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Il ricordo

Nielsen, il calciatore giornalista. Favini: “Ciao Flemming, mi piange il cuore”

Con l'Atalanta vinse la Coppa Italia nel 1963 e ancora tifava nerazzurro. Domenghini: "Persona molto intelligente, un esempio per tutti"

Pizzaballa, Pesenti, Nodari; Veneri, Gardoni, Colombo; Domenghini, Nielsen, Calvanese, Mereghetti, Magistrelli. Chi non ricorda, se ha un po’ di cuore atalantino, quella formazione, scandita come si faceva una volta: portieri, terzini, difensori e poi centrocampisti e attaccanti… la formazione dell’Atalanta che conquistò la Coppa Italia, il 2 giugno 1963 nella finale contro il Torino. C’era anche lui, naturalmente, Flemming Nielsen, che ancora quando veniva a Bergamo mostrava orgoglioso la medaglia d’oro della Coppa Italia, vinta con una tripletta di Domenghini.

Ricordava Flemming la sua esperienza atalantina: “Ero un po’ mediano, un po’ regista, facevo anche gol, il più bello quando battemmo in casa l’Inter e segnai a Buffon con un tiro da 40 metri”. Era il 3 marzo 1963 e l’Atalanta batteva a Bergamo l’Inter per 1-0.

Ma come era arrivato il danese nella nostra città? “Avevo offerte anche da Udinese e Torino, ma Karl Hansen mi disse che ce n’era un’altra a cui non avrei potuto rinunciare. Cioè quella dell’Atalanta. E così fu”.

Raccontava Nielsen il suo arrivo in Italia: “Eravamo dilettanti, qui trovavamo belle macchine, bei guadagni. Avevo un’Alfa 2000 spider, l’ho pagata tanto come quel che avrei guadagnato lavorando un anno da giornalista. Allora giocavo nell’Atalanta e poi andavo in redazione a L’Eco per collegarmi con la tv danese o dettare i pezzi al mio giornale, “Bt” e al “Politiken”.

Infatti Nielsen era anche giornalista, non solo calciatore. Uno degli aneddoti più curiosi: “Nel 1954, a vent’anni, ero già giornalista. Ed ero stato convocato per una selezione danese composta da cinque squadre, la Strevnet, che doveva affrontare la Honved. Prima della partita vado all’albergo degli ungheresi per fare un’intervista a Puskas. Io parlavo e lui intanto palleggiava. Sono rimasto incantato e ho chiesto: ma è proprio lui che devo incontrare? Buonanotte…Ha fatto gol dopo avermi beffato con un tunnel tra le gambe!”.

Ma Nielsen non era solo Atalanta. Con la sua Nazionale… “Nel 1959 ho affrontato Pelè, con la Danimarca contro il Brasile. Io penso che Pelè sia stato il più grande, più forte lui anche di Maradona“.

E naturalmente la finale di Coppa Italia: “Ricordo bene la sicurezza di Bearzot, che era capitano del Torino e pensava di avere già le mani sulla Coppa. Invece vincemmo noi”.

E dopo Bergamo? “Potevo andare al Cagliari, invece volevo fare il capo giornalista a Copenaghen, poi tornare in Italia ma chiusero le frontiere e giocai un anno in Scozia, infine nei dilettanti del B93 di Copenaghen”. Ma è rimasto sempre atalantino. E tre mesi fa in Danimarca, dove viveva, ha tifato nerazzurro, quando l’Atalanta purtroppo non è riuscita a superare il Copenaghen.

Angelo Domenghini, suo compagno nella finale di Coppa Italia, lo ricorda così: “Nielsen era un professionista serio, uno che dava il massimo, un esempio per tutti. Lui giocava per la squadra, come dovrebbero fare sempre tutti. Era una persona molto intelligente e quando uno ha queste qualità non può che fare bene al gruppo, è da seguire”.

E Mino Favini, che con lui ha vissuto il suo primo anno a Bergamo, stagione 1961-62: “Un ricordo ottimo, come persona e come calciatore. Flemming era un ragazzo intelligente, sveglio, ha imparato prestissimo l’italiano. Era un mediano di spinta diventato subito punto di riferimento per come sapeva stare in campo: era un centrocampista vecchia maniera, sapeva difendere e anche attaccare”.

Nielsen ha segnato 10 gol in 112 partite all’Atalanta e… Conclude Favini: “Era rimasto molto affezionato alla sua Atalanta. L’ho visto due o tre anni fa, non sapevo che fosse malato. Mi piange il cuore a sapere che se n’è andato”.

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