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La testimonianza

Tumore al seno: “Quel controllo a 18 anni che mi ha salvato la vita”

Michela (nome fittizio), ragazza bergamasca di 26 anni, ha voluto condividere con BGY un ricordo dei suoi 18 anni, quando la decisione di non fermarsi al primo e affrettato parere medico le ha salvato la vita

In Italia ci sono circa 51mila nuovi casi di tumore al seno all’anno, in provincia di Bergamo quasi 800 (qui l’intervista al dottor Fenaroli). Il tumore alla mammella è il tumore più frequente nelle donne e, molto spesso, non ci rendiamo conto dell’importanza della prevenzione, di come siano fondamentali controlli annuali e visite specialistiche, senza fidarsi del primo parere.

Michela (nome fittizio), ragazza bergamasca di 26 anni, ha voluto condividere con BGY un ricordo dei suoi 18 anni, quando la decisione di non fermarsi al primo e affrettato parere medico le ha salvato la vita.

“Ricordo bene il dolore, che lasciava senza fiato. Ricordo la cura. Ricordo anche che non era un tumore e che la vita sarebbe continuata.

Ma ogni volta che ripenso a quel dottore che sul capezzolo “graffiato” mi faceva spalmare un cicatrizzante, mi vengono i brividi lungo la schiena. Perché sebbene il mio non era un tumore, forse con il tempo lo sarebbe diventato.

Il sangue usciva a tratti da una vena che era fuoriuscita dal capezzolo, la causa era un “qualcosa” che l’aveva spinta fuori. La sondina che la analizzava faceva così male. Il dolore era straziante. Le attese erano infinite. Perché le attese sono quelle che ti abbattono di più: cosa avrei fatto se fosse stato un tumore? Avevo solo 18 anni. Sarei ancora qui a raccontarlo? Avrei realizzato i miei piccoli sogni? Avrei cambiato casa? Avrei avuto il piacere di stringere a me mio nipote?

Ebbene ad oggi posso dire di aver realizzato quei tanti piccoli sogni, mi sono lasciata alle spalle il dolore, le attese, anche se il mio seno è perennemente sotto osservazione. Non mi sono fermata al primo dottore che mi disse “con il reggiseno di pizzo sicuramente ti sei rovinata il capezzolo”. Me ne prendo cura come ci si prende cura delle cose più preziose. Per questo, per qualsiasi dolore, per qualsiasi segno di stranezza, controllatevi da specialisti. Perché non è un semplice seno, è parte di voi, è il vostro corpo che urla e vi chiede aiuto. Ogni controllo è un attimo di vita che riprende il suo corso, non deviato da una malattia.

Ad oggi, ogni volta che guardo il mio seno ancora malmesso, intravedo una sola certezza. Qualsiasi cosa ancora dovrà accadere, la medicina e la prevenzione sono la risposta alla vita che, alcune volte, puoi scegliere di vivere.”

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