Nell’autunno del 1969 il clima è teso e tetro. In ogni angolo della terra si consumano guerre; cortei di protesta si snodano sul pianeta, per la pace, per l’uguaglianza tra le razze. In Vietnam sale il numero dei caduti; in Cecoslovacchia Jan Palach si dà fuoco in risposta all’invasione degli USSR. In Italia hanno inizio gli anni di piombo con la strage di Piazza Fontana a Milano.
Anche il rock ha le sue vittime: a luglio ci lascia Brian Jones dei Rolling Stones. A dicembre muore mestamente la stagione dell’amore con il tragico raduno di Altamont.
10 ottobre – In the court of Crimson King (King Crimson)

Con l’esordio mirabolante dei King Crimson nasce un genere nuovo, che nulla a che spartire con la musica sino ad allora ascoltata. È uno riuscitissimo mix di musica classica, jazz, folk e rock: il progressive rock detto anche rock sinfonico.
La band nasce all’inizio del ’69 con Robert Fripp alla chitarra, Greg Lake alla voce solista e al basso, Ian Mc Donald alle tastiere, al flauto, al sax, Michael Giles alla batteria e Peter Sinfield come paroliere. Tra innumerevoli cambi di formazione, scioglimenti e reunion, virate verso il jazz, la fusion, la sperimentazione e l’avanguardia, crisi mistiche e corsi di insegnamento, la band è tuttora in vita. Osannati dalla critica, hanno ancora un ampio seguito.
L’album “In the court of Crimson King” è un disco di grande impatto. A cominciare dalla splendida copertina di Barry Godber, allora ventitreenne: morirà di infarto l’anno successivo. È un dipinto visionario; rappresenta un uomo spaventato che urla; l’uomo schizoide del 21esimo secolo del brano di apertura del disco. Resta a tutt’oggi una delle copertine più significative della musica rock.
La musica: 5 brani di una durata che va da 6 a 12 minuti ciascuno.
Si parte con “21st century schizoid man”; un inizio epocale con un riff di chitarra, mellotron e sax indimenticabile. Qualcosa di mai sentito. Straziante ed evocativa la voce distorta di Lake; è una canzone contro la guerra del Vietnam (“innocenti violentati con il fuoco del napalm”). Memorabile.
Segue “I talk to the wind” un dolcissimo brano per voce, piatti e flauto. Il testo, dai più, viene interpretato come un dialogo tra un giovane del tempo alla società (“Non mi possedete… non potete istruirmi…”).
Si chiude il primo lato con “Epitaph”. Stupendo l’incipit, tra mellotron e chitarra solista. Attacca poi la voce di Lake; l’atmosfera si fa avvolgente e apocalittica al contempo.
Un testo sugli orrori del mondo (“Il destino degli uomini… è nelle mani di stupidi… sopra gli strumenti di morte… ho il timore che domani scoppierò in un pianto…confusione sarà il mio epitaffio”).
Il secondo lato si apre con “Moonchild” ; è il pezzo più lungo dell’album (12.13 minuti); un brano onirico, con una lunga parte strumentale centrale di pura (e un po’ ridondante, bisogna ammetterlo) sperimentazione.
A chiusura del disco “The court of Crimson King”; racconta l’atmosfera medioevale della corte del Re Cremisi; in rassegna vari personaggi; dal purpureo suonatore di cornamusa alla regina nera, alla strega di fuoco. Un bella ballata in cui spicca la chiarissima e potente voce di Lake, accompagnata da un pomposo arrangiamento di mellotron, chitarra acustica e poi elettrica, flauto e cori.
Il disco ha un notevole successo di critica e pubblico; arriverà al quinto posto in UK. Un Lp da avere a tutti i costi; per la bellezza della musica, per l’importanza che ha nella
storia del rock. Il primo di un genere che ha spopolato nei ’70.
Dieci pallini su dieci. Imprescindibile.
In precedenza
1) i migliori anni del rock – 1966
2) i migliori anni del rock – 1967
3) i migliori anni del rock – 1968
4) i migliori anni del rock – 1969 parte prima
5) i migliori anni del rock – 1969 parte seconda
6) i migliori anni del rock – 1969 parte terza
Bibliografia:
“Da Abbey road a Woodstock”, R. Bertoncelli, Giunti ed., 2009
“La storia del rock”, Ezio Guaitamacchi, Hoepli ed., 2014
“Il dizionario pop rock”, E. Gentile e A. Tonti, Zanichelli ed., 2015
“Enciclopedia del rock”,vol. 6, aavv, Arcana ed., 2005
“Progressive”, C. Rizzi, Giunti ed.,1999
Anche nel ’69 tanti sono stati i dischi notevoli, mi è toccato escludere:
l’esordio omonimo dei Santana e degli Allman Brothers Band;
“Stand up” (Jethro Tull);
“Beck-Ola” (Jeff Beck);
“With a little help from my friends” (Joe Cocker);
“Happy Trails” (Quicksilver Messanger Service);
“Bayou country“, “Green river”, “Willy and the poor boys” dei Creedence Clearwater Revival;
“Arthur or the decline…” (The Kinks);
“Goodbye” (Cream);
“Stonedhenge ” (Ten Years After);
“Deep Purple” (Deep Purple);
“Aoxomoxoa” (Grateful Dead);
“On the threshold of a dream” (Moody Blues);
“The family that plays together” (Spirit);
“Blood, Sweat & Tears” (Blood, Sweat & Tears);
“Led Zeppelin II” (Led Zeppelin).
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