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Cinema

La recensione

“Maria Regina di Scozia”, versione politically correct della vita di Maria Stuarda

Un film troppo lento e noioso: una vera e propria sofferenza

Titolo: Maria Regia di Scozia

Regia: Josie Rourke

Attori: Saoirse Ronan, Margot Robbie, Jack Lowden, Joe Alwyn, David Tennant, Guy Pearce

Durata: 124 minuti

Giudizio: **

Programmazione: Multisala San Marco

Qualche reminiscenza delle lezioni di letteratura inglese penso sia rimasta a chiunque, soprattutto quando si tratta della Golden Age, l’età d’oro, il periodo più celebre della storia inglese, segnato dal conflitto tra due regine ossessionate dal potere: da una parte, Elisabetta I, regina d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII, protestante, la Regina Vergine; dall’altra la cugina, Maria Stuart, o “Stuarda”, Regina di Scozia, cattolica, vedova del re di Francia.

Siamo nel 1561 e Maria, vedova dopo appena due anni dal matrimonio con Francesco II, decide di lasciare la Francia per tornare in Scozia, la sua terra natia, e rivendicare il trono d’Inghilterra che, di diritto, le spetta. Sul trono d’Inghilterra, però, siede in quel momento Elisabetta I che, dopo aver ereditato la corona in seguito alla morte del padre, è riuscita a tenersela stretta solo diventando più uomo degli uomini, rinunciando completamente alla sua vita “da donna”. Maria, dal canto suo, vuole essere proprio la donna che Elisabetta non sarà mai, e dare alla luce un erede maschio che un giorno possa spodestare la Regina Vergine.

Tra le due, inizialmente, si instaura un rapporto di sorellanza, fondato sulla consapevolezza reciproca di essere due donne, sole, al potere, circondate da uomini avvoltoi che farebbero, ed effettivamente fanno, qualsiasi cosa pur di riuscire a mettere le mani sulle loro corone. Questo pensiero le unisce, ma non è abbastanza per frenare la loro sete di potere, che le mette irrimediabilmente in competizione.

Maria si mette subito all’opera: sposa Sir Henry Darnley, uno Stuart, cattolico come lei, chiaramente omosessuale, che si rivelerà un traditore vigliacco e violento, utile solo come “toro da monta” (ma in realtà neanche troppo), in quanto le darà un figlio maschio, James, erede al trono d’Inghilterra. Elisabetta, dal canto suo, spaventata e ossessionata dal fatto che la cugina fosse tutto quello che lei non era (bella, moglie e madre), decide di “dare un taglio” al loro rapporto di sorellanza e di liberarsi di lei una volta per tutte.

Per quanto possa essere assolutamente plausibile che due regine, nel 1500, per quanto potenti, fossero comunque assoggettate al volere, spesso violento, degli uomini che avevano intorno, tuttavia non vedo la necessità di dover calcare questo aspetto ai limiti dell’autocommiserazione, mettendo loro in bocca affermazioni piagnucolose e infantili quali: “Come sono cattivi gli uomini!”. L’ho trovato personalmente un insulto ad anni e anni di lotta femminista.

Per non parlare poi del fatto di voler piegare la storia ad essere quello che non è, facendo scelte politicamente corrette come quella di voler mettere a corte lord afrobritannici e dame di compagnia asiatiche. Semplicemente non si può, in un film di ricostruzione storica, inserire un multietnicismo moderno che, per quanto sia la normalità oggi, allora sarebbe stato assolutamente impensabile.

Le uniche che si salvano, in tutto questo, sono le due protagoniste, Soairse Ronan e Margot Robbie (candidate all’Oscar nel 2018 rispettivamente per “Lady Bird” e “Tonya”), che riescono a interpretare molto bene il ruolo di due regine capricciose e assetate di potere.

In generale, tuttavia, l’ho trovato lento e noioso; una vera e propria sofferenza. A un certo punto, se devo essere onesta, non vedevo l’ora che finisse.

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