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L'operazione

Frode nel settore del facchinaggio: arrestato imprenditore di Cenate Sotto

L’attività investigativa si è concentrata su sei cooperative, riunite in due consorzi, operanti nel settore del facchinaggio e della movimentazione di merci: si aggiudicavano appalti per poi sub-appaltare a società compiacenti intestate a prestanome che omettevano qualsiasi dichiarazione fiscale.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo hanno tratto in arresto un imprenditore di Cenate Sotto ed eseguito sequestri di beni e disponibilità finanziarie per oltre 3 milioni di euro, su ordine del GIP presso Tribunale di Bergamo Ilaria Sanesi.

I provvedimenti cautelari sono giunti all’epilogo di un’articolata indagine coordinata dal Sostituto Procuratore presso la locale Procura della Repubblica Antonio Pansa e condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bergamo.

L’attività investigativa si è concentrata su sei cooperative, riunite in due consorzi, operanti nel settore del facchinaggio e della movimentazione di merci, ritenute riconducibili ad un 51enne imprenditore di Cenate Sotto che, attraverso un meccanismo fraudolento, nel corso degli anni, è riuscito a realizzare un’ingente evasione di imposte e contributi previdenziali.

Le indagini dei finanzieri e della Procura di Bergamo, anche attraverso perquisizioni, accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, escussione di testimoni, hanno permesso di svelare che i consorzi, grazie all’applicazione di prezzi assolutamente concorrenziali, si sono aggiudicati numerosi appalti, per poi sistematicamente sub-appaltarli a società cooperative compiacenti.

Queste ultime, intestate a prestanome, hanno omesso qualsiasi dichiarazione fiscale, non hanno versato imposte, IVA e contributi in favore dei soci-lavoratori, utilizzando falsi crediti d’imposta, assistiti anche da “visti di conformità” falsificati. Complessivamente i finanzieri hanno stimato in più di 1500 i soci-lavoratori gestiti tramite le società cooperative.

L’imprenditore, nonostante le perquisizioni, i sequestri e gli accertamenti fiscali in capo alle cooperative, ha continuato ad operare, chiudendo le cooperative “bruciate” e creandone di nuove trasferendo a queste i soci-lavoratori, per garantire la continuità dei contratti in corso.

La spregiudicatezza delle condotte delittuose poste in essere, anche in costanza d’indagine, ha indotto l’Autorità Giudiziaria a ritenere per il principale responsabile della frode quale unica misura idonea a salvaguardare il pericolo di reiterazione criminosa e quello di fuga, la custodia cautelare in carcere.

L’azione investigativa ha consentito anche di scoprire che parte dei capitali sottratti al Fisco sono stati dirottati su conti correnti esteri.

Nel corso delle indagini i finanzieri hanno sequestrato denaro per 2,6 milioni di euro, tra contanti e depositi bancari, nonché beni mobili ed immobili per un valore di circa 600mila euro, tra cui due ville, un appartamento, due autovetture e tre motocicli.

L’operazione di servizio, che ha portato anche alla denuncia di 8 persone ritenute coinvolte nell’ingente frode fiscale scoperta, conferma l’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto dei fenomeni evasivi maggiormente dannosi per le casse dello Stato, a tutela non solo dell’Erario ma anche degli imprenditori onesti che, nel pieno rispetto delle norme e della concorrenza, operano sul mercato.

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