi che coinvolgono tutto il tessuto imprenditoriale e sociale della provincia. L’attenzione alle sue svariate sfaccettature, dalla micro alla grande impresa, e alla varietà dell’orografia del territorio (pianura, montagna, collina) impongono un’attenzione sensibile alle esigenze particolari e comuni di tutte queste componenti, nella logica della rapidità delle risposte, della sostenibilità ambientale e della valorizzazione di tutte le produzioni industriali, artigianali, agricole e di servizio che hanno connotato a livelli di eccellenza la nostra provincia. Auspichiamo che questo momento di confronto continui, sia in ambito rappresentativo che istituzionale, richiamando così tutti alle proprie responsabilità in termini di risposte agli oggettivi bisogni dei tempi odierni così come delle generazioni future”
dichiara Alberto Brivio, presidente di Imprese&Territorio. 

Un segnale forte è anche quello che chiede il mondo agricolo: “Le nostre esportazioni agroalimentari sono quasi raddoppiate negli ultimi dieci anni – spiega Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura Bergamo – Ma a livello competitivo soffriamo contro realtà che non hanno i prodotti della nostra qualità ma sono in grado di esportare più di noi grazie a una maggiore efficienza commerciale e una rete logistica più avanzata. Quindi si facciano le opere, ma che siano innovative e all’avanguardia sotto il profilo del rispetto dell’ambiente e del suolo”.

Confindustria

Un coro unitario che vuole essere da sollecito, senza colori o prese di posizione a prescindere: “Qui prevalgono pragmatismo e benessere delle nostre imprese e dei nostri lavoratori – evidenzia Remigio Villa, presidente dell’Unione Artigiani – Solo la nostra unità dovrebbe essere da stimolo per la politica”.

In chiusura la soddisfazione del presidente di Confindustria Scaglia: “Vogliamo uscire dagli slogan e dalle ideologie, la nostra è un’operazione culturale. E oggi sono particolarmente orgoglioso di essere bergamasco, perchè ancora una volta di più dimostriamo di guardare alla concretezza”.

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