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Bergamo segreta

Il Monumento Naturale della Val Brunone, un giacimento paleontologico al centro della Valle Imagna

Nuova puntata della rubrica domenicale di BGY, oggi va alla scoperta di uno dei più importanti siti paleontologici della provincia di Bergamo.

Il Monumento Naturale della Valle Brunone è l’unica riserva naturale nel suo genere presente in provincia di Bergamo: posto lungo le pendici della Valle Imagna, si tratta di una vera e propria perla della natura orobica nascosta ai piedi del Resegone.

Divenuto celebre nel corso dell’Ottocento per le sue fonti solfuree poste nei pressi di Ponte Giurino, il Monumento nelle sue rocce ha nascosto per secoli un tesoro di grandi dimensioni, un tesoro scoperto soltanto negli anni Settanta del Novecento, ma che da quel momento rimasto nella memoria degli scienziati di tutto il mondo: stiamo parlando dei giacimenti paleontologi.

Risalenti al Triassico Superiore, i giacimenti furono individuati nel 1973 nel corso di una campagna di studi promossa dal Museo Civico di Scienze Naturali “Enrico Caffi” di Bergamo, studi che permisero a Mario Gervasutti di scoprire una nuova specie di libellula, l’Italophlebia gervasuttii: “ Benchè risalisse a 225 milioni di anni fa, il fossile venne ritrovato in uno stato di straordinaria conversazione – spiega Anna Paganoni, paleontologa bergamasca già direttrice dell’istituto di geologia e paleontologia del museo  -. Ancora oggi infatti è possibile osservare all’interno dell’esemplare alcuni dettagli anatomici come vasi sanguinei ed ali”.

Fra i fossili individuati lungo la Val Brunone molti furono gli esemplari di insetti, ma numerosi furono anche quelli di  crostacei, di cui rimangono in particolare alcune parti di exuviae (resti di esoscheletro rilasciati in seguito ad un processo di muta), e di pesci, di cui si segnala per esempio il caso delle morie, fenomeno legato alla mancanza di ossigeno che portava alla morte di numerosi esemplari, esemplari che in seguito sono stati rinvenuti nella stessa area sul fondo marino: “A differenza che in altri siti, nel caso della Val Brunone non esistono punti dove la mancanza di ossigeno sia perenne, ma piuttosto aree dove questa è alternata” racconta la paleontologa

Ritrovamenti di notevole importanza furono individuati anche in campo come per esempio alcuni resti di eudimorphodon ranzii, rettile volante in cui ancora oggi è possibile vedere ancora alcune parti di membrana alare all’altezza del propatagio (allungamento dell’arto superiore a sostegno dell’ala).

Oltre ad esser un sito paleontologico di interesse europeo, la Val Brunone rimane una riserva naturale a tutti gli effetti all’interno del quale è possibile osservare la presenza di esemplari di faggio, frassino maggiore, betulla, carpino bianco, ontano nero, acero montano, roverella e castagno, quest’ultimo divenuto raro in seguito all’abbandono dell’agricoltura montana da parte dell’uomo; mentre lungo le pendici della vallata imagnina è possibile ascoltare  la voce argentina di cardellini, fringuelli, cinciallegre, merli e pettirossi, oltre che individuare fra gli alberi cuculi, gufi, civette e picchi muratori.

Da segnalare in conclusione anche la presenza di numerosi mammiferi come caprioli, volpi, lepri, tassi, ghiri e ricci,  mentre lungo le sponde del torrente Brunone è ancora possibile osservare esemplari salamandre, rospi comuni, raganelle e rane comuni.

 

 

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