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Bergamo

Famiglia, separazioni e tutela dei minori: iniziata la campagna per il ritiro del Ddl Pillon

Una lettera a tutti i Consigli Comunali perché votino una mozione per il ritiro del ddl Pillon e sabato 10 novembre manifestazione in piazza Matteotti a Bergamo

È stata presentata nella mattina di giovedì 8 novembre la campagna provinciale intrapresa dal movimento Non una di meno Bergamo e da oltre 30 associazioni e organizzazioni bergamasche per il ritiro del Disegno di Legge del senatore Pillon su minori e separazioni tra genitori.

Nei giorni scorsi è stata inviata una lettera a tutti i Consigli Comunali della provincia, con cui le oltre 30 associazioni e organizzazioni firmatarie hanno chiesto di discutere una mozione per sostenere il ritiro del ddl Pillon, come già accaduto in altri Consigli Comunali di’Italia recentemente.

E per sabato 10 novembre anche le associazioni e i movimenti bergamaschi hanno raccolto l’appello nazionale a manifestare in tutte le piazze d’Italia, annunciando perciò un presidio che si terrà dalle 14 in piazza Matteotti, di fronte al Comune.

“Le associazioni che promuovono questa mobilitazione sono tante e si occupano di tematiche diverse, non solo di violenza sulle donne, perché il ddl Pillon tocca tanti argomenti e contiene moltissime criticità – ha detto Selene Cilluffo di Non una di meno Bergamo, movimento di donne contro la violenza -. C’è ancora tempo per bloccare il Disegno di legge, per questo abbiamo coinvolto tutti i Comuni, che stanno protocollando la nostra lettera e avvieranno l’iter burocratico previsto”.

“Questo Disegno di legge – ha spiegato Ferica Tucci, avvocata dell’associazione Fior di Loto – obbliga le famiglie a seguire delle procedure rigide che non permettono, nei casi di separazione tra genitori, di valutare quali siano le soluzioni migliori per i genitori e per i figli. Prevede ad esempio l’obbligatorietà della costosa figura di un mediatore nella fase di separazione, anche quando non ce ne sarebbe bisogno o anche quando la situazione è molto critica, come nei casi di violenza di un partner sull’altro, quando far sedere allo stesso tavolo la parte dominante e a volte abusante non permette certamente una reale mediazione ma più probabilmente un ulteriore trauma per chi subisce violenza. Prevede inoltre la bigenitorialità perfetta, ossia l’affido dei figli in misura uguale tra i genitori: una norma che potrebbe funzionare in Nord Europa ma che in Italia risulta assolutamente priva di realismo. In Italia spesso le donne hanno un reddito più basso o sono costrette a lavorare part time o a non lavorare per seguire la famiglia. Come si fa a imporre lo stesso tipo di affido dei figli a due persone di cui una lavora poco e con poco reddito, perché impegnata nel lavoro di cura famigliare, e l’altra quando va bene è impegnata al lavoro in modo più importante e quando va male può essere una figura negativa anche per i figli, come nei casi di violenza domestica. Sono norme che applicate su tutte le situazioni diventerebbero bombe capaci di far scoppiare ulteriori gravi conflitti. Bisogna valutare caso per caso in modo attento e responsabile, e per far questo la legislazione adeguata c’è già”.

Ha aggiunto Rosangela Pesenti, Unione Donne d’Italia: “E’ in corso un attacco alla soggettività delle persone, delle donne e degli uomini, che con un provvedimento come questo vengono infantilizzate e costrette ad azioni che spesso potrebbero non rappresentare il loro bene. Vogliamo che il ddl non arrivi nemmeno alla discussione, è un attacco alla democrazia perché mette in discussione l’idea che le donne e gli uomini sono soggetti capaci di agire il proprio diritto. Inoltre il ddl è in aperto contrasto con la convenzione di Istanbul sulla violenza di genere, ratificata dall’Italia e dagli altri paesi: rischia di portarci indietro di 50 anni”.

Le organizzatrici e gli organizzatori invitano dunque la cittadinanza a partecipare alle iniziative previste: il presidio con tutte le associazioni di sabato 10 novembre e la manifestazione nazionale a Roma sabato 24 novembre (si stanno organizzando pullman anche da Bergamo, per info e aggiornamenti facebook Non una di meno Bergamo).

IL TESTO DELLA LETTERA

Al Sindaco
Ai/Alle Consiglieri/e
Gent.mo Signor Sindaco
Gent.me/i Consigliere/i

Siamo donne e uomini, associazioni e movimenti della società civile del territorio bergamasco.
Ritenendo che gli Enti locali siano l’osservatorio più importante e i primi garanti del benessere della popolazione, scriviamo per chiedere che il Vostro Consiglio Comunale discuta e approvi una mozione con la quale si associ alla nostra richiesta di ritiro del Disegno di legge 735 “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità“, primo firmatario il Senatore Simone Pillon, come recentemente fatto dal Consiglio Comunale di Modena (in allegato inviamo la Mozione approvata a Modena, oltre al testo del ddl).
Riteniamo che il Disegno di legge sopra citato minacci i fondamentali diritti di cittadinanza, limitando gravemente la libertà dei genitori che si separano.

Le nostre ragioni.
Il ddl Pillon attacca la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori affidandola a un mediatore obbligatorio e propone indebite ingerenze nell’ambito della regolamentazione dell’affido dei minori, che non solo prescindono dall’autonomia decisionale della coppia di genitori, ma persino dall’interesse degli stessi figli e figlie, che dovrebbe essere invece primario.
Il ddl Pillon, costringendo i genitori a pagare terze persone, mediatore e avvocati anche quando la separazione è consensuale, immette nella legge il pregiudizio che la separazione dei genitori rappresenti automaticamente una forma di incapacità ad esercitare autonomamente la responsabilità genitoriale prendendosi cura del bene di figli e figlie.
Il ddl Pillon propone quindi, di fatto, di utilizzare bambini e bambine come ostaggi in tutte le cause di separazione, che diventerebbero così un percorso a ostacoli sia per le donne che per gli uomini, e in particolare per le donne vittime di violenza che vogliono mettere fine alla relazione con il partner maltrattante.

Il ddl Pillon attacca i diritti fondamentali di bambine e bambini riducendoli di fatto a pacchi da spostare secondo presunte logiche paritarie che risultano potenzialmente pericolose per il loro benessere e per una loro crescita psicofisica serena.
ll ddl Pillon infatti vorrebbe trasformare il concetto di bigenitorialità da diritto a obbligo: da diritto dei minori ad avere un rapporto paritario con entrambi i genitori a obbligo per gli stessi a trascorrere un tempo eguale con entrambi i genitori, imponendo dunque logiche rigorosamente paritarie, che prescindono dall’effettiva condizione di parità della coppia in via di separazione o divorzio, e ciò sotto l’incombente minaccia che un eventuale mancato rispetto delle stesse si possa tradurre in alienazione parentale, con tutte le conseguenze negative che ne discendono.
Nel nome di una bigenitorialità perfetta, il ddl, non solo va contro la libertà per la coppia di dividersi e gestire autonomamente il rapporto con i propri figli, ma addirittura offre anche minore tutela in quelle situazioni di squilibrio che ne avrebbero maggiore bisogno.
Nelle separazioni consensuali infatti non esiste mediazione migliore di quella messa in atto dai genitori stessi, mentre nei casi di separazione per violenza del coniuge la cosiddetta bigenitorialità perfetta lascia bambini e bambine in balia della violenza, insieme al coniuge che ne è vittima, una donna nella stragrande maggioranza dei casi.

Il ddl inoltre viola la Convenzione per i Diritti dell’Infanzia e la Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne, sottoscritte anche dall’Italia. Due relatrici speciali dell’ONU, Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, hanno così definito il ddl, in una lettera al Governo italiano: “disposizione in contrasto con la Convenzione di Istanbul, che potrebbero comportare una grave regressione, alimentando disuguaglianza e discriminazione basate sul genere”.
Nella convinzione che il pronunciamento dell’istituzione più vicina ai cittadini e alle cittadine possa essere di grandissima importanza per fermare una norma ingiusta, dannosa, umiliante e illiberale, porgiamo i nostri più cordiali saluti.

FIRME

Associazioni e organizzazioni:

Aiuto Donna – Uscire dalla Violenza
ALFI- Lesbichexxbergamo
Arci Bergamo
Arcigay Bergamo CIVES
ArciLesbica Libera Bergamo
Associazione culturale Immaginare Orlando
Associazione Fiordiloto contro la violenza sulle donne
Associazione di promozione sociale Maite
Associazione Prometeo
Associazione Rosa Agrestis
Barrio Campagnola
BergamoBeneComune
Bergamo Migrante antirazzista
Bergamo Possibile – comitato “Stefano Rodotà”
Bergamo Pride
Casa delle Donne Treviglio
Comitato pari opportunità dell’ordine degli avvocati di Bergamo
Conferenza Donne Pd di Bergamo
Consigliera di parità della provincia di Bergamo Isabel Perletti
c.s.a. Pacì Paciana
Donne in Nero Bergamo
Donne per Bergamo x Bergamo per le Donne
Donne socialiste della provincia di Bergamo
Kascina Autogestita Popolare Angelica “Cocca” Casile
Liberi e uguali – Bergamo
Non una di meno Bergamo
Politeia
Potere al Popolo – Bergamo
Snoq – Lombardia
Udi Velia Sacchi

Adesioni singole:

Massimo Cortesi, Presidente di Arci Lombardia e membro presidenza Arci Nazionale
Eva Oggionni
Pier Alessandro Oggionni
Maria Rosa Rottola
Cristina Zanetti
Maria Rosa Rottola
Michela Mafezzoni
Anna Bianchi

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