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Le reazioni

Indagini sui conti, leghisti bergamaschi sereni: “Caccia al tesoro che non esiste”

Gli esponenti orobici commentano con grande tranquillità il nuovo filone d'inchiesta aperto dalla procura di Bergamo, ma non senza frecciate: "Se avessimo avuto due soldi in giro per il mondo, non credete che li avremmo riportati qui per referendum sull'autonomia o elezioni? Invece abbiamo fatto campagna elettorale senza soldi"

Il nuovo filone d’inchiesta aperto dalla procura di Bergamo sui conti della Lega ha scatenato nuovamente il dibattito politico: l’ipotesi avanzata dai pm sarebbe quella di finanziamento illecito ai partiti e al centro dell’attenzione sarebbe finita l’attività del tesoriere del Carroccio Giulio Centemero, anche se attualmente il fascicolo è “a carico di ignoti”.

Un’inchiesta legata al presunto giro di corruzione per la costruzione dello stadio della Roma: da lì erano emersi sostegni da parte dell’imprenditore Luca Parnasi all’associazione “Più Voci”, presieduta da Centemero e con sede al civico 24 di via Angelo Mai, a due passi dal centro cittadino.

Civico che lunedì è stato visitato dalle Fiamme Gialle di Bergamo, per acquisire documenti negli studi di Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due commercialisti di fiducia della Lega.

Il segretario del Carroccio Matteo Salvini aveva commentato lapidariamente la situazione: “Ognuno faccia il suo lavoro. Non c’è nulla da trovare né da cercare”.

Una calma che predicano anche gli esponenti bergamaschi della Lega: “Ho molta fiducia nei confronti di Giulio Centemero – ha chiarito Alberto Ribolla – Lo conosco da vent’anni ed è un amico. La Lega ha operato con trasparenza, non abbiamo nulla da nascondere”.

Fiducia anche nelle parole di Giovanni Malanchini, consigliere segretario in Regione Lombardia: “La situazione mi pare chiara ma voglio fare mie le parole di Salvini. È giusto che ognuno faccia il suo mestiere, auspicando che la vicenda si chiuda il prima possibile perchè l’incertezza non fa bene a nessuno. Per conoscenza delle figure professionali in causa esprimo la massima fiducia in chi ha gestito la cosa. Ripeto, è opportuno che le cosa si chiariscano il più velocemente possibile: ne va del rapporto di chiarezza con chi ci sta permettendo di governare”.

Entra più nel dettaglio, anche con qualche vena polemica, il deputato Daniele Belotti: “C’è davvero la massima tranquillità. Siamo certi che la Lega non abbia alcun tesoretto in giro per il Lussemburgo o chissà quale altro paradiso fiscale. Al contrario, il nostro tesoretto semmai è di debiti”.

Secondo Belotti, la domanda che dovrebbero farsi i pm è la seguente: “Dopo trent’anni di battaglie la Lega arriva al referendum per l’autonomia della Lombardia e poco dopo alle elezioni politiche e regionali; di fronte a tre appuntamenti così importanti in cui si gioca la sopravvivenza del movimento, se davvero avessimo avuto due euro sparsi in giro per il mondo, non li avremmo portati a casa e utilizzati per questa causa? Invece abbiamo fatto campagna elettorale senza soldi, con i conti bloccati chiedendo una mano ai fornitori e uno sforzo a candidati e militanti. La Lega ha già pagato in modo pesante – aggiunge -. Di fronte a trecentomila euro accertati di fondi pubblici utilizzati in modo non corretto, ci troviamo a dover rimborsare 49 milioni”.

Quella dei pm “è una caccia al tesoro che non esiste – sostiene Belotti -. Stanno scambiando l’attività legittima e legale di uno studio di commercialisti con la gestione della Lega, che è semplicemente un cliente. Non vorrei ci fosse una gara alla visibilità tra le procure. Una gara a chi è più bravo”.

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