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In senato

Legge di Bilancio, l’attacco di Misiani: “Avete messo un cappio sulla testa degli Italiani”

L'intervento del senatore Antonio Misiani (Partito Democratico) al Senato nella giornata di sabato 22 dicembre sulla Legge di bilancio 2019. Pubblichiamo il testo integrale e il video.

L’intervento del senatore Antonio Misiani (Partito Democratico) al Senato nella giornata di sabato 22 dicembre sulla Legge di bilancio 2019. Pubblichiamo il testo integrale e il video.

Signor Presidente, ci avviamo a votare la legge di bilancio in una condizione che ha pochi precedenti, una condizione di strappo istituzionale e di aperta violazione delle regole, come purtroppo abbiamo visto nella seduta di oggi della Commissione bilancio. Una settimana in Commissione a fare finta di discutere della legge e degli emendamenti, senza votarne nemmeno uno.

Un maxiemendamento che ha completamente riscritto la manovra che era stata approvata dalla Camera, presentato in enorme ritardo, con errori, fino al pasticcio dell’emendamento sul noleggio con conducente, prima inserito e poi tolto, appellandosi ad un inesistente problema di copertura, per fare poi un decreto, a quanto pare, in una seduta notturna del Consiglio dei ministri.
Personalmente trovo spiacevole che questo importante dibattito, la discussione generale sul più importante provvedimento che assume il Parlamento, non veda l’intervento dei senatori della maggioranza, tra i quali si annoverano molte persone di valore.
Ci avrebbe fatto piacere conoscere il loro pensiero, ma evidentemente c’è un ordine di scuderia. Non possono parlare e non possono dire quello che pensano. Non fatevi trattare come delle marionette. Questo è il luogo della democrazia e del confronto delle idee tra maggioranza e opposizione e anche voi avete il diritto e il dovere di dire la vostra. Stiamo discutendo al buio la legge di bilancio, al termine di un percorso gestito disastrosamente.

Presidente, se non ci fossero di mezzo i soldi degli italiani, che sono una cosa seria, questo percorso potremmo definirlo una farsa in tre atti.
L’avvio del primo atto l’abbiamo tutti bene in mente: la notte del 27 settembre, il balcone di Palazzo Chigi, il vice premier Di Maio accompagnato dai suoi Ministri e dalla claque di parlamentari e portaborse, che festeggiavano la manovra del popolo, il 2,4 per cento per tre anni, l’abolizione della povertà, lo smantellamento della legge Fornero. Avevamo evidenziato da subito i limiti di quella manovra e di quella propaganda: l’enorme debito pubblico, l’assenza di misure per la crescita, una manovra totalmente sbilanciata sulle spese correnti.

Voi, invece, per due mesi avete alimentato nel Paese una grande illusione: che fosse possibile accontentare tutti, che fosse possibile rispettare un contratto di governo irrealizzabile, l’illusione di finanziare a debito la manovra e di prescindere dall’Europa, dalla zona euro e dai partner con cui condividiamo la moneta unica.
Avete avviato con l’Unione europea uno scontro insensato, tutto politico e finalizzato a fare di quello scontro un pezzo della campagna elettorale per le elezioni europee del 2019. Così facendo, signor Presidente, il Governo e la maggioranza hanno lanciato l’Italia a tutta velocità contro un muro, mandando lo spread alle stelle, avviando la crescita dei tassi d’interesse per le famiglie e per le imprese, provocando un crollo ininterrotto della fiducia dei consumatori e delle imprese, una fuga di capitali con pochi precedenti e, purtroppo, lo scivolamento del Paese verso la recensione dopo quattordici trimestri di crescita consecutiva.

Guardate, prima o poi bisognerà fare i conti su quanto siano costati agli italiani questa follia e questi due mesi di gestione insensata della legge di bilancio. Sono costi che possiamo valutare in miliardi di euro bruciati in interessi sul debito pubblico e in miliardi di euro di ricchezza dei risparmiatori andati in fumo. Il secondo atto inizia tra il 21 e il 22 novembre. Ministro Tria, il 21 novembre la Commissione europea respinge la seconda versione del documento programmatico di bilancio e avvia i primi passi della procedura di infrazione.

Il 22 novembre suona il vero campanello d’allarme: l’asta dei BTP Italia va semideserta, il flop peggiore dal 2012, l’allarme vero per un Paese che l’anno prossimo dovrà collocare 400 miliardi di debito pubblico con il rischio che nessuno si compri il debito pubblico italiano, a partire dai risparmiatori italiani. In quei due giorni avete scoperto che il problema più grosso dell’Italia non era nelle stanze di Bruxelles, ma nel nostro Paese, in un muro verso cui avevate lanciato l’Italia e che era molto più vicino di quanto voi stessi vi poteste rendere conto.
In quel momento avete innestato la retromarcia e ripreso il negoziato con l’Unione europea, ma l’avete ripreso nelle condizioni peggiori, con un Paese isolato come mai era accaduto in passato. Era isolato rispetto ai grandi partner europei, isolato anche nei confronti di quei Governi sovranisti, che teoricamente dovrebbero essere amici di Matteo Salvini e del MoVimento 5 Stelle e che, invece, sono stati i più duri a pretendere il rientro dell’Italia nei parametri europei.

I vostri amici e i vostri alleati sono stati i primi a mettervi con le spalle contro un muro e a costringervi a innestare la retromarcia.

Vengo, infine, al terzo atto di questa farsa.
Il 19 dicembre, due giorni fa, si raggiunge l’accordo con l’Unione europea. Il vice premier Salvini – che vedo fare capolino in quest’Aula – aveva con il suo solito tono sprezzante parlato di una letterina di Babbo Natale. Vice premier Salvini, la letterina c’è stata, ma è stata quella che il presidente del Consiglio Conte e il ministro dell’economia Tria hanno mandato a Jean Claude Juncker, Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis dicendo che l’Italia era pronta a tornare indietro sui suoi passi, che la manovra del popolo era uno scherzo e che si andava invece a riequilibrare per rispettare le regole europee.
Tutto ciò avveniva nella mortificazione del Parlamento italiano, costretto a fare da spettatore a questa farsa e privato di informazioni essenziali che erano state date alla Commissione europea, ma non al Senato della Repubblica, con tanti saluti alle parole d’ordine sovraniste, alla Repubblica italiana e a una manovra del popolo che dal 19 dicembre non esiste più.
Signor Presidente, noi siamo felici che l’Italia abbia evitato la procedura di infrazione. Sia chiaro: noi facciamo sempre il tifo per il nostro Paese. La procedura di infrazione sarebbe stato il colpo di grazia per un Paese avvitato nell’instabilità finanziaria.

Gli italiani, però, devono sapere il prezzo altissimo di questi due mesi di follia che saranno costretti a pagare per l’insipienza, il dilettantismo e l’avventurismo con cui è stato gestito il percorso della legge di bilancio. È un prezzo che sta scritto nelle tabelle che vi siete rifiutati di dare alla Commissione bilancio e che finalmente abbiamo potuto leggere. È il prezzo di una manovra che non è più espansiva: è neutra nel 2019 e recessiva negli anni successivi. È il prezzo di due bandiere propagandistiche, il reddito di cittadinanza e quota 100, che hanno un terzo delle risorse in meno rispetto agli stanziamenti iniziali.
Cari amici, gli italiani non hanno le fette di salame sugli occhi e non potrete andare avanti a lungo a raccontare che, con un terzo di soldi in meno, interesserete la stessa platea e con la stessa tempistica a provvedimenti come il reddito di cittadinanza e quota 100. Le nozze non si fanno con i fichi secchi.

Signor Presidente, le risorse per la crescita erano già molto limitate nella versione iniziale e il maxiemendamento che ha presentato il Governo riduce le risorse per gli investimenti. Altro che crescita! Questa è diventata una manovra tutta sulla parte corrente ed è una manovra che fa cassa sulle pensioni di 3 milioni di italiani, blocca le assunzioni nella pubblica amministrazione e lascia sulla testa degli italiani una gigantesca spada di Damocle, con 23 miliardi di euro di aumento dell’ IVA nel 2020 e 29 miliardi di euro nel 2021. Sapete quali saranno le conseguenze di questa spada di Damocle?

Chi avrà la sfortuna di impostare la manovra per il 2020 potrà fare solo due cose: aumentare le tasse, perché nessuno è in condizione di smontare questa clausola di salvaguardia, e dire agli italiani che abbiamo scherzato e che quota 100 e reddito di cittadinanza sono le promesse di una stagione, buone per le elezioni europee, ma che non ci saranno i soldi per andare avanti a lungo con queste misure.
Ho concluso, signor Presidente. Abbiamo evitato di andare contro un muro – questo sì – ma abbiamo messo un cappio sulla testa degli italiani, perché l’IVA al 26,5 per cento è un cappio e una spada di Damocle. Con questa manovra tirate a campare per i prossimi mesi, ma avete compromesso il futuro di questo Paese. Noi non lo accetteremo e voteremo contro, ma saranno gli italiani a non perdonarvelo.

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