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L'intervista

“Sei anni fa mi hanno ucciso il papà fuori di casa: voglio sapere chi è stato” video

Mayta Biava, figlia 19enne di Agostino, freddato in una cascina a Villa di Serio: "Diceva di essere seguito da un'auto. Voglio che si indaghi ancora"

Sono le 19.40 di venerdì 25 gennaio 2013. Mayta Biava, allora 13enne, sta entrando in casa nel “Cascinetto Pigna” di Villa di Serio dove abita con la famiglia, altri quattro fratelli, mamma Anila e papà Agostino. Sente un botto provenire dalla stalla, dove il padre, allevatore, sta lavorando. Pensa a un rumore qualsiasi e non ci fa troppo caso. Qualche minuto dopo scopre che quel boato era uno sparo, quello del fucile che ha ucciso il 46enne Agostino Biava.

A distanza di sei anni esatti, non c’è ancora un colpevole per quel delitto. La lunga e complessa inchiesta, coordinata dai magistrati Fabrizio Gaverini e Carmen Santoro, non ha portato a nulla e nel 2017 è stata archiviata.

Lo stesso esito dell’indagine per l’assassinio di Sabaudin Bregu, albanese di 34 anni ammazzato a coltellate la sera del 22 giugno del 2012 nei pressi della roggia di via dei Prati, a Campagnola. Bregu era il marito di Pamela, figlia di Biava, e fratello della sua seconda moglie, Anila. Gli inquirenti hanno sempre ritenuto che ci siano questioni di droga come movente e che i due omicidi siano collegati, ma ciò non è mai stato dimostrato.

La famiglia Biava non ha ancora smesso di chiedere giustizia per scoprire il nome dell’assassino. In particolare Mayta, la figlia più giovane e più combattiva, anche per il forte legame che aveva con il papà Agostino.

Cosa ricordi di quella sera?

I ricordi sono vaghi, anche perchè sono brutti e ho preferito eliminarli. Sei mesi prima era stato ucciso mio zio. Per me e per tutta la mia famiglia quello è stato un periodo devastante.

Di tuo papà invece cosa ti viene in mente?

Era un po’ come me, voleva apparire come una persona forte ma non lo era. Ricordo che lavorava sempre tanto. Aveva un progetto, quello di aprire un agriturismo. Ma non ci è riuscito.

Prima del delitto c’era qualcosa o qualcuno che lo preoccupava?

Diceva spesso di essere seguito da una macchina. Ma non sappiamo di chi era. Poi a me certe cose magari non le hanno dette per non impaurirmi.

L’omicidio di tuo padre è collegato a quello di tuo zio?

Assolutamente no, non c’entra niente. L’accostamento è stato fatto solo per inquinare le prove. Non c’erano collegamenti con quello che faceva mio zio.

C’è stata l’archiviazione e non è stato trovato il colpevole…

Noi non rinunciamo e continuiamo a cercare giustizia. Io come figlia soprattutto voglio sapere chi è stato. Spero di arrivare a una conclusione.

Pensi mai a come sarebbe la tua vita adesso se tuo papà fosse ancora vivo?

Ci penso tutti i giorni. Sarebbe stata completamente diversa. Ora sarei a lavorare nell’agriturismo che voleva aprire. Ma anche se ci penso, non posso farci niente.

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