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Bergamo segreta

Casnigo, alla scoperta del tradizionale arrivo dei Re Magi e della leggenda della “Re Magia Nigra”

Nuovo appuntamento per la rubrica domenicale di BGY che fa tappa in Valle Seriana per raccontare una tradizione lunga più di cinquecento anni

L’Epifania è forse una delle feste più malinconiche del periodo natalizio, perché, come indica l’emblematico proverbio: “tutte le feste porta via”.

Considerato dai più piccoli come un momento talvolta “triste” in vista del ritorno a scuola, per gli abitanti di Casnigo si tratta di uno dei momenti più attesi dell’anno grazie all’arrivo dei Re Magi.

Nel piccolo borgo della Val Seriana vige infatti da più di cinquecento anni una tradizione per cui i celebri re orientali, dopo esser scesi nella notte dal Santuario della Santissima Trinità, la mattina del 6 gennaio raggiungono il paese per consegnare i doni ai bambini.

A legare la “Sistina Bergamasca” con il culto dei Magi vi sarebbe la presenza di due oggetti sacri, la teca a forma di croce contenente reliquie dei Re Magi giunte probabilmente a Casnigo fra la metà del XVI e gli inizi del XVII secolo, e il gruppo statuario in terracotta rappresentante l’Adorazione all’interno del quale spicca la celebre “Re Magia Nigra”: “Si tratta semplicemente della rappresentazione di uno dei re orientali dalla carnagione scura, simbolo della provenienza globale dei Magi – spiega don Giuseppe Mignani, sacerdote originario di Casnigo – Sulla ‘Re Magia Nigra’ esiste però anche una credenza per cui alla stessa spetta il compito di portare il carbone ai bambini che durante l’anno non si sono comportati al meglio”.

Benché a distanza di secoli Casnigo si distingua ancora oggi per il culto dei Re Magi (venerati in Lombardia anche nella Chiesa di San Eustorgio a Milano e a Premana in Valtellina) e per il suono dei baghetér, nel corso del tempo doni e tradizioni si sono modificate: “Un tempo la festa aveva forse un significato diverso, probabilmente più spirituale: al mattino dell’Epifania prima si scartavano i doni, poi si saliva a piedi lungo la mulattiera al Santuario per la messa di ringraziamento, spesso accompagnati dal freddo e dalla neve – ricorda il sacerdote attualmente in servizio nella parrocchia di Almenno San Bartolomeo -. L’attesa era molta e i doni erano diversi da quelli attuali in quanto erano composti da cose semplici e utili, come calzette, pantofole, ma anche arance, arachidi e persino un camion di legno”.

“Ciò che non posso dimenticarmi resta però un episodio avvenuto alla vigilia dell’Epifania – conclude don Giuseppe -. Quella sera rientrando a casa mio zio, che era anche maestro del paese, raccontò di aver visto scendere dal Santuario alcune luci, simbolo dell’imminente arrivo dei Re Magi. Appresa la notizia, benché fosse ancora presto, forse le 20.30 o le 21, io e mio fratello corremmo immediatamente a letto e lì attendemmo l’arrivo dei Magi”.

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