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Centro salesiano di treviglio

“Classicamente”, una serata dedicata agli studenti per amare gli studi antichi

A tutti coloro che nel percorso liceale si son trovati a svolgere le temute versioni di greco è stata posta sicuramente almeno una volta l’annosa domanda: “A cosa serve studiare quelle lingue morte?”

Promuovere il liceo classico ai nostri giorni parrebbe una scelta controcorrente. Per dimostrare la validità di questo indirizzo scolastico, venerdì 18 gennaio il Centro Salesiano di Treviglio ha deciso di organizzare “ClassicaMente”, una serata dedicata proprio agli studi classici e alla formazione umanistica.

Alle ore 20 il gruppo teatro della scuola superiore ha messo in scena “Io sto con Socrate”, una breve commedia scritta dal professor Lodovico Zana ambientata nel 399 a. C., anno del processo al celebre filosofo ateniese. Lo spettacolo, brillante e divertente, ha avuto il merito di porre in risalto l’attualità del pensiero di un personaggio morto oltre duemila anni or sono. Il maestro di Platone, infatti, “ci ha insegnato a guardare dentro di noi, a chiederci il perché delle cose”. Questo valeva nel IV secolo a.C., ma ancor di più è fondamentale oggi, quando abbiamo a portata di mano, grazie a giornali e notizie digitali, tante informazioni apparentemente dello stesso valore. Spetta a noi selezionarle, ragionare, ricostruire i fatti in maniera ordinata.

Dopo un ricco buffet, è iniziato il momento saliente della serata, ossia il confronto che ha visto protagoniste cinque persone di successo accomunate dagli studi classici: Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura di Milano; Carlo Mapelli, docente di Siderurgia e Metallurgia applicata al Politecnico di Milano; Matteo De Bernardi, docente di Istituzioni di diritto romano all’Università degli Studi di Milano; Francesco Arlanch, sceneggiatore di molte serie televisive di successo. A Lucio Dall’Angelo, giornalista, scrittore ed esperto di comunicazione, è toccato invece il compito di moderare la serata.

In poco più di un’ora son stati sviscerati svariati punti chiave utili a sottolineare l’importanza imprescindibile degli studi umanistici.
A tutti coloro che nel percorso liceale si son trovati a svolgere le temute versioni di greco è stata posta sicuramente almeno una volta l’annosa domanda: “A cosa serve studiare quelle lingue morte?”. A tal proposito, mi è parsa veramente azzeccata la metafora utilizzata nel corso della conferenza: il classico è una cassetta degli attrezzi, che offre gli strumenti per affrontare qualsiasi situazione nella vita, in qualunque ambito.

Spetta poi agli studenti scegliere quali siano i più opportuni a seconda del contesto e delle proprie ambizioni. Sognare non costa nulla, si dice. Ebbene, un liceo di stampo umanistico permette di immedesimarsi in poeti vissuti migliaia di anni fa e di leggere il presente con un occhio aperto al futuro proprio grazie ad essi. In un mondo in cui la macchina predomina, dev’essere, forse, evidenziato il potere della parola, scritta od orale che sia. Come ha sottolineato Arlanch, che per lavoro viaggia e dialoga con colleghi provenienti da varie zone del mondo, il liceo classico è la scuola più completa tra quelle presenti nel panorama europeo e non solo, dato che fornisce, oltre ad uno studio mnemonico e puntuale, anche la possibilità di vedere la realtà con gli occhi di uomini di epoche diverse e pertanto di aprirsi agli altri, avere una visione quanto più completa possibile del mondo che ci sta attorno.

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