Sono passati tre mesi esatti dallo scorso 25 ottobre, quando l’Associazione Musulmani di Bergamo si aggiudicò la chiesetta degli ex ospedali Riuniti, messa all’asta dall’Asst Papa Giovanni. La vicenda fece discutere Bergamo e l’Italia, tanto da attirare l’interesse dei media internazionali (leggi qui).
A novanta giorni di distanza la gara resta in sospeso, anche se i vertici dell’Associazione Musulmani hanno ricevuto una prima comunicazione dai responsabili del procedimento: una corposa richiesta di informazioni e documenti aggiuntivi sul loro ente, aggiudicatario provvisorio del bando.
La richiesta, coincidenza o meno, arriva in concomitanza a un’interrogazione presentata in Regione dal Consigliere Niccolò Carretta (Lombardi Civici Europeisti), tornato a chiedere aggiornamenti sull’iter di vendita della chiesetta. Insomma, vuole capire se si è fatto qualche passo dopo mesi di apparente immobilità.
Ora toccherà all’Associazione Musulmani di Bergamo esaminare la richiesta, “per valutarne la legittimità, o capire se invece rappresenti un aggravio del procedimento” commenta l’avvocato Andrea Di Lascio, con il rischio che i tempi si allunghino ancora. Venti i giorni a disposizione.
Ricapitolando, la cappella – un tempo dei frati cappuccini, ora in comodato d’uso gratuito alla Comunità Ortodossa Romena (il contratto è in scadenza a giugno, ma i suoi rappresentanti non hanno alcuna intenzione di andarsene) – a settembre è stata messa all’asta dall’ospedale Papa Giovanni, azienda controllata da Regione Lombardia che nel 2015 aveva approvato una legge molto restrittiva sui luoghi di culto, non a caso ribattezzata “anti moschee”. Una legge che rende molto difficile costruire luoghi di culto partendo da zero e che il verdetto dell’asta ha in qualche modo ‘aggirato’, visto che la chiesetta è già adibita a quella funzione.
A sorpresa, il 25 ottobre – oltre alla Diocesi Romena e un gruppo attivo nel settore alberghiero – si era fatta avanti la comunità musulmana (che ora prega in un’ex falegnameria a ridosso del trafficato viadotto di Boccaleone). L’offerta più alta fu proprio la loro, forte di un rialzo dell’8% sulla base d’asta fissata a 418.700 euro.
La notizia, lanciata da Bergamonews, aveva sollevato un polverone politico sul quale è progressivamente calato il silenzio dopo l’intervento del governatore regionale Attilio Fontana: “Il simbolo della cristianità – ha detto – sarà salvaguardato perché Regione Lombardia farà valere il diritto di prelazione“. Una pietra tombale sulla vicenda? Solo il tempo saprà dare una risposta.
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